La scommessa di un ponte
di Luigi Raso
Debutta al Teatro di San Carlo l'orchestra giovanile Sanitansamble, complesso nato sul modello del Sistema di Abreu in seno al problematico Rione Sanità. Con i ragazzi guidati da Paolo Acunzo, anche l'orchestra del Teatro e il direttore musicale Juraj Valčuha.
NAPOLI, 22 dicembre 2018 - Più che una recensione di un concerto questo righe sono il resoconto di una serata il cui valore va ben oltre quello strettamente musicale.
Se qualcuno ancora dubitasse della capacità della musica di far prodigi, si ricrederebbe vedendo e ascoltando sul palco del San Carlo i ragazzi dell’Orchestra Giovanile Sanitansamble del Rione Sanità, quartiere tra i più complessi della città di Napoli, testimone della sua storia millenaria, finalmente inglobato a pieno titolo, grazie alla presenza di catacombe paleocristiane, ipogei greci e il suggestivo cimitero delle Fontanelle, negli itinerari turistici. Un Rione che incarna le contraddizioni di Napoli: quell’inscindibile compresenza all’interno di un solo chilometro quadrato di grandezza, cultura, degrado, miseria morale e materiale.
Il Destino, da queste parti, può essere più beffardo di quanto non lo sia altrove: a ciascuno dei ragazzi che compongono l’orchestra avrebbe potuto far impugnare una pistola, un bilancino di precisione per lo spaccio, così come un archetto, un clarinetto, una percussione. Proprio così: la scelta, non sempre libera, nel Rione Sanità è tragicamente tra la morte e la vita.
I ragazzi della Sanitansamble hanno scelto la musica, quindi, la vita, che ha consentito loro di renderli sordi al richiamo delle cattive sirene, le quali, a differenza di Partenope, ancora vivono in città: droga, grande e piccola criminalità, dispersione scolastica.
Merito di chi - Fondazioni, Onlus e sacerdoti che scelgono di onorare l’abito talare operando concretamente - ha dimostrato che per provare a cambiare qualcosa nel mondo bisogna fare, piuttosto che parlare.
L’Orchestra Giovanile Sanitansamble nasce nel 2008, sul modello di El sistema del compianto Maestro José Antonio Abreu e che, come quello venezuelano, ha lo scopo di sottrarre alla criminalità ragazzini nati e cresciuti in contesti sociali difficili e disagiati.
Nel Rione dove il Destino può assegnare a un ragazzo di soli sedici anni di morire “per errore” durante una sparatoria in strada, il progetto Sanitansensamble, a dieci anni dalla sua nascita, è una scommessa che può dirsi vinta.
L’esibizione sul palco sancarliano ne è quasi una consacrazione che riempie di orgoglio gli artefici del progetto e di emozione il pubblico.
La Sanità, il quartiere in cui nacque Totò, dista dal San Carlo poco meno di tre chilometri; eppure troppo spesso, a causa di inefficienze amministrative, il popolare Rione e il salotto della città, quello di Piazza del Plebiscito, sembrano appartenere a mondi non comunicanti e scollegati tra loro: la musica, almeno per una sera, sembra aver costruito un ponte.
Il concerto è aperto proprio dall’Orchestra giovanile guidata da Paolo Acunzo, direttore dell’ensemble, che amorevolmente e tenacemente cura la crescita musicale di questi meravigliosi ragazzi.
Dopo la presentazione musicale dell’orchestra (il primo violino di spalla è un bambino di 7/8 anni), è l’Ouverture da Egmont, in fa minore, Op. 84, di Ludwig van Beethoven, il musicista che più di tutti ha insegnato a lottare contro le difficoltà, ad aprire il concerto. Si prova emozione nel vedere i ragazzi “più grandi” che suonano nelle prime file, osservati con attenzione dai bambini (l’ensemble li accoglie fin dai 7 anni) che imbracciano il loro strumento. L’esibizione procede con la Danza Ungherese n. 5 di Johannes Brahms.
All’orchestra del San Carlo è affidata la suite dal balletto La strada di Nino Rota sotto la direzione di Juraj Valčuha: un’esecuzione precisa, scintillante, che immerge la musica di Nino Rota, frettolosamente tacciata come orecchiabile, nella temperie musicale novecentesca, non lontana dai preziosismi strumentali e armonici stravinskijani.
Il concerto natalizio procede nel segno di Nino Rota, con la suite sinfonia de Il Gattopardo, eseguita - molto bene - dall’orchestra del San Carlo e da quella Giovanile Sanitansamble. Valčuha conferisce spiccata melodiosità ai temi della suite, venandoli di una malinconia che sembra riconducibile più a quella slava che a quella, disperatamente sensuale, siciliana.
Le due orchestre, acclamatissime dal pubblico, concedono un bis: la Danza ungherese n. 1 di Brahms, eseguita con trasporto intenso quanto l’entusiasmo e la soddisfazione generale.
Grande successo da parte di un pubblico folto e gioioso, partecipe del successo dei ragazzi del Rione Sanità. L’augurio per loro è scontato ma necessario: ad maiora!