L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Valery Gergiev, Alexander Malofeev

Un giorno sulla Prospettiva Nevskij

 di Pietro Gandetto

Profumo di Russia al Teatro alla Scala, con un concerto della Filarmonica guidata da Valery Gergiev e accompagnata dal giovane pianista Alexander Malofeev nelle pagine più note di Čajkovskij e Musorgskij.

Milano - 6 febbraio 2017. A due giorni di distanza dal trionfo del grande Mariss Jansons, il direttore del Mariinsky di San Pietroburgo, Valery Gergiev, ritorna sul podio del Piermarini alla guida della Filarmonica. Ad affiancarlo in un repertorio che più russo non si può, il sedicenne astro nascente del pianoforte, Alexander Malofeev, vincitore del Concorso Čajkovskij nel 2016.

Con due artisti così, difficile immaginarsi qualcosa di diverso da un grande successo. Il primo, è lo zar del prestigioso teatro d'opera di San Pietroburgo, nonché pigmalione di una certa Anna Netrebko. Il secondo ha sedici anni (uno in più di quei quindici netti netti che rendevano Butterfly “vecchia di già”), ma una maturità tecnica ed esecutiva da pianista navigato.

Classe 2001, capelli biondissimi e mani affusolate. Talento da vendere. Tecnica delle ottave impressionante. Tocco delicato e pulizia sonora ai massimi livelli, con trilli e agilità acrobatiche. Il ragazzino è al suo debutto alla Scala e in Italia, dove affermava di voler venire da tempo. Ma niente ansie, perché nulla sembra scomporlo. Né quelle circa duemila persone che sono lì ad aspettarlo nel teatro più famoso del mondo, né quel Primo concerto di Čajkovskij che Evgenij Kisin debuttò a diciassette anni, ma che lui suona con l’orchestra da quando ne aveva otto. Entra sul palco con il suo fazzoletto bianco in mano, simile a quello usato da big Luciano, che il giovane pianista, però, non usa per scaramanzia, ma per tergere il sudore dalle mani e dal viso nelle pause.

Centro gravitazionale del Concerto è il primo movimento, eseguito con i tratti tipici del concerto romantico, e cioè con una forte espressività legata a melodie di grande impatto emotivo, e da un virtuosismo strumentale a volte brillante, a volte drammatico o malinconico.

Come bis, l’Andante Maestoso dallo Schiaccianoci di Čajkovskij-Pletnev e l’Ondine dal Gaspard de la Nuit di Ravel, che ha completamente sedotto il pubblico come l’omonima ninfa lacustre.

Dopo l’intervallo, Valery Gergiev ci guida in una splendida Promenade tra i Quadri da un'esposizione di Musorgskij-Ravel, suo cavallo di battaglia.  Qui si vede cos’è il carisma di un grande direttore con una spiccata predilezione per gli autori del suo paese.  Gergiev ci dà un'idea ben precisa della gamma infinita di colori che è possibile ricavare da questa composizione con un'adeguata capacità di concertazione. Scelte insolite di tempi e fraseggi, messa in rilievo di particolari quasi mai notati, esotismo russo esasperato, hanno reso questa partitura quasi rinnovata, quasi ri-orchestrata, nonostante si trattasse, ovviamente, dell’inimitabile trascrizione raveliana.  La compagine milanese ci regala il meglio di sé, con un suono molto “russo”, pur essendo abituati ad ascoltare i Quadri con sonorità per lo più “occidentalizzate”. E le emozioni, davvero, non sono mancate.

Gli applausi sono stati tanti, così come i “bravo” al Maestro, ma forse non abbastanza per convincerlo a concedere un tanto desiderato bis.

foto Luca Piva


 

 

 
 
 

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