La Scozia e il violino
di Federica Fanizza
Trionfa il violino di Stefan Milenkovich accompagnato dall’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento diretta dal norvegese Eivind Gullberg Jensen in un tour regionale che tocca anche Verona.
TRENTO, 25 gennaio 2017 - Il debutto di Stefan Milenkovich su un palcoscenico italiano, enfant prodige accompagnato al pianoforte dalla madre, risale al 1986 a Rovereto: aveva allora 9 anni. Dopo quella data, tra un successo internazionale e l’altro, l’artista è tornato molte volte a esibirsi nella regione dove è cresciuto con i suoi fratelli e con il padre, il quale aveva avviato una scuola musicale che ha sfornato in pochi anni un nutrito gruppo di promettenti violinisti.
Il concerto di mercoledì 25 gennaio era il terzo appuntamento di un tour che ha toccato, oltre ai capoluoghi Bolzano e Trento, anche la piccola comunità di Pergine in Valsugana per concludersi giovedì 26 a Verona al Teatro Ristori. Il programma si articolava fra il Concerto per violino e orchestra in re maggiore, op. 61 di Ludwig van Beethoven e due composizioni di Felix Mendelssohn Bartholdy accumunate dalla medesima suggestione geografica, l’ouverture “Le Ebridi” e della Terza Sinfonia in la minore, op. 56 “Scozzese”.
Durante un periodo di vacanza in Scozia, dove visitò molti luoghi storici che gli ispirarono la Sinfonia, Mendelssohn raggiunse le isole Ebridi ed ebbe modo di visitare la grotta di Fingal, il cui splendore favolistico è caratterizzato dai colori ed echi irreali. Composta con l'intento di trasporre in musica le impressioni ricavate, l'Ouverture "Le Ebridi" è considerata un capolavoro nel suo genere. La direzione del norvegese Eivind Gullberg Jensen, dal 2009 il direttore principale della NDR-Radiophilharmonie di Hannover e già ospite sul podio della Haydn nel maggio del 2014, ha saputo dare coerenza di stile e di colore alle due partiture di Mendelssohn così strettamente legate alla geografia e all'orografia di un territorio evocato nella sequenza di ritmi continui, immagine del flusso delle onde che irrompono sulla roccia. Si dà, così, suono ai colori delll'ambiente selvaggio delle remote isole britanniche e della brughiera delle Highlands scozzesi.
Nel Concerto per violino e orchestra di Ludwig van Beethoven, protagonista il giovane Milenkovich, Gullberg Jensen si è concentrato sull'accompagnamento, lineare ed estremamente preciso nell'amministrare gli interventi dell'orchestra in rapporto al solista.
Questo è l’unico concerto beethoveniano per violino e va ad affiancarsi alle due romanze per violino e orchestra; non presenta conflitti e eccesso di dialettica tra solo e assieme ed evita qualsiasi tensione drammatica tra le parti. È stato scritto da Beethoven nel 1806, in un periodo di tranquilla e serena produttività, e l'articolazione di un primo tempo insolitamente esteso conferisce a questo Concerto una durata insolitamente vasta nell'ambito del catalogo dell'autore.
Nel secondo movimento, soprattutto, Milenkovich è riuscito a esprimere le sue qualità più liriche e cantabili. Il violinista è attento a non lasciarsi prendere dal virtuosismo fine a sé stesso né dall’eccesso di malinconia che alcuni momenti la composizione esprime, concentrandosi su un fermo controllo dello strumento.
Al termine, lunga e calorosa acclamazione da parte del pubblico, che ha fatto registrare il tutto esaurito. Ringraziando i presenti per l’affetto dimostrato e riconoscenza nei confronti di questa terra che l’ha visto crescere anche musicalmente, Milenkovich - già assistente di Itzhak Perlman e attualmente docente di violino nella prestigiosa Julliard School a New York - si è ha prodotto in una propria breve ma intensa lezione sulla storia delle composizioni per violino spiegando e motivando le scelte dei tre bis che ha concesso: lo Scherzo e Romanza di Kreisler ( autore delle cadenze del concerto beethoveniano), la Sonata n. 2 di Ysaÿe, con la sua ossessione per Bach, e l’ Allemande dalla Partita n. 2 dello stesso Johann Sebastian Bach.