Nel segno di Leonardo Vinci
di Lorenzo Cannistrà
Giunge al capolinea il Festival Leonardo Vinci di Crotone, lasciando dietro di sè soddisfazione per il livello degli artisti e la qualità dell’offerta musicale. Un segnale di continuità e di speranza per la divulgazione della musica antica
Con gli appuntamenti del 6 e 7 gennaio si è conclusa la seconda edizione del Festival Leonardo Vinci, rassegna di Musica Antica e Barocca ospitata nella splendida città pitagorica (ma con collegamenti in streaming anche al di fuori dell’Italia) e dedicata al compositore di origini strongolesi vissuto a cavallo tra fine ‘600 e il primo trentennio del ‘700 [Crotone, Festival di musica antica Leonardo Vinci on line dal 28 dicembre].
Questa manifestazione è nata da un’idea forte: quella “di educare a questa musica il nostro tessuto sociale” – afferma il direttore artistico Luca Campana, raggiunto al telefono da L’ape musicale – “e a questo fine cercare di portare il meglio degli interpreti della musica antica, puntando sulla qualità e dando un segnale di fiducia nella musica in un momento in cui anche importanti realtà nazionali e internazionali hanno scelto di annullare i propri festival annuali”.
Ed infatti già la prima edizione di questo festival, svoltasi nei primi mesi del 2019, aveva destato un vivo interesse di pubblico e di critica, sia per la partecipazione di artisti affermati (quali Laura Pontecorvo, Guido Morini, Simone Vallerotonda – solo per fare qualche nome) che per l’originale impaginazione di alcuni programmi.
Questa seconda edizione, nonostante le inevitabili limitazioni della diretta streaming, ha mantenuto fede alla propria filosofia ispiratrice: da un lato, l’evocazione della musica antica e del suo particolare fascino, dall’altro, un’offerta culturale completa sia pur nell’ambito dei singoli eventi della rassegna.
Del resto proporre oggi un festival di musica barocca comporta più che mai l’onere, da parte degli organizzatori, di condurre per mano l’ascoltatore in mondo sicuramente affascinante, ma anche altamente specializzato, che non può essere compreso appieno senza fornirne le indispensabili chiavi di lettura. Da qui la scelta di accompagnare l’esecuzione dei pezzi da una presentazione a cura dei medesimi artisti; scelta vincente, che ha consentito di cogliere con facilità alcuni segreti dell’arte compositiva del periodo, con riferimento alla struttura e all’ornamentazione del brano musicale.
Un sostanzioso prologo a questa seconda edizione del Festival è stata la masterclass tenuta dal Maestro Ferdinando Sulla, dedicata alla direzione corale. Crotonese doc, direttore d’orchestra che vanta nel suo curriculum collaborazioni con artisti importanti come Diego Fasolis e Fabio Luisi, Sulla è anche musicologo e ha curato l’edizione critica della Messa da Milano di Rossini, oltre ad averla diretta recentemente per il Rossini Opera Festival [Streaming da Pesaro, Miserere e Messa di Milano, 15/11/2020].
La vera e propria programmazione del Festival si è aperta invece con gli appuntamenti del 28 e 30 dicembre 2020, con l’organista e direttore d’orchestra cremonese Stefano Molardi, professore al Conservatorio della Svizzera Italiana, artista poliedrico e poliglotta, esperto di tastiere storiche, animato da insaziabile curiosità musicale (da ultimo si è messo a studiare con entusiasmo la viola da gamba). Nel primo appuntamento Molardi ha padroneggiato l’antico organo del Settecento “Cimini” della Cattedrale di Crotone, esibendosi in suggestivi brani a tema natalizio di autori vissuti nell’arco di circa due secoli che provengono da varie tradizioni musicali, spesso strettamente collegate tra loro: si va dall’inglese Tallis, agli italiani Cavazzoni, Merulo, Frescobaldi, Storace e Corelli. Non poteva mancare ovviamente J.S. Bach, con la sua fuga sopra il Magnificat, in cui il tema gregoriano è il cantico di ringraziamento della Vergine dopo l’Annunciazione dell’Angelo. Il maestro cremonese ha sfoggiato grande padronanza tecnica, accuratezza stilistica, ma soprattutto una estrema concentrazione (in particolare nei brani in cui sono presenti fughe) e senso della performance.
Il 30 dicembre, sempre in diretta streaming, ma questa volta dalla bellissima e raccolta Chiesa di S. Giuseppe di Crotone, Molardi (che è anche dottore in Musicologia) ha tenuto una conferenza dal titolo “Lo Stile rubato tra ‘600 e ‘700”. Molardi ha approfondito l’argomento partendo dalla definizione del rubato e ripercorrendo le tappe dello sviluppo di questa prassi esecutiva attraverso le fonti più antiche fino ai trattati più moderni (citando Bourgeois, Couperin, Mattheson, fino a Leopold Mozart e C.P.E. Bach). La lezione è stata accompagnata da numerosi esempi pratici eseguiti dal maestro al clavicembalo, rendendo chiaro il confronto tra medesime partiture con e senza il rubato. Al termine della conferenza Molardi ha suonato alcuni stralci dal preludio in fa diesis minore dal II libro del Clavicembalo ben temperato e la bellissima XIII variazione dalle Variazioni Goldberg di J.S. Bach.
Il 6 gennaio il festival si è poi spostato (questa volta bisogna dire grazie allo streaming) in Germania, a Duisburg, con il concerto per clavicembalo e pianoforte di Alessio Nocita, un artista a tutto tondo: concertista, dj e compositore di musica classica, jazz, pop, elettronica e metal, da solista e con diverse formazioni. Creatio ex Nihilo il titolo del recital,sul tema della creatività in improvvisazione e composizione, con brani di Bach, Krieger, Mozart, Brahms e Nocita in una impaginazione piuttosto interessante e costantemente illustrata dall’artista. Nocita ha aperto il suo recital con il suo pezzo, “Lust”, caratterizzato da un sound decisamente moderno, un carattere improvvisativo spiccato, l’uso disinvolto della tecnica pianistica moderna applicata al clavicembalo e numerose sonorità arabeggianti. Interessante poi il tema con variazioni di Krieger, dimostrazione palpabile della premessa di Nocita circa la prassi esecutiva nello stile improvvisativo. A seguire, la Toccata in re maggiore di Bach BVW 912 (una delle più belle dell’intero corpus, e neanche dirlo, una delle più “umorali”), due tempi dalla Sonata K 576 di Mozart (paradigmatico dello stile improvvisativo è il “vagabondare” cromatico della mano destra nell’Adagio) e la Rapsodia op. 79 n. 1 di Brahms.
Effetto Marais – Musiche di Marin Marais di autori anonimi del suo tempo e di Federico Maria Sardelli, è infine il titolo del concerto di Bettina Hoffmann, (viola da gamba) e Giulia Nuti (clavicembalo), che ha concluso la rassegna il 7 gennaio, in “trasferta streaming” dalla sala delle Sibille di Villa La Torraccia (Scuola di musica di Fiesole). Le due artiste, esponenti di primo piano nel proprio strumento a livello internazionale, hanno dato vita ad una conversazione-concerto estremamente interessante sull’influsso del compositore francese Marin Marais (ma anche, per il clavicembalo, di François Couperin), e in particolare sull’importanza dei “nuovi segni” di cui il compositore si servì per poter consentire agli esecutori di riprodurre esattamente determinati effetti (vibrato, “gonfiare la nota”, dita tenute), così come lui li aveva concepiti. Tutto il concerto è stato un piacevole alternarsi tra spiegazione del rapporto tra segno scritto e traduzione sullo strumento, e la relativa dimostrazione pratica negli affascinanti brani proposti.
In conclusione, la riuscita complessiva di questo festival e il seguito che esso ha avuto, non solo tra gli addetti ai lavori, basterebbero da soli a dimostrare quanto sia meritorio divulgare anche al giorno d’oggi la musica antica: “una musica di straordinaria bellezza” - aggiunge Luca Campana – “ che ha all’interno dei capolavori, e che va apprezzata gustandone la peculiarità: c’è un altro modo di essere espressivi, con altri strumenti e altri modi di suonare”. Ed allora, con l’augurio di replicare il successo, via verso la terza edizione, ed oltre, nel segno di Leonardo Vinci.