Un velo sulla Luna
di Antonio Caroccia
Nel bilancio complessivamente positivo del Macerata Opera Festival 2016, il successo di Norma è offuscato da qualche velo a causa dell'indisposizione della protagonista Maria José Siri e della bacchetta, ancora acerba per tale cimento, di Michele Gamba.
Leggi anche:
Macerata, Il trovatore, 31/07/2016
MACERATA, 29 luglio 2016 - Bilancio positivo per il Macerata Opera Festival 2016. Il tema della cinquantaduesima stagione lirica dello Sferisterio è il “Mediterraneo”. Un tema dettato dalle drammatiche realtà del nostro tempo che intende abbracciare i popoli e le culture che risuonano dalla Cipro di Otello, all’Aragona del Trovatore fino a raggiungere le selve druidiche di Norma. Per Francesco Micheli (direttore artistico): «tante le storie, molteplici i conflitti, innumerevoli i personaggi; il protagonista è sempre uno: un eroe solitario – o un intero popolo – che, per scelta o per forza, lascia la propria terra e si mette in cammino alla ricerca di un luogo migliore in cui vivere. Otello, l’africano, Azucena, la zingara; Norma, donna barbara. Bellini e Verdi mettono al centro della loro attenzione uomini e donne migranti e l’ingiustificato clima persecutorio che spesso sorge intorno a loro». Ai migranti e alle loro storie è, dunque, dedicato il festival che per l’ennesimo anno registra il tutto esaurito.
Attendevamo con impazienza e, anche, con un pizzico di curiosità la Norma interpretata da Maria José Siri, che, ricordiamo, sarà protagonista di Madama Butterfly alla prossima inaugurazione scaligera. Purtroppo, l’indisposizione annunciata prima della recita, ha pregiudicato di gran lunga lo spettacolo. Nonostante ciò, il soprano argentino ha cercato di difendere con unghie e denti il ruolo; anche se alcune volte le imperfezioni sono risultate evidenti, come nella cabaletta “Ah! Bello a me ritorna”. A onor del vero annotiamo comunque una “Casta diva” pulita ed equilibrata. Ricordiamolo: la parte di Norma non è delle più semplici e dopo la Callas i melomani di razza continuano a versare le loro lacrime, difficile trovare gole adatte al personaggio: Bellini, con tocco geniale, trasferì gli eccessi che caratterizzano Norma in pura vocalità. Comunque sia, l’indisposizione non ha permesso all’artista di esprimere le proprie doti vocali, venendo meno a quel mondo magico e lunare belliniano. Decisamente meglio il duetto con la rivale Adalgisa pieno di nostalgie e di furie, come impongono partitura e libretto.
L’Adalgisa di Sonia Ganassi è accattivante, espressiva nel fraseggio, così come il Pollione di Rubens Pelizzari, ruolo che gestisce con cura e cautela. Buone, anche, le prove di Nicola Ulivieri (Oroveso), Rosanna Lo Greco (Clotilde) e Manuel Pierattelli (Flavio).
Curata la regia di Luigi Di Gangi e Ugo Giacomazzi, che, sfruttando il grande palcoscenico dello Sferisterio, hanno offerto al numeroso pubblico magie e colori di luci. Si nota benissimo che la loro regia è ispirata da Maria Lai, con il muro, le reti, i fili, le stoffe a suggerire la chiusura di un mondo occidentale verso il popolo dei migranti. Deludenti e poco efficaci, viceversa, le scene di Federica Parolini.
Ciò che proprio non è piaciuto è la direzione musicale di Michele Gamba, che, con i propri gesti a volte “ballerini”, ha condotto l’onorevole Orchestra regionale delle Marche più di una volta fuori tempo. Si sa Bellini non è un “osso” facile (chiedetelo a Muti), tantomeno per un direttore giovane come Gamba, che non è un genio della bacchetta, ma è abbastanza preparato e sin dall’introduzione fa capire che ci offrirà un’esecuzione dignitosa, tuttavia priva di intensità, priva di veri colori, soprattutto quelli sfumati, che sono una prerogativa belliniana. Facciamo davvero fatica a sentire le lunghe melodie belliniane di wagneriana memoria. mentre il maestro tira avanti con mestiere, accompagnamenti giusti, anche se poco rivelatori, e un senso del ritmo troppo uguale, quasi standardizzato, che mal si addice a questa partitura, piena di una lunare magia.
Ammirevole la prova del Coro lirico Marchigiano, che con i volumi ha riempito magnificamente lo Sferisterio. Quel che, però, è mancata a questa rappresentazione è la lacrima di Bellini.
foto Tabocchini