Il Balletto della Scala con Mehta per Stravinskij
Petruška di Fokin e Le Sacre du printemps di Tetley
capolavori coreografici e musicali in scena dall’11 febbraio al 1 marzo
Un omaggio alla genialità di Stravinskij, esaltata dalla direzione di Zubin Mehta, per la prima volta con il Balletto scaligero, ad evocare il fermento creativo dei Ballets Russes. Stravinskij, Djagilev, Nijinskij, Fokin, riti pagani e folklore russo, storie ancestrali, universali, capolavori assoluti, simboli e testimoni, alla loro nascita, di un nuovo corso nella storia della musica e del balletto. Risale al febbraio 1997 l’ultima volta in cui Petruška venne presentato sul palcoscenico della Scala, nella ripresa di Evgenij Poljakov. Ora dopo venti anni, Petruška tornerà in scena e sarà nella versione originale, con la coreografia di Michail Fokin e l’allestimento di Aleksandr Benois. Le Sacre du printemps di Glen Tetley, creato nel 1974, fu il primo titolo di Tetley ad entrare, nel 1981, nel repertorio della Scala; torna ora, nel 2017, a dieci anni dalla scomparsa del suo coreografo.
Sette le recite, dall’11 febbraio al 1 marzo, compreso una recita del ciclo ScalAperta e una nell’abbonamento Under30, vedranno alternarsi in scena gli artisti del balletto scaligero in una preziosa serata, a testimoniare il valore storico ma sempre attuale di queste intense e potenti produzioni e l’inesauribile ispirazione che fin dalla loro nascita hanno fornito alla danza: Petruška vedrà in scena nei ruoli principali Claudio Coviello, Petruška nelle recite dell’11, 14, 16 febbraio, poi Maurizio Licitra (18, 22) e Antonino Sutera (23 febbraio e 1 marzo); Nicoletta Manni (La ballerina), in alternanza con Vittoria Valerio (18 e 22 febbraio); Mick Zeni (il moro), in alternanza (nelle recite del 23 febbraio e 1 marzo) con Gabriele Corrado; Alessandro Grillo sarà Il ciarlatano. In Le Sacre du printemps apriranno le rappresentazioni nei ruoli principali Antonino Sutera, Virna Toppi, Gabriele Corrado accanto a Chiara Fiandra, Marco Agostino, Lusymay Di Stefano e Gioacchino Starace, per poi proseguire, il 23 febbraio e il 1 marzo con Claudio Coviello, Maria Celeste Losa e Nicola Del Freo accanto a Denise Gazzo, Christian Fagetti, Agnese Di Clemente, Walter Madau.
La piazza dell’Ammiragliato di San Pietroburgo, la moltitudine colorata della festa per il Carnevale nel 1830, un vecchio ciarlatano presenta al pubblico tre burattini ai quali ha magicamente infuso sentimenti e passioni umane: la Ballerina, il Moro e Petruška, cuore palpitante di sentimento e malinconia, di un’umanità sottomessa e ferita, del riscatto di un’insopprimibile spinta dello spirito. Risplenderà alla Scala la storica coreografia che vide la luce nel 1911 al Théâtre du Châtelet di Parigi, l’originalità e la genialità di Fokin nel suo lavoro coreografico e nel suo modo di raccontare che hanno fatto di Petruška uno dei capolavori dell’inizio del ventesimo secolo, con la particolarità di un vocabolario di movimenti e di stile peculiare per ogni singolo ruolo, per il livello di realismo mai visto prima di allora sul palcoscenico del balletto; valore storico e tematiche universali come prepotenza, controllo, oppressione, ma anche e soprattutto desiderio di amore e libertà. Dettagli, sfumature che riaffioreranno nella coreografia originale, ripresa da Isabelle Fokine, nipote del grande coreografo, erede del suo repertorio, direttore artistico del Fokine Estate Archive e custode del suo archivio.
Oltre un secolo è passato da quella prima dirompente e clamorosa del 1913 al Théâtre des Champs-Élysées di Parigi e molte versioni coreografiche hanno attinto o si sono sganciate dall’imprinting dell’originale. Glen Tetley, pioniere del connubio tra Balletto e Modern Dance, portò alla “Sagra”
il suo linguaggio personale, rivelatore di una nuova concezione nel vocabolario di movimento e di un più ampio spettro di dinamiche. Il balletto, creato nel 1974 per il Bavarian State Opera Ballet di Monaco, due anni dopo venne ripreso per l’American Ballet Theatre, con Mikhail Baryshnikov come protagonista, e in seguito per altre compagnie. Con la sua versione della “Sagra”, riproposta ora, nel 2017, a dieci anni dalla sua scomparsa (rimontata da Bronwen Curry, direttore artistico del Glen Tetley Legacy), Glen Tetley fece, nel 1981, il suo primo ingresso nel repertorio scaligero, per poi ritornare nel 1995 con un trittico di suoi lavori (Serata Glen Tetley: Circles, Ricercare e Embrace Tiger and Return to Mountain al Teatro Carcano) e in seguito con Voluntaries (nel 2009 all’interno del Trittico Novecento). Il lavoro di Tetley si sgancia dai riferimenti storici per concentrarsi sulla potenza quasi tellurica e sulle emozioni suggerite dalla musica, evocando con costumi astratti e senza tempo i cicli di vita e morte, sacrificio e rinascita, antichi miti e credenze ancestrali legati al mutamento delle stagioni. Selvaggia e potente, mantiene dunque un carattere rituale, e sposa in pieno la forza dirompente della musica di Stravinskij, il cui suono stesso per Tetley ha una immediata spinta cinestetica, che parla direttamente al plesso solare, ai nervi e ai muscoli.