Classici incontri
di Roberta Pedrotti
Guitarra Clásica
Haydn, Mozart, Beethoven
(trascrizioni di Tárrega, Llobet, Segovia)
Lanz, Galante
Eugenio della Chiara, chitarra
CD Decca, 481 6599, 2018
I tre pilastri del classicismo viennese, Haydn Mozart e Beethoven, e tre padri della chitarra moderna, Tárrega, Llobet e Segovia. Ecco i cardini dell'ultima fatica discografica di Eugenio Della Chiara, uno degli interpreti più attenti delle nuove generazioni per quel che concerne la ricerca stilista e di repertorio, dal XIX secolo ai giorni nostri.
Le trascrizioni chitarristiche di Francisco Tárrega (1852), Miquel Llobet (1878-1938) e Andrés Segovia (1893-1987) si muovono su binari differenti quanto a libertà di rielaborazione, rapporto fra idiomaticità strumentale e fedeltà all'originale, come a sollecitare l'interprete – e l'ascoltatore – sotto diversi fronti.
Stuzzica, nel programma del CD, anche la distribuzione delle tracce non in base al trascrittore, ma quasi a comporre delle brevi sonate chitarristiche alternando Andante, Largo, Adagio o Minuetto come se si trattasse di pagine coese e non di movimenti tratti da opere diverse e rielaborate per chitarra da tre diversi autori, alternati per logica musicale più che di paternità. Della Chiara, peraltro, presta adeguata attenzione all'incontro di stili, al linguaggio primigenio di Haydn, Mozart e Beethoven come al filtro di Tárrega, Llobet e Segovia. Lo rende con squisito gusto tecnico, sviluppando, cioè, tutte le potenzialità del tocco nel senso dettato da una consapevole sensibilità storica e stilistica. Ne sortisce un fraseggio sorvegliato quanto amabilmente comunicativo e decisamente evocativo. Si ascolti, per esempio, il celeberrimo Adagio sostenuto dalla Sonata “Quasi una fantasia” op. 27 n. 2 di Beethoven, arrangiato da Tárrega, e si ammiri una resa che non sembra aver molto da invidiare all'originale pianistico, bensì respirare con una nuovo pathos, intimo e carezzevole. Nondimeno i vari minuetti trascritti da Segovia sono animati da uno spirito pungente e arguto, affabile e sapido, in perfetta sintesi fra un concertismo novecentesco e le diverse declinazioni della danza aristocratica del '700.
Al minuetto si torna con uno dei due bonus al programma, due brani concepiti originariamente per chitarra nel primo Ottocento Biedermeier e nei nostri giorni: il Rondino in Re maggiore op. 9 n.1 di Wolfgang Joseph Lanz (1797-1873) e il Cammeo di Joseph Haydn (in forma di minuetto) di Carlo Galante (1959), entrambi in prima incisione assoluta. Il vispo Rondino è un pezzo di grande piacevolezza, non privo di un intrigante gioco di contrasti nei suoi men che cinque minuti di durata. Il pezzo di Galante conquista per il gioco fra le peculiarità della chitarra e l'evocazione del clavicembalo consustanziale all'elaborazione di un temino haydniano.
La registrazione, degna dell'etichetta Decca, mette ben in rilievo il suono della chitarra Domingo Esteso del 1935; le note curate dallo stesso Eugenio Della Chiara sono approfondite ed eloquenti.