Vite di Maria
P. Hindemith
Das Marienleben
Juliane Banse, soprano
Martin Helmchen, pianoforte
registrato nel settembre 2017 a Brema
CD Alpha Classics Alpha 398, 2018
Hindemith lo considerava la sua opera migliore realizzata fino a quel momento, aggiungendo addirittura che nessun ciclo liederistico fino a quel momento, a suo parere, avesse raggiunto proporzioni comparabili.
La soddisfazione dell'autore per Das Marienleben, Vita di Maria su versi di Rainer Maria Rilke, va di pari passo con la laboriosa gestazione dell'opera. Un lavoro difficile, per ammissione dello stesso Hindemith, che si protrae per un anno abbondante (dalla fine di giugno 1922 a metà luglio 1923), ma torna sullo scrittoio nel 1936 per licenziare nel 1948 una seconda versione, aggiornata sul piano della concezione armonica, resa più omogenea nello stile, che in prima stesura lasciava trasparire uno scarto evidente fra i primi e gli ultimi Lieder composti.
Se la seconda versione ha avuto una maggior diffusione, è la prima che ascoltiamo in questa pregevole incisione per Alpha Classics, con il soprano Juliane Banse e Martin Helmchen al pianoforte. L'impatto del canto, che irrompe nudo, quasi tagliente nei suoi intervalli aspri, è subito potente e apre un mondo espressivo frastagliato, in cui si alternano le diverse fasi di composizione (il primo dei quindici Lieder a essere messo in musica è l'undicesimo, seguito da quinto, mentre il secondo risale solo all'aprile 1923) e quindi diverse modalità espressive. Inizialmente Hindemith pone al centro la parola, su un accompagnamento musicale minimalista, sbalzandone l'espressione ora con soffusa dolcezza, ora con dolore e violenza, ma, negli ultimi brani composti, alcuni moduli formali sviluppati anche nella parte strumentale inducono una sorta di oggettività, di straniamento. Il contrasto è sensibile, ma non stridente, anzi, il sovrapporsi e l'alternarsi di linguaggi maturati nell'arco di un anno vanno a costituire un ritratto complesso. Non solo questa Vita di Maria è plurale nelle sue fasi di stesura e nelle due versioni date alle stampe, ma lo è anche per la complessità con cui articola il racconto evangelico, dalla nascita all'ascensione della Vergine. Un racconto di umanità in cui l'elegia dolce e ispirata appare fin dall'inizio pervasa da un dolore connaturato all'esistenza: è il presagio della Passione, naturalmente, ma anche la consapevolezza di un'ineludibile sofferenza universale, che talora si sublima quasi nel distacco formale. E nella successione dei Lieder, si ravvisa anche un'arcata unica, fra nascita e morte, fra pace e pace, dolore e dolore, che culmina nelle Nozze di Cana (n.9), in cui un incipit con suggestioni da cabaret suggerisce già il momento chiave della vicenda, in cui l'orgoglio materno per la gloriosa grandezza del figlio si mescola alla consapevolezza del sacrificio, in un contesto festoso in cui la tavola imbandita ospita il mutarsi dell'acqua in vino, delle lacrime in sangue.
Le note di Susanne Schaal-Gotthardt completano un'incisione di valore, corredata dai tei testi di Rilke nell'originale tedesco e in traduzione inglese e francese.