Dieci anni di Bolzano Festival Bozen
di Francesco Bertini
Per il suo decimo anniversario il Bolzano Festival Bozen propone un cartellone particolarmente attento ai giovani artisti e al coinvolgimento di un pubblico sempre più vasto avvicinandosi il più possibile alla città.
In programma musiche dal barocco a Stravinskij, senza trascurare l'opera e le grandi tradizioni nazionali europee.
BOLZANO - Cade quest’anno il primo importante anniversario del Bolzano Festival Bozen: quella del 2013 è la decima edizione della manifestazione, maturata floridamente negli anni. I due mesi estivi di agosto e settembre riempiono di eventi culturali e musicali i più disparati luoghi del capoluogo sudtirolese. Ma il punto di forza è rappresentato dal coinvolgimento di moltissimi giovani i quali trovano a Bolzano un ambiente pronto ad accoglierli e valorizzare il loro talento. Non solo le orchestre puntano alle ultime generazioni ma anche il prestigioso Concorso pianistico Ferruccio Busoni, giunto ai cinquantanove anni di vita, promuove le capacità artistiche della migliore gioventù musicale odierna. Forse quest’edizione, anche più delle precedenti, ha evidenziato la volontà del Festival di farsi conoscere dalla cittadinanza, pubblico spesso tralasciato dalle manifestazioni di ampio respiro concentrate principalmente sull’immagine internazionale. Ed in casa gli organizzatori giocano da subito alcune delle loro carte vincenti. L’inaugurazione, l’1 agosto, è aperta gratuitamente a tutti e, con un’idea portata avanti nelle ultime annate, punta a risaltare un luogo periferico della città, il Parco delle Semirurali. In questo spazio, valorizzato da un ampio anfiteatro ideale per ospitare il pubblico e l'orchestra, si sono radunati gli spettatori che oltre ad assiepare le gradinate (circa trecento posti) hanno occupato la superficie ai lati e al di sopra della struttura, sparpagliandosi in buona parte del parco con un colpo d'occhio suggestivo in occasione di un concerto classico. Il programma, ideale per una serata in compagnia alla scoperta del repertorio lirico maggiormente noto, ha dato spazio a molti importanti musicisti dell'Ottocento toccando così disparate realtà nazionali europee. Dalla Russia di Glinka, Čajkovskij e Stravinskij, all'Italia di Respighi, Puccini e Verdi, passando attraverso l'imprescindibile Francia con Bizet e Massenet, senza tralasciare l'Inghilterra del raro Ketèlbey e le realtà rappresentate da Dvořák e Grieg. La brillantezza dell'evento è dovuta alla conduzione istrionica di Ekhart Wycik che introduce personalmente il concerto con brevi presentazioni dei brani proposti. La sua direzione è spiritosa, agile e al contempo in sintonia con il luogo aperto. Ai suoi versatili input, dal gesto vorticoso, risponde l’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento che, nonostante qualche lieve disattenzione, esegue con gusto mitteleuropeo le danze e arie proposte.
Si inserisce, con arguto spirito, la prestazione del soprano Paola Leggeri la quale intona uno struggente “O mio babbino caro” da Gianni Schicchi seguito da Rusalka, Manon e Traviata, ruoli forse un po’ troppo ardui per una fascinosa voce predisposta al repertorio classico. Da evidenziare lo charme con il quale l’artista interpreta i vari personaggi e il fraseggio perfettamente adatto alle varie parti. Vedere una risposta simile di pubblico, al quale sono stati concessi un paio di bis, ha reso più emozionante una serata estiva all’aperto, con la cornice suggestiva dei monti altoatesini. La sera successiva è la volta di un evento che corrisponde in toto alle direttive del festival: il preambulum di Antiqua, quella parte della manifestazione votata all’esecuzione delle composizioni a cavallo tra rinascimento e classicismo, è affidato ad esecutori giovanissimi che rinnovano l’intraprendenza culturale della città. Lo Young Ensemble, costituito da un gruppo di allievi dell’Istituto Musicale Vivaldi che fanno parte della classe di flauto dolce di Luigi Lupo, guida gli ascoltatori, radunati in un altro posto insolito e suggestivo, il Biorestaurant Aretè, alla scoperta del rinascimento con una serie di danze per percussioni e consort di flauti. I ragazzi, evidentemente emozionati per un’esibizione preparata da tempo, danno prova delle loro abilità e sottolineano l’importanza e la validità della politica adottata dal festival nella valorizzazione delle capacità delle nuove generazioni. Elena Romanato, faluto soprano, Giulia Maria Zago, flauto contralto, Giulio Gerloni, flauto sopranino/tenore/basso e Gabriel Garbin, percussioni, si confrontano con brani di Gastoldi, Purcell, Widman, oltre ad alcuni anonimi, portando i frutti di un lavoro di gruppo che li ha visti crescere nell’apprendimento dello strumento, del repertorio e nel piacere dello studio della musica. Anche il 3 agosto sono protagonisti i giovani. È il turno della Theresia Youth Baroque Orchestra, sempre nell’ambito di Antiqua, ospitata nell’Eurac, un istituto di ricerca e formazione, per un programma dal significativo titolo …in viaggio. Claudio Astronio, chiamato a guidare la compagine, pianifica alcune proposte che conducono l’ascoltatore lungo il Settecento europeo alla scoperta dei generi maggiormente in voga all’epoca: la sinfonia e il concerto. L’orchestra, nata appena l’anno scorso su iniziativa dell’editore Mario Martinoli, fa parte del progetto Theresia che prevede il sostegno di giovani musicisti e la sponsorizzazione di progetti culturali. I venti esecutori, tutti sotto i trent’anni, provengono da l'intera Europa e concentrano le proprie attenzioni sul repertorio della seconda metà del XVIII secolo. Capitanati da Astronio, loro direttore musicale per il triennio 2013-2015, fine interprete e attento esecutore, i giovani artisti presentano la Sinfonia in re magg. Fk 64 “Dies ist der Tag” di Wilhelm Friedemann Bach e la Sinfonia in mi min. VB 141, rispondente agli stilemi imperanti dello Sturm und Drang, di Joseph Martin Kraus risaltando immediatamente la loro unità d’intenti ottenuta attraverso un solido amalgama delle varie sezioni (nonostante alcune mende degli ottoni). È soprattutto al confronto con il Concerto per violoncello e orchestra in do magg. Hob. VIIb:I di Haydn e il Concerto per violino e orchestra in re magg. KV 211 di Mozart che si palesa ancor più la compattezza della compagine, adatta ad accompagnare il solista. Nel primo caso si tratta della violoncellista Magdalena Dür, purtroppo tradita da evidente emozione che compromette la sua prova, poco precisa seppur fortemente personale. Per quanto riguarda il concerto mozartiano, la violinista Esther Crazzolara ne offre un’ottima esecuzione, capace di risaltare tanto i radi passaggi virtuosistici quanto le esternazioni cantabili. Astronio impartisce direttive precise che trovano riscontro nel fraseggio orchestrale pulito e nell’efficacia delle dinamiche. Il pubblico ha mostrato di gradire le proposte e la qualità della prova. Un augurio di buona prosecuzione al festival che ha ospitato, nei giorni scorsi, due delle più importanti realtà europee, la Gustav Mahler Jugendorchester e la European Union Youth Orchestra, e, a breve, proclamerà il vincitore del cinquantanovesimo concorso Busoni.