Una eredità senza prezzo
di Michele Olivieri
Il ballerino, regista e coreografo russo Rudolf Nureyev, inutile dirlo, è stato uno dei più celebri ed acclamati al mondo. Ha ottenuto ammirazione, ovunque andasse, per la sua impeccabile tecnica, il suo carisma e la genialità che lo contraddistinguevano sia a livello artistico sia personale. Ha cambiato la storia della danza, soprattutto per quanto riguarda la figura maschile e ad oggi la sua eredità è la naturale evoluzione virtuosa a cui tante stelle del firmamento internazionale si rifanno. La serata in suo omaggio ha riservato una calorosa accoglienza a tutti gli artisti in scena, con particolari ovazioni per Osipova e Simkin.
MILANO – Tutto ha inizio con una evocativa immagine di Nureyev proiettata sul fondale a tutto schermo, seguita da un filmato di repertorio, con alcune tra le più significative esibizioni e coreografie da lui firmate (tra cui il passo a due dalla Bella con l’étoile Liliana Cosi), sottolineate da alcune sue affermazioni sulla danza. “Finché i miei balletti saranno ballati, vivrò”. Infatti tutto ciò è stato reso possibile dal folto pubblico che ha gremito il Teatro Arcimboldi di Milano accorso per celebrarlo, a confermare l’inalterata popolarità e il mito incrollabile. L’essenza di Nureyev è riuscita ancora una volta a filtrare e ad emozionare Milano, sua città di adozione per tanti anni trascorsi alla Scala. Idealmente gli spettatori si sono entusiasmati “a ballare” il programma appositamente allestito per questo tributo che dal tardo autunno vedrà nuove date nei teatri italiani, sempre a cura di Luigi Pignotti (storico assistente personale di Nureyev). Spettacolo per un pubblico di appassionati, ma rivolto anche a chi di danza ne mastica poco e ai giovani allievi che si sono potuti confrontare in maniera diretta con i talenti internazionali presenti. Osservare stili e fisicità differenti, tecniche e metodologie votate all’arte di Tersicore è il vero senso di un Gala, affinché si coltivino stimoli, passione e dedizione. Nella storia del balletto, Nureyev sarà ricordato per sempre, e chi ha avuto la fortuna di vederlo danzare sul palcoscenico (come il sottoscritto) non dimenticherà mai la totalizzante esperienza – come coreografo non è stato tra i più grandi, ma ha arricchito sicuramente la tradizione classica, dando importanza alle scenografie, ai costumi, alle luci e ai dettagli, glorificando il tutto verso la maestosità. Ma anche coloro che lo hanno conosciuto solo attraverso foto, filmati, documentari, racconti e biografie hanno ben presente quell’immagine scolpita nella memoria collettiva. Il grande palcoscenico del teatro milanese è apparso nudo e crudo, senza scenografie, se non le luci a vestirlo ci una gamma cromatica, ma al contempo così pieno dello spirito di Nureyev, soprattutto grazie alla presenza di due fuoriclasse della danza mondiale, Natalia Osipova e Daniil Simkin che hanno restituito l’atmosfera che contornava ogni performance del tartaro volante. Entusiasmo, applausi a scena aperta, gridolini, standing ovation... Ad aprire la serata il passo a due da La bella addormentata nel bosco su coreografia di Petipa-Ivanov (ricordiamo che Nureyev non solo ballò regolarmente i titoli del grande repertorio, ma introdusse inoltre le sue nuove versioni dei balletti russi di Petipa) con protagonista la giovane coppia Martina Dall’Asta e Victor Finaurini: entrambi delicati e sognanti, nonché visibilmente emozionati. A seguire ,il mirabile passo a due da Paquita con la coreografia di Mazilier-Petipa: abbinamento perfetto, i movimenti hanno seguito le note di Edouard Deldevez. La sobrietà della creazione ha lasciato posto alle gambe che si piegano e ai corpi trasformati in compassi nel disegnare simmetrie. Il senso della musicalità dei due interpreti, Ana Sophia Scheller e Viktor Ishchuk, ha reso l’estratto ancor più toccante. Come terzo brano è stato proposto il pas de deux da Il lago dei cigni di Petipa-Ivanov con Natalia Osipova e Reece Clarke. La prima ballerina russa come al solito ha offerto una prestazione da manuale, impeccabile... era impossibile staccare gli occhi da lei. I suoi movimenti godono di un controllo estremo e di una tecnica inflessibile ed intransigente. Entrambi meravigliosamente morbidi, si sono fusi ancora una volta alla musica di Čajkovskij formando una estetica amabile. A seguire Giselle di Jean Coralli e Jules Perrot con Natalia Matsak e Sergii Kryvokon: scelta ispirata, ballata con espressione ricca di sentimento. A concludere il primo atto Don Chisciotte di Petipa con Tatiana Melnik Bolotova e l’atteso primo ballerino Daniil Simkin che è letteralmente esploso sul palco con la sua presenza irresistibile. Entrambi affilatissimi e affiatatissimi grazie ad una partnership esemplare. Simkin si è cimentato con doppi tour en l’air in quinta posizione, volta dopo volta, senza alcun apparente sforzo. Pochi ballerini in un gala sono in grado di eseguire degli spettacolari giri di forzaconcludendo ogni doppio tour in direzioni diverse, seguiti da piroette nel successivo tour en l’air: straordinariamente centrato senza alcuna ostentazione. La Bolotova ha incantato per i difficili equilibri e il lavoro di punta eseguito con sicurezza e ritmo. Ad aprire il secondo tempo, Flower Festival creato dal coreografo e maestro di balletto danese August Bournonville e ispirato dalla manifestazione dell’Infiorata di Genzano, con protagonista la coppia formata da Triana Botaya Lopez e Francesco Bruni, dall’esecuzione convicente per forza comunicativa . A seguire Cenerentola sulla coreografia di Nader Hamed con l’affiatato duo Ines Albertini e Walter Angelini che hanno ridisegnato lo spazio sce nico, arrivando a cambiare la fruizione della narrazione mediante il tempo, con una attenzione alla fisicità e alla sua componente tecnica come carburante della espressività che appartiene all’architettura del corpo. Di seguito si sono viste due coreografie di matrice neoclassica firmate dall’interprete e coreografo Viktor Ishchuk. La prima Dont’Say a Word sulle trascinanti ed incalzanti note di Rachmaninov, in coppia con Ana Sophia Scheller. Un sogno, una visione, un attimo di sospensione particolarmente stilizzato, capace di creare appassionata disperazione. La seconda, dal titolo Feeling You su melodie di Chopin e ballata con trasporto da Natalia Matsak e Servig Kryvokon, è una coreografia che visualizza la musica, in cui nulla prevale così da raggiungere l’armonia complessiva. Quasi in chiusura di serata, Le Bourgeois , su musica di Jacques Brel ha dato la possibilità a Daniil Simik di mettere in mostra, oltre ai celeberrimi virtuosismi, anche il suo tempismo scanzonato e giocoso. Salti vertiginosi e controllati, finiture impeccabili, istrionismo hanno ottenuto un secondo boato di assenso dalla platea festosa. In conclusione di gala Le Corsaire di Joseph Mazilier con Natalia Osipova e Reece Clarke; lLei senza riserve nel donare tutta la sua arte e una velocità di esecuzione da lode. Nei saluti finali classico defilé con gli artisti in scena, nel nome di Nureyev. La sua presenza è così risultata preservata, le sue opere ricordate, i suoi passi appresi e custoditi, in una dichiarazione d’amore danzata... infinitamente meglio di tante parole.
Michele Olivieri