La poetica del fanciullo
di Roberta Pedrotti
S. Sciarrino
Altri volti e nuovi 2
Sposalizio, Come se un amico, Nove canzoni del XX secolo
Cristina Zavalloni, voce
Marco Angius, direttore
Orchestra di Padova e del Veneto
registrato a Padova, aprile/maggio 2016 e maggio 2017
CD Decca, 481 6561, 2017
Tutto composto da prime registrazioni assolute, il secondo CD dell'omaggio targato Decca ai settant'anni di Salvatore Sciarrino, protagonista l'orchestra di Padova e del Veneto diretta da Marco Angius, riprende temi cardine come il gioco e le callidae juncturae fra registri, elaborazione orizzontale di giustapposizioni, iterazioni, frammentazioni con una curiosità che non giudica né classifica.
Il programma si apre con Sposalizio, elaborazione per orchestra da Franz Liszt (2015), che ancora una volta rivela la vena di Sciarrino orchestratore per esprimere una propria chiave di lettura della scrittura astratta o (come in questo caso) pianistica, amplificando quegli aspetti del virtuoso compositore ungherese nei quali l'autore siciliano ravvisa possibili suggestioni e visioni future, pur senza mai forzare la mano, anzi dando alle atmosfere novecentesche una certa levigata e lieve dolcezza.
Più radicale si profila Come se un amico, canzone da Chopin per voce e orchestra (2017), che esprime ancora una volta uno sguardo puro e amichevole, affettuosamente rispettoso e paritario di Sciarrino verso un musicista del passato. Decantato nel tempo da una trascrizione del 2013, lo Chopin degli Studi pianistici riemerge con materiali scartati per l'opera Superflumina (2010): nell'incontro, l'antico in filigrana sostiene il recitar cantando di Sciarrino che gli dichiara affetto e riconoscenza. Il linguaggio è quello poetico deliberatamente piano e antipoetico di questa sorta di anticanto sciarriniano, una sorta di prosodia incantata. Cristina Zavalloni lo anima, prima di prendere il volo con la complicità perfino swing di Angius nelle Nove canzoni del XX secolo (1985-91), una selezione che spazia da Cole Porter e dai fratelli Gershwin a Duke Ellington. La scrittura orchestrale gioca ad amplificare la dimensione “di consumo” con ricchezze sinfoniche, a dilatare i ritmi di jazz e lasciarli andare, viceversa, per la loro strada, a prosaicizzare la melodia o cullarsela con un fare ipnotico. Tutto mantenendosi in una sorta di bidimensionalità volutamente ingenua. Torna la poetica del fanciullino sciarriniano, che non è un visionario come quello di Pascoli, ma un curioso onnivoro che ama le costruzioni, i collage, le plastiline assemblando materie diverse senza inserirsi in una disciplina o in un'etichetta, ma ergendo la propria ingenuità a orgoglioso vessillo della propria personalità poetica, polo gravitazionale proprio per il suo voler apparire evanescente.