II Cast (18 Novembre):
Magnetico il Falstaff di Carlo Lepore: dal punto di vista scenico, il cantante tratteggia un personaggio gaio, ironico, pimpante, irresistibile nella mimica facciale, che si appropria della scena con grande maestria e professionalità rendendo giustizia al tragicomico protagonista verdiano, senza cadere in quei vezzi comici che vanno a discapito della coerenza musicale. La voce brunita, timbrata e tonante in acuto gli consente di affrontare la parte senza sbavature. Lodevole il limpido fraseggio, la facilità nelle agilità e soprattutto la solidità dell’emissione che trasmette grande sicurezza all’intera lettura.
Buona la prova di Simone Del Savio nei panni dell’impetuoso Ford. Il baritono, caratterizzato da una voce robusta e sufficientemente ampia, risolve bene il personaggio scenicamente e vocalmente, sacrificando qualche volta la pulizia della linea melodica per una esasperata veemenza drammatica. Molto appassionato nel duetto con Falstaff al secondo atto, nonostante il falsetto un po’ evanescente e qualche sbavatura di emissione nella zona grave durante il monologo.
Affiatate le allegre comare di Windsor. Rocìo Ignacio (Alice) ha una voce che appare voluminosa, potente, dalle venature drammatiche, ben proiettata e incisiva in acuto (svetta al di sopra dell’orchestra e degli altri comprimari senza sforzo nel concertato finale). Purtroppo si avverte la mancanza di leggiadria e morbidezza nella linea di canto, fondamentale in un ruolo così arguto e frizzante, inficiato anche dalla presenza di un vibrato non controllato e altalenante. Molto gradevole Clarissa Leonardi nel ruolo di Mrs. Meg Page, mezzosoprano dal timbro pastoso. Aurorale nel ruolo di Nanetta, Damiana Mizzi propone una fanciulla smaliziata e sognante. La voce luminosa e morbida risponde bene agli intenti verdiani: nonostante qualche imprecisione nel duetto al primo atto e una appena percettibile insicurezza nell’aria finale, il giovane soprano si distingue per l’ampia gamma di dinamiche, passando senza forzature da eterei pianissimi a poderosi acuti disseminati qui e là nei concertati. Ottimo compagno di avventura è il giovane tenore peruviano Ivan Ayon Rivas (Fenton) che sfoggia una voce altrettanto luminosa, moderatamente voluminosa, squillante e ben ammaestrata che ben plasma tutti i melliflui lirismi del personaggio. Particolarmente apprezzabile la ricerca di accenti poetici e smorzature nell’intreccio musicale con Nanetta.
Non convince Sonia Prina dei panni di Mrs. Quickly (in entrambi i cast). Nonostante il personaggio sia stato affrontato scenicamente con simpatia e intelligenza, durante il corso di ambo le serate sono stati avvertiti non pochi problemi di emissione, particolarmente evidenti negli estremi della tessitura (acuti fissi e affaticati, note gravi non ben proiettate). Completano il cast un esplosivo Andrea Giovannini (dottor Cajus), il simpaticissimo Patrizio Saudelli (Bardolfo), al di là dell’eccessiva apertura dei suoni, e il basso Deyan Vatchkov (Pistola), non sempre preciso nei propri interventi e talvolta ingolato. Buona la prova del coro del Teatro Regio.
Suggellano entrambe le serate scroscianti applausi per direttore e solisti impegnati in quest’opera che supera indenne le mende d’esecuzione.