Norma, Norma e Adalgisa
di Giuliana Dal Piaz
Sondra Radvanovsky ed Elza van den Heever si alternano come protagoniste dell'opera belliniana a Toronto. Come Adalgisa brilla Isabel Leonard.
TORONTO, 18-26 ottobre 2016 - Norma, il capolavoro di Vincenzo Bellini, ha aperto a Toronto la Stagione della Canadian Opera Company ed è in scena dal 6 ottobre al 5 novembre, dieci anni dopo la sua ultima presentazione in questa città.
Coproduzione con la San Francisco Opera, la Lyric Opera di Chicago e il Gran Teatre del Liceu di Barcellona, è stata presentata in Spagna nel febbraio 2015, a San Francisco nel febbraio 2016 e da Toronto proseguirà per Chicago (febbraio 2017).
Tra le informazioni che il programma di sala della COC dà al pubblico, riporto due curiosità: Norma fu la prima opera lirica completa presentata a Toronto dalla "Compagnia d'Opera degli Artisti Associati italiani" in un'unica serata nel luglio 1853; Norma era così conosciuta in Inghilterra che divenne perfino bersaglio di una satira: tra i vari burlesques scritti da W.S. Gilbert, prima di cominciare a creare operette con Arthur Sullivan, ebbe molto successo The pretty Druidess (1869) in cui Gilbert si burlava dei personaggi di Bellini, tra l'altro facendo confessare loro di avere tutti sposato dei romani e facendoli di conseguenza saltare tutti sul rogo sacro...
La coproduzione si avvale del soprano Sondra Radvanovsky nel ruolo protagonistico (a Toronto la sostituisce per solo quattro serate il soprano sudafricano Elza van den Heever) e della messa in scena di Kevin Newbury, con scene di David Korins e costumi di Jessica Jahn. Questi tornano alla confortante tradizione ambientata all'epoca dell'occupazione delle Gallie da parte dell'esercito romano, anche se i costumi femminili ricordano le attuali serie fantasy più che il mondo druidico (Newbury cita espressamente Il trono di Spade come propria fonte di ispirazione). La scenografia è abbastanza suggestiva, con la grande porta del tempio che si apre come una saracinesca sugli alberi nel primo atto o sul fondale arrossato nel secondo. La piattaforma di legno su cui Norma compie il rito della luna nuova può difficilmente simulare la ieraticità e l'incanto di un altare, ma sono accettabili i simboli e l'ambiente guerriero, con il grande, imponente toro bianco che campeggia sullo sfondo del palcoscenico nel secondo atto e intorno al quale verrà acceso il rogo finale. Direttore delle luci è Duane Schuler, il cui lavoro contribuisce a rendere suggestiva la scenografia del bosco sacro e degli interni nella loro spoglia semplicità.
Appaiono tuttavia incongrui i movimenti in scena del coro, soprattutto all'apertura del primo atto: i druidi "passeggiano" pacificamente e si incoraggiano e complimentano a vicenda (di che? un nuovo tatuaggio al braccio?), invece di formulare le "sediziose voci di guerra" a cui fa riferimento Norma al suo apparire in scena.
Sondra Radvanovsky è una Norma ormai sicura, che affronta con efficacia il ruolo forse più difficile scritto per un soprano belcantista. Sappiamo che Bellini aveva creato il ruolo per la straordinaria Giuditta Pasta, affidandole un amplissimo ventaglio espressivo sia nel declamato, sia nelle ampie volute liriche e nella coloratura drammatica, che spazia in tutti i registri. L'artista statunitense-canadese è una buona attrice, che regge la sua quasi continua presenza in scena in modo ineccepibile, e dispone dell'ampiezza vocale necessaria. Non sempre sfoggia, però, duttilità e morbida compattezza anche nell'ascesa verso acuti che siano luminosi e sostenuti.
Dal canto suo, l'interprete alternativa della protagonista, Elza van den Heever, è un ottimo soprano, i suoi acuti appaiono più facili e fermi, ma difetta della necessaria agilità di forza: la sua voce dal timbro chiaro e leggero sarebbe stata molto più adatta a interpretare Adalgisa che non Norma, com'è particolarmente evidente nel duetto del primo atto. I caratteri vocali delle due cantanti sono infatti vicinissimi tra loro, cosa che non avviene nell'incontro fra Radvanovsky e il mezzosoprano Isabel Leonard, Adalgisa dal timbro stupendo, dall'accento sempre appassionato e tinto talora, peraltro, anche da alcune suggestive bruniture.
Il tenore Russell Thomas è Pollione, un ruolo cui tenori come Franco Corelli, John Vickers e attualmente Gregory Kunde sono riusciti a infondere varietà di tono, passione e vita. Thomas, invece, ha la potenza di voce adeguata ma è incredibilmente inespressivo, pare una statua di legno: vederlo in scena rende ancora più difficile capire il fascino esercitato dal romano tanto sull'intelligente e autorevole Norma quanto sull'ingenua ma profondamente onesta e umana Adalgisa. Il basso russo Dimitry Ivaschenko è un Oroveso accettabilmente espressivo ma poco interessante dal punto di vista teatrale; i cantanti canadesi Aviva Fortunata e Charles Sy sono convincenti nei brevi ruoli di Clotilde e di Flavio.
L'Orchestra stabile della COC, diretta dal Mº Stephen Lord, affronta con grande espressione e pienezza sonora tutta la partitura, dalla sinfonia all'atmosfera notturna dell'introduzione o al sublime monologo che apre il secondo atto. Ottima la prestazione del Coro della COC, diretto dal Mº Sandra Horst. Nell'insieme una Norma di buon livello, che ha entusiasmato oltre misura il pubblico torontiano, in delirio per la sua Sondra Radvanovsky, ormai uffiicialmente concittadina.
foto di Michael Cooper e Chris Hutcheson