Convenienze virtuose
di Rossella Rossi
Ultimo giorno di Carnevale all'insegna del divertimento al Teatro dell'Opera di Firenze con gli allievi e i professori del Conservatorio “Luigi Cherubini” di Firenze, protagonisti di una nuova produzione che sigla ancora una volta la collaborazione tra le due prestigiose istituzioni fiorentine.
FIRENZE, 28 febbraio 2017 - Da diversi anni il Conservatorio di Firenze ha smesso gli abiti dell'istituzione accademica per diventare parte integrante del tessuto culturale della città. Se vogliamo tradurlo in termini didattici, potemmo dire che insegnanti e allievi sono coinvolti in un processo che non è solo quello classico del discente-docente ma anche nella contemporanea messa alla prova delle competenze acquisite. Non si tratta più solo di saggi ma di veri e propri spettacoli organizzati anche con il concorso di altre istituzioni musicali e culturali della città. Un’esperienza riuscitissima visti gli esiti felici di questa produzione: Le convenienze e inconvenienze teatrali, dramma giocoso di Gaetano Donizetti, che ha per soggetto – in un fantomatico teatro di Brozzi – le prove di un dramma serio di Metastasio, Romolo ed Ersilia. Siamo nel 1827 e certamente Il teatro alla moda di Benedetto Marcello è acqua passata, tuttavia le vite e le ambizioni dei protagonisti sembrano proseguire sugli stessi binari, cantanti vanesi e provvisti di entourage parentale invadente e tronfio.
L'opera di Donizetti è una girandola di invenzioni e scanzonati lazzi – a più riprese rivisti dallo stesso autore - tributaria dell'allora imperante Rossini. L’ambientazione è leggera e la regia di Francesco Torrigiani (docente di Arte scenica) – assistente alla regia Anna Tereshchenko – trasporta l’azione negli anni Settanta: eskimo e pantaloni a zampa d’elefante, un vintage che si ispira al felliniano Prova d’Orchestra e si interscambia con modelli di carta dei figurini a grandezza uomo, nei quali efficacemente traslano i ruoli quando i cantanti interpretano i personaggi dell'opera che essi rappresentano. Nella sua elegante ideazione (scene e costumi Gabriele Vanzini e Lisa Rufini), la regia induce lo spettatore a riflettere sulla natura umana e la mediocrità di alcune tipizzazioni psicologiche, un teatro nel teatro che non esita a farsi beffe anche di sé stesso. Spiritosi, buffi, esilaranti senza essere caricaturali i protagonisti vocali, dal Procolo pertinace di William Hernandez alla seconda donna (Luigia Castragatti) dalle recondite doti vocali ma poi del tutto espresse dalla brava Myung-san Ko, fino ad Antonio Alcaide Garés (Guglielmo Hollemand), valente tenore quanto attore consumato, e a un bravissimo Dielli Hoxha nel ruolo di Biscroma Strappaviscere, con gli altri – Cecilia Bagatin, Omar Cepparolli, Francesco Samuele Venuti – tutti ugualmente adeguati ai rispettivi ruoli.
Una menzione particolare per Eleonora Bellocci nei panni di Daria Garbinati, (la prima donna), che ha timbro cristallino, agilità ed articolazione vocale impeccabili. Mattatore della serata Filippo Morace (unico artista già in carriera nel cast) nei panni di Mamm’Agata, donna intrigante e vanitosa, ruolo che sembra cucito addosso al basso napoletano e dunque straordinariamente abile nel gestire il dialetto partenopeo, volentieri adoperato nelle frequenti tirate umoristiche. La voce dal timbro caldo e cangiante in una tessitura che lo impegna sin alle vette del falsetto, le improvvisazioni, gli improvvisi rabbuffi, la bravura scenica sono tutt'uno nell'esaltare una irresistibile vena ironica nelle parodie di brani celebri dell’epoca.
Un ottimo spettacolo, riuscito sotto ogni punto di vista, sì da mettere in luce quanti ottimi artisti siano in grado di sfornare le nostre scuole pubbliche, ancora fucina di veri talenti musicali. Ottima è infatti anche la prova del Coro e dell’Orchestra del Conservatorio Cherubini (con alcuni professori del Conservatorio a rinforzo delle sezioni principali) diretta da Paolo Ponziano Ciardi, il quale, oltre alla indubbie capacità esecutive ha il carisma necessario a un insegnante per imprese del genere.