Mamma Isabella non pensa alla patria
di Luis Gutierrez
Nonostante l'incomprensibile taglio del rondò della protagonista, la brava Guadalupe Paz, L'italiana in Algeri si conferma un elisir di felicità nella tristezza del mondo.
CITTA' del MESSICO, 12 luglio 2018 - La Compañía Nacional de Ópera ha deciso quest'anno di celebrare Rossini. Perciò ha programmato la messa in scena dell'opera buffa, propriamente dramma giocoso, L’italiana in Algeri e ricordare così il centocinquantesimo della morte del Cigno di Pesaro.
Hernán del Riego ha avuto la responsabilità di riprendere la produzione che aveva debuttato nel 2002. Le scene sono le medesime disegnate da Jorge Ballina, ma nello stesso tempo nuove, poiché le originali sono andate perdute in un incendio dei depositi della CNO a metà del primo decennio del secolo. La nuova realizzazione ha permesso di introdurre alcuni dettagli che l'hanno resa più brillante e funzionale, oltre a rifinire le luci, ideate questa volta da Ingrid SAC (sic) e i costumi di Violeta Rojas.
Del Riego ci presenta durante l'ouverture, giacché suppongo creda che questo pezzo delizioso possa annoiare il pubblico, una scena con il bebé di Isabella e Lindoro, presumibile ragione del viaggio di Isabella in Algeria. Il bebé sarà onnipresente e diverrà il fulcro di azioni facete che distragono l'attenzione dalla musica. Penso che, nonostante questa scelta e altre meno importanti, lo spettacolo funzioni comunque bene e diverta il pubblico.
Nella sua Vita di Rossini, Stendhal scrisse che ques'opera è una "follia completa e organizzata". In questo caso è stata quasi completa. È normale che si effettuino dei tagli alla partitura qua e là. Molti di questi sono frutto della tradizione, o dei capricci dei cantanti, che sollecitano gli interventi per inserire una cadenza, o ancora per evitare che qualcuno abbia problemi con qualche passaggio di un'aria. In questo caso abbiamo avuto tagli ai recitativi secchi, il che non è un male non essendo un testo propriamente irresistibile, però a motivare il mio "quasi" c'è ben altro, grande taglio. Rossini aveva a sua disposizione un ottimo contralto per Isabella, Maria Marcolini, e per lei ha composto il rondò "Pensa alla patria". Non solo è un'aria che esige vocalmente resistenza e flessibilità, ma presenta anche un contenuto patriottico che il pubblico del secondo decennio del XIX secolo intendeva bene. E se anche la censura ha colpito il testo dell'opera, come sarebbe successo anni dopo anche a Giuseppe Verdi, la musica contiene un messaggio sovversivo espresso con estrema chiarezza da Rossini. Non credo che quest'aria si sia tagliata per capriccio del direttore musicale o incapacità della nostra Isabella, ma immagino che sia stato imposto dal regista.
Il mezzosoprano Guadalupe Paz ha incarnato una Isabella sexy e maliziosa. Le qualità naturali della voce e la tecnica acquisita durante lo studio e la carriera la rendono oggi la miglior interprete messicana di questi personaggi rossiniani. Credo che ci saremmo meritati di ascoltare tutta “Pensa alla patria” e che avrebbe reso un bel servizio alla pagina.
Il tenore Édgar Villalva era Lindoro. Possiede una buona voce, ma non gli acuti né la flessibilità necessaria per risolvere le esigenze della coloratura.
Il basso baritono cileno Ricardo Seguel ci ha offerto un Mustafá di gran qualità. La sua voce ampia e bella unita a una tecnica rossiniana ci ha permesso di ascoltare tutte le agilità della sua parte. La sua recitazione comica è stata eccezionale, vero asse portante della commedia.
Josué Cerón, altro esperto rossiniano, è stato un buon Taddeo.
Le parti secondarie sono state coperte adeguatamente da Angélica Alejandre come Elvira, Mariel Reyes come Zulma e Luis Rodarte come Haly.
Srba Dinić ha diretto con buona velocità i solisti, l'orchestra del Teatro de Bellas Artes, che conferma enormi miglioramenti sotto la guida del maestro serbo, e il Coro del Teatro de Bellas Artes, questa volta diretto da Cara Tasher. A mio parere, se potesse contare su un direttore stabile, il coro potrebbe godere degli stessi miglioramenti dell'orchestra, mentre questa non si può dire sia stata la loro miglior serata.
Non posso non citare Ricardo Magnus che al cembalo ha realizzato uno splendido accompagnamento dei recitativi secchi, la cui esecuzione non è affatto semplice.
Stendhal ha detto anche che la musica dell'Italiana ci fa dimenticare la tristezza del mondo. Solo, resta la tristezza di non poter vedere un'opera di Rossini al mese, ricetta sicura per la felicità.