L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Mario Brunello

Brunello, o della chiarezza

 di Roberta Pedrotti

Primo appuntamento del ciclo bachiano di Mario Brunello per Musica Insieme. Un esempio perfetto di chiarezza di intenti e scelte esplicitato in parole e in musica.

BOLOGNA, 06 febbraio 2017 - L’arte d’introdurre un concerto è quantomai delicata. Una volta stabilito – cosa di per sé non scontata – di far precedere le parole alla musica, conviene che queste siano né troppe né troppo poche, capaci di non stuccare il competente e di non porre enigmi all’ignaro, in un tono che non sia eccessivamente dottorale né familiare oltre misura. Ancor più insidioso risulta sovente l’affidare le presentazioni agli interpreti stessi, non sempre oratori eloquenti quanto possono esserlo nella loro arte. Mario Brunello è un’eccezione, e non perché sia affabulatore particolarmente facondo, al contrario sembra tradire una certa timidezza ma forse anche proprio per questo quando comunica lo fa con forza e affabilità, accattivandosi attenzione e simpatie del pubblico. La sua, si badi bene, non è una semplice lezioncina su Bach e i suoi lavori per strumento ad arco, né tantomeno la relazione autoreferenziale delle proprie scelte: fornisce invece, semplicemente, la precisa chiarificazione di queste scelte per quel che concerne gli strumenti utilizzati e una trasposizione di tonalità. Le parole, dunque, sono compagne opportune della musica offrendo la bussola della chiarezza fra le opzioni filologiche e le libertà personali dell’interprete: nello specifico, l’esecuzione al violoncello piccolo di una sonata e una partita per violino (BWV 1001 e BWV 1004) alternate a due suite per violoncello (BWV 1007 e BWV 1010), la seconda delle quali trasposta dal Mi bemolle maggiore originale al Sol maggiore.

La chiarezza è la miglior legittimazione della libertà dell’interprete; Brunello ammette francamente il suo amore per questa musica, quasi una stella polare artistica, e immagina che anche i suoi colleghi dei tempi di Bach potessero confrontarsi e scambiarsi partiture cimentandosi in pezzi nati per strumenti differenti. La chiarezza degli intenti va di pari passo con la chiarezza dell’esecuzione, che dà forza e sostanza a un percorso ben intellegibile.

Il fraseggio è tanto limpido ed eloquente nello stile, nell’articolazione melodica e polifonica, nello spirito e nel rigore da fugare ogni dubbio sull’opportunità di questa trasposizione: nessuno vuol defraudare il violino del suo patrimonio, ma ben venga l’occasione per un artista di valore di attingere anche a questo repertorio. Brunello è solo bravissimo, per tecnica e consapevolezza, ma suona anche con un mordente che mantiene viva l’attenzione dalla prima all’ultima nota, valorizzando al massimo il contrasto fra la morbidezza avvolgente del violoncello barocco e le sonorità più agili e asprigne del suo fratello minore. A entrambi si deve un bis, sempre all’insegna di Bach, è inevitabile, come invito e anteprima del secondo appuntamento con Mario Brunello e il Kantor di Lipsia a Bologna, fra un mese esatto.


 

 

 
 
 

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