E poi, se vuoi, ricominciamo!
di Roberta Pedrotti
Mario Brunello porta a compimento, a Bologna, la sua integrale bachiana "allargata" alle sonate e alle partite per violino affrontate sul violoncello piccolo.
Leggi le recensioni dei primi due concerti del ciclo:
Bologna, concerto Brunello 06/02/2017
Bologna, concerto Brunello, 06/03/2017
BOLOGNA, 4 dicembre 2017 - Terzo e ultimo concerto del ciclo che Mario Brunello e Musica Insieme hanno dedicato all'ultimo orizzonte bachiano del musicista veneto: l'integrale delle suite per violoncello abbinata all'integrale delle sonate e delle partite per violino, eseguite alternando un violoncello standard e il suo fratello “piccolo”, caduto in disuso con il declinare del XVIII secolo.
Si tratta di un'operazione più che comprensibile dal punto di vista dell'interprete che desideri esplorare l'universo di Bach in tutti i suoi aspetti, penetrare il suo linguaggio anche al di là di quello espressamente declinato per il suo strumento, in modo da compenetrarne meglio i caratteri idiomatici. Una soddisfazione personale, un atto d'amore e anche di formazione artistica continua, senza dubbio. Il punto sta nel constatare se questo percorso offra veramente qualcosa in più alla comprensione e alla fruizione delle partiture, se all'interesse del singolo musicista possa rispondere l'interesse del pubblico.
Sicuramente, e lo abbiamo visto in tutti i concerti del ciclo, si tratta di un'opportunità per saggiare, in un confronto diretto, il timbro di uno strumento di raro ascolto come il violoncello piccolo, una via di mezzo fra il suo fratello maggiore e la viola, più agile, chiaro e delicato. Fa le veci del violino, per la Sonata n. 3 in do maggiore BWV 1005 e la Partita n. 1 in si minore BWV 1002, permettendo a Brunello di offrire la sua lettura di pagine che altrimenti, da violoncellista, gli sarebbero precluse. Qui risiede il fulcro dell'interesse del progetto, e questa sera lo abbiamo verificato nella semplicità del dato più evidente: Brunello ha suonato bene, molto bene, con il suo suono elegante, nitido, un fraseggio pulito, concentrato, saggio ma non sussiegoso, una tecnica affinata che gli permette di articolare a dovere la scrittura (chiarissimi i passi fugati) e dare, là dove anche manchi per forza di cose la brillantezza e la duttilità di un violino, una ragion d'essere poetica alla sua lettura, più introversa e introspettiva. L'approccio a un repertorio pià vasto di quello specifico per il suo strumento, l'appropriarsi di pagine dedicate ad altri archi, gli consente uno sguardo d'insieme più ampio e compatto e, sì, l'esplorazione personale porta a uno stimolo anche per l'ascoltatore.
Con le Suite n. 2 in re minore BWV 1008 e Suite n. 6 in re maggiore BWV 1012 e il canonico violoncello “grande” ovviamente Brunello gioca in casa, senza sorprese ma con classe, siglando soprattutto con la Suite n. 6 una degna conclusione del ciclo bachiano. Una conclusione solo temporanea, perché il bis riapre il ciclo con il Preludio alla Suite n. 1 in sol maggiore BWV 1007. Di Bach non ci si stanca mai, esplorare Bach è un'impresa senza fine. “E poi? Se vuoi… ricominciamo!”