Custodi della tradizione classica, aperti alla modernità
di Michele Olivieri
A vibrare nei dieci brani coreografici presentati sono risultati, in assoluto, l’eleganza pulita e raffinata dello stile francese unita alla palpitante ed intensa passione italiana, per un viaggio dalle origini di Perrot alla rivoluzione di Lifar, dalle elettrizzanti dinamiche di Forsythe, al richiamo alla natura della Carlson, alla plasticità di Bigonzetti e così via per una serata di grande danza.
CREMONA – Les Italiens de l’Opéra, la piccola compagnia di danza nata da un’idea del già primo ballerino del Corpo di ballo dell’Opéra di Parigi Alessio Carbone, si è esibita a Cremona con il felice proposito di portare in giro per il mondo l’inconfondibile stile della scuola francese unita al temperamento dei nostri talenti italiani che fanno parte della compagnia parigina: un’antologia di assoli e passi a due estratti dal repertorio classico e neo-classico, assieme a brani di danza contemporanea, con uno scoppiettante finale di gruppo sugli scroscianti applausi del numeroso e festante pubblico. Il programma ha messo in risalto i virtuosismi di ogni singolo ballerino grazie ad esemplari brani come Entre deux, Carnevale di Venezia, Signes, Suite en blanc, Infiorata a Genzano, Delibes Suite, Caravaggio, In the Middle Somewhat Elevated, La nuit s’achève e il Corsaro. Senza entrare nel dettaglio di ogni brano, che gli amanti della danza ben conoscono, si può affermare tranquillamente che la bellezza si è coniugata perfettamente tra storia e modernità, tra cultura ed innovazione. Il costante dialogo, e il ritmo serrato senza intervallo, ha colto positivamente lo spettatore nel far coesistere schemi regolari consolidati con linguaggi nuovi in continuo mutamento. La chiave di volta è stata sicuramente la contaminazione in grado di valorizzare le competenze e le esperienze maturate dai ballerini, in quanto ogni artista è importante alla pari per costruire uno spettacolo. È su questi aspetti non convenzionali che si fonda la Compagnia (maître de ballet Francesco Vantaggio; light designer James Angot) nell’infondere tridimensionalità all’arte coreutica facendo risplendere le immagini più iconiche. Un connubio italo-francese che prende forma ad ogni cambio titolo, mettendo in relazione le diverse discipline e tratteggiando il volto della professione.
Questo gala è capace di presentare una geografia culturale come snodo fondamentale del percorso formativo degli artisti. Nell’epoca attuale, così carica di cambiamenti, è necessario confrontarsi con quanto ci è stato consegnato per progettare un futuro equilibrato. Non sempre è scontato l’esito di un gala, molto lo si deve agli equilibri, all’assegnazione dei ruoli, al ritmo, al saper accontentare lo spettatore moderno senza cali di tensione perché l’arte diventi lo strumento capace di garantire una parità di genere, affinché la storia venga tramandata non solo mediante le solite estetiche, ma anche con i più svariati atteggiamenti antropologici in un simbolico contrasto di luci, prospettive e sperimentazioni tecniche. Tutto ciò è avvenuto nella Giornata mondiale del teatro - come ha ricordato a inizio spettacolo il direttore del Ponchielli Andrea Cigni, che insieme alle maestranze e alla compagnia ha voluto dedicare la serata al popolo ucraino e al Teatro di Mariupol. Normalmente il teatro è un luogo di protezione, di tutela e di divulgazione del patrimonio culturale, non è un rifugio dai bombardamenti. Ma come le scuole e gli ospedali anch'esso oggi è diventato un luogo per difendersi da una guerra. Idealmente ci si è stretti attorno al dolore delle famiglie delle vittime, oltre trecento civili, che in una sala come quella di Cremona hanno cercato rifugio. E proprio il finale, incalzante e così ricco di brillanti esibizioni ed abilità, ha avuto quale fondale la bandiera ucraina, mentre il pubblico commosso ha tributato generosi consensi ai sorrisi innocenti dei danzatori (Bluenn Battistoni, Alexandre Boccara, Ambre Chiarcosso, Antonio Conforti, Nicola di Vico, Thomas Docquir, Ines McIntosh, Clara Mousseigne, Francesco Mura, Sofia Rosolini, Andrea Sarri). In taluni casi la elevata pendenza del palcoscenico ha sortito qualche problema di tenuta e stabilità nella chiusura delle pose, ma ciò è avvenuto senza togliere alcuna magia alla fulgida esecuzione. Ciò perché la capacità del corpo di esprimere significato è il frutto di un calibrato apprendimento di codici che creano il gusto e la sensibilità se trasmessi attraverso la giusta educazione e disciplina. Spesso capita che la conoscenza della musica (in questo caso di Leo Delibes, Sergey Prokof'ev, Adolphe Adam, Thom Willems, Claudio Monteverdi, Jacques Brel, René Aubrey, Johann Sebastian Bach, Wim Mertens, Riccardo Drigo) e della danza (Josè Martinez, Rudolf Nureyev, Jules Perrot, William Forsythe, Mauro Bigonzetti, Ben Von Cauwemberg, Caroline Carlson, Nicolas Paul, Claude Brumachon, Marius Petipa), nonché della loro storia non è pratica molto diffusa tra i più giovani. Malgrado siano numerosi gli strumenti necessari per tale diffusione, ad esempio i libri, anche i gala di questo tenore risultano una felice attrattiva. Grazie all’esposizione ordinata, alla differenziazione del linguaggio così agile e piacevole, si è resa più facile la lettura ad ogni livello. Les Italiens de l’Opéra sono un valido invito, e anche un aiuto alla conoscenza della danza, e dei suoi interpreti.