L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Notturno al Sole

 di Roberta Pedrotti

F. Chopin

Notturni, Walzer, Ballate, Scherzi, Studi, Improvvisi, Sonate, Concerti etc.

Tamás Vásár, pianoforte

Jerzy Semkov e Janos Kulka, direttori

Berliner Philharmoniker

7 CD Deutsche Grammophon, 482 9836, 2018

Non copre l'opera omnia chopiniana, ma è comunque una raccolta ricchissima quella delle incisioni dedicate al grande polacco da Tamás Vásáry per Deutsche Grammophon fra il 1963 e il 1965, qui raccolte in un unico cofanetto.

In copertina il pianista ungherese serra le labbra nell'enigmatico mezzo sorriso di un idolo antico, gli occhi celesti sereni e pensosi guardano oltre l'orizzonte, sembrano attraversarci. Completamente assorto in un mondo luminoso di pura logica musicale, quella che permea come un linguaggio a sé le sue letture di Chopin. Chiarissimo, questo Chopin distillato nota per nota con uno spirito apollineo quasi trascendente, affatto dissimile da quello perlaceo di Pollini o velatamente leopardiano di Zimerman, espressi nella cura infinitesimale della qualità timbrica. Parimenti il tocco di Vásáry tende a farci percepire tutta la complessità anche meccanica nel suono, ma la sua attenzione sembra concentrata più che nell'espressione attraverso il colore, alla chiarezza dell'articolazione, in cui pare non debbano esistere ombre. Almeno, non ombre che offuschino la vista, solo quelle che aiutano a definire spessori, superfici e contorni. Il Notturno incontra il Sole artico che non tramonta, ma non perde la sua identità. Così, nella Seconda Sonata, la Marcia funebre non si discrea ma aspira a una serenità assoluta che traspare anche nella definizione nettissima del quarto movimento, come in una sorta di antinomia deliberata e intelligente con l'irruente tragicità che lo caratterizza.

La tragedia, il turbamento, l'inquietudine non sono, di fatto, rimossi in questo Chopin, ma come meditati, interiorizzati e portati in una dimensione nella quale si esprimono ben delineati nel dettaglio, nell'accento mobile e deciso, nell'intellegibilità metrica e ritmica, nella dinamica, nello sviluppo del fraseggio. Il chiaroscuro, parimenti, non è accecato dal Sole, ma traspare, semmai, limpido dalla chiarezza di visione e di pensiero di Vásáry. Semplice, sereno, esprime per questo l'enigma nel suo sguardo oltre l'orizzonte, ora ironico, ora elegiaco, ora più drammatico, sempre ben controllato, sempre luminoso.

Nondimeno chiaro e netto, con il fraseggio, è il virtuosismo: concreto, esatto, incisivo, mai fine a se stesso, sempre iscritto in un pensiero complessivo che trae la sua naturalezza dalle solide basi di una riflessione profonda e proiettata in avanti. In una dimensione che risponde solo alla logica interna della musica.

A impreziosire il cofanetto, la presenza dei Berliner Philharmonikernei due concerti e soprattutto nell'Andante spianato e Grande Polonaise, che ormai capita più spesso di incrociare in esecuzioni esclusivamente solistiche senza l'intervento dell'orchestra. 

La qualità del suono ci ricorda, a distanza di oltre mezzo secolo, perché in quel tempo l'etichetta gialla affermò il trionfo internazionale della moderna discografia.

 

 


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