Coreo-eccellenza
di Michele Olivieri
L’emergenza sanitaria ci ha imposto un nuovo comportamento. Il teatro vive ancora di restrizioni, ma questo non significa sospendere ogni attività e non coltivare più gli interessi, necessita solo alternare le abitudini e fruirne in maniera differente. Grazie al web importanti proposte arrivano direttamente a casa dando così una solida mano alla cultura, e un senso di aiuto per ciascuno di noi. Sul sito ufficiale della Scala di Milano è stato visibile in streaming il balletto Serata Grandi Coreografi a cura di Manuel Legris.
MILANO - Poliedrica e trionfale, la serata pensata dal direttore del Corpo di Ballo Manuel Legris, sul palcoscenico del Piermarini, ha sorpreso gli spettatori via streaming per la varietà delle coreografie e la tecnica dei danzatori, i quali si sono esibiti – con ritrovato vigore – confermando la realtà del Teatro alla Scala, una compagnia tra le più ricche e feconde a livello internazionale. Degna conclusione di una stagione online che ha saputo proporre (prima della ripresa in presenza) un programma di altissimo livello ospitando novità e riprese coreografiche dedicate sia alla danza classica sia a quella contemporanea, con accenti neoclassici. Un’arte che, come già volte sottolineato, è grazia, disciplina, sacrificio ed interpretazione. Un’arte che conduce e dona sogni, traducendo il movimento in emozioni, con “punte” di perfezione che danno l’esatta cifra del tessuto artistico e del percorso di ogni ballerino. I coreografi, a cui la serata è stata dedicata sono quelli del passato e del presente, con i Primi ballerini, Solisti ed artisti del Corpo di Ballo, capaci di affrontare un excursus stilistico foriero di magnetismo e complicità. Come recitava il comunicato stampa “verve e brio riscalderanno la scena, con pescatori e matadores, con il torero Espada e la Ballerina di strada” e in effetti l’inizio si è rivelato scoppiettante nella sua fioritura di colori, di vivacità e al contempo di difficoltà tecniche firmate da Rudolf Nureyev per il primo atto del Don Chisciotte, interpreti principali Mattia Semperboni e Vittoria Valerio ben capaci di restituire con temperamento l’atmosfera di una Spagna da sogno. Per tutti gli amanti del purismo, con grande gioia, si è rivisto alla Scala (idealmente) l’iconico Serge Lifar, con un pezzo coreografico splendente nel Passo a tre (Thème Varié) e nella Mazurka da Suite en blanc, su musica di Édouard Lalo, con Maria Celeste Losa, Timofej Andrijashenko, Nicola Del Freo e nel finale da Claudio Coviello: un gioiello del repertorio classico, una perla nella sua accademica precisione tecnica, con quell’inesauribile eleganza francese che mette alla prova le capacità dei ballerini mentre l’esemplarità delle linee cattedratiche conferisce al balletto un altissimo valore, senza mai apparire datato malgrado fu messo in scena per la prima volta nel 1943. Il gioco di gambe preciso e le braccia aggraziate hanno segnato fascini sensuali così come era nelle intenzioni di Lifar, che lo danzò oltre all’Opéra di Parigi anche alla Scala nel 1951. La serata è poi continuata con Debussy pour sept danseurs nel poetico passo a due di Roland Petit (con l’attenta supervisione di Luigi Bonino), musica di Claude Debussy, al pianoforte Fabio Ghidotti, per l’interpretazione di Martina Arduino e Marco Agostino, equilibrati e misurati nell’esplorare il rapporto psicologico dei personaggi, ritrovando quei felici passaggi che hanno confermato (se mai ce ne fosse ancora bisogno) l’inventiva e il senso del teatro del coreografo francese.
A seguire il fulminante pezzo Gopak, incentrato sulla popolare danza nazionale ucraina, particolarmente veloce in termini di esecuzione, nato come espressione artistica maschile tra i cosacchi zaporozhiani anche se viene ballato più che altro in forma di “concerto di danza solistico”. Il significato del titolo è “saltare” ed in effetti l’assolo coreografato da Rostislav Zakharov è un fuoco di bravura, di potenza, qui eseguito da Federico Fresi, il quale appare nel ruolo a lui più congeniale, apparentemente improvvisato con prodezze al limite dell’acrobatico oltreché tecnicamente sorprendente: salti e giri sono il momento più spettacolare per l’energia profusa sulla trascinante musica di Vasily Solovyov-Sedoy. L’omaggio è poi proseguito con l’esibizione di Antonella Albano e Gioacchino Starace, empatici nel restituire il passo a due Cantata su coreografia di Mauro Bigonzetti con la musica (o meglio la serenata) di Amerigo Ciervo, un pezzo carnale che ha dato la possibilità agli interpreti di appropriarsene con infinite suggestioni e sfumature, permettendogli di liberarsi totalmente grazie ad una gestualità naturale, connaturata ad un sentimento di convinzione sui rapporti d’amore e le sue innumerevoli declinazioni che rendono la vita un’alchimia di saliscendi. La serata è poi continuata con un assolo e un passo a due di particolare influenza: Spring and Fall di John Neumeier, creazione legata al tema delle stagioni, ha offerto immagini di giovinezza evocate sulle note della Serenade per archi di Dvořák, con in scena Timofej Andrijashenko e Agnese Di Clemente. Importante sottolineate che il pezzo venne creato per Manuel Legris, l’attuale direttore del corpo di ballo scaligero, e Gigi Hyatt; ora è stata particolarmente apprezzata l’esecuzione dei due ballerini capaci far balzare agli occhi l’impercettibile, forse ancor di più di ciò che si vede: il pubblico si trova davanti ad un balletto fresco, dinamico, raffinato in un evolutivo flusso di sogni. Grande emozione si è ritrovata poi nell'Historie de Manon di Kenneth MacMillan, passo a due tratto dal primo atto (scena seconda) interpretato da Virna Toppi e Gabriele Corrado, che hanno dimostrato di aver calibrato il giusto carattere nel proporsi alla ribalta, oltre alla costanza quotidiana per interiorizzarlo con dovizia, essendo questo un balletto assai complesso. Ritroviamo ancora Roland Petit, il quale viene omaggiato con un brano coreografico del calibro di Proust, ou les intermittences du coeur, nell’evocativo duetto maschile Le combat des anges, sull’Elégie op.24 per violoncello e pianoforte di Gabriel Faurè, con Claudio Coviello e Marco Agostino (sempre con la supervisione coreografica di Luigi Bonino): una esplorazione dei maggiori testi letterari europei così toccante grazie a sublimi passaggi intimi legati ai rapporti interpersonali, danzato con una memoria tra il presente e il passato che tocca le corde emotive dello spettatore. A chiudere la serata d’eccellenza, il divertissement da Paquita, in rilevante spolvero per i solisti e il corpo di ballo, interpreti principali Nicoletta Manni, Nicola Del Freo, Maria Celeste Losa, Martina Arduino, Vittoria Valerio e Alessandra Vassallo, impegnati nel Grand Pas e nelle variazioni del secondo atto, capolavori in perfetto equilibrio di Petipa su musica Ludwig Minkus, con gli accurati e scrupolosi costumi firmati da Roberta Guidi di Bagno: balletto del periodo romantico, nel repertorio di tutte le più rinomate compagnie internazionali, in cui l’estetismo evapora in grazia.
Una lode è indirizzata inoltre alle masterclass tenute nei giorni precedenti alla registrazione da Alessandra Ferri e Massimo Murru, che hanno saputo donare ai danzatori scaligeri un autorevole modello da seguire, grazie all’esperienza vissuta e interpretata nel passato, trasferendo le intenzioni e le ispirazioni corrette verso il successo. Come diceva Nietzsche “...dovremmo considerare ogni giorno un giorno perso, se non abbiamo ballato almeno una volta” e dopo una serata così entusiasmante dalla Scala, con i danzatori diretti da Legris, non si può che condividere tale nobile pensiero.