L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Beethoven, l'Alfa e l'Omega

 di Roberta Pedrotti

L. van Beethoven

Trio op. 1 n. 1; Trio Arciduca op. 97

Trio Metamorphosi (Mauro Loguercio, violino, Francesco Pepicelli, violoncello, Angelo Pepicelli, pianoforte)

Registrato a Perugia nel gennaio 2018

CD Decca, 481 7715, 2019

Opus 1, numero 1: la prima composizione data alle stampe da Beethoven, l'inizio di qualcosa di straordinario. Solo leggere nero su bianco il codice del primo passo, primo numero dell'opera prima, fa tremare le vene e i polsi.

Dall'apprendistato esoterico delle partiture giovanili rimaste inedite o pubblicate in seguito (siano o meno Werke ohne Opuszahl, lavori senza numero d'opus) si passa alla fase essoterica, alla carriera vera e propria del compositore moderno con partiture date alle stampe. A sancire il fatidico momento, nel 1795, è un Trio per pianoforte, violino e violoncello in Mi bemolle maggiore. Ventun'anni dopo,con l'op. 97, il Trio n. 7 in Si bemolle maggiore L'Arciduca, Beethoven pubblica la sua ultima fatica per questo organico e, nella storia editoriale (ché la composizione dell'ultimo Trio risale in realtà al 1811), sono già apparse otto sinfonie, nonché il tormentato Fidelio e un buon numero di capolavori pianistici e cameristici, di ouverture, musiche di scena. Si sta per aprire, con le ultime sonate per pianoforte, l'estrema stagione della maturità beethoveniana.

Il Trio Metamorphosi accosta il primo e l'ultimo dei Trii beethoveniani in questo CD e ci mostra così l'alfa e l'omega di un percorso emblematico, ma anche gli elementi comuni e di continuità che dal debutto editoriale fioriscono nella produzione più matura. Il compositore raccoglie un genere gentile che allignava nei salotti dove il pianoforte (come inizialmente in tutti gli ensemble cameristici che lo prevedevano) era soprattutto sostegno e punto di riferimento per esecutori per lo più dilettanti, anche insigni, in esecuzioni private. Lo raccoglie e ne intuisce le potenzialità dialettiche in un mondo che sta cambiando e in cui la garbata conversazione illuminista dei salotti settecenteschi si anima di nuovi contenuti dialettici. Non manca un'attenzione commerciale per un prodotto accattivante e di difficoltà non trascendentale, ma l'impegno aumenta, cresce la complessità concettuale del Trio, sia nell'articolazione tematica, sia nel rapporto fra le tre voci, rapporto dialettico di tesi, antitesi, sintesi in continua evoluzione.

Nelle sue dense e preziose note di copertina, un vero piccolo saggio, Antonio Rostagno espone con dovizia di particolari il contenuto logico ed etico dei Trii, evidenziandone metafore sociali (il rapporto fra la borghesia emergente e propulsiva – il pianoforte – e l'antica aristocrazia – gli archi), la costruzione e lo sviluppo strumentale dei temi, la tensione fra opposti e la conquista dell'equilibrio, fra antico e moderno, tradizione e sperimentazione. Il Trio Metamorphosi procede, con la sua interpretazione, esattamente in questa direzione, sviluppando in suono il concetto e dando così pieno rilievo al percorso dialettico che Beethoven affida al Trio, dal primo all'ultimo. E se anche dall'op. 1 all'op. 97 crescono complessità, difficoltà e proporzioni, è ben delineato il filo rosso di un pensiero che si esprime attraverso l'armonia, il trattamento del materiale tematico, la definizione della forma. La lettura è lucida, ben ponderata, chiarissima; l'ascolto piacevole ma mai indulgente. Si tratta del piacere intellettuale di un'architettura perfetta, non di quello effimero affidato a una confezione appariscente e accattivante, che alla fine stucca senza lasciar nulla. Nell'arte il vero godimento è sempre, in fondo, problematico, lascia sempre uno stimolo al pensiero di chi lo voglia cogliere, e questa qualità non è esoterica, non è solo per iniziati, ma veramente essoterica, aperta a chi abbia voglia di conoscere e pensare. Esattamente quello che troviamo nell'intelligente accostamento e nell'eccellente interpretazione di questo CD.


 

 

 
 
 

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