Teatro in concerto
di Ramón Jacques
Con un'ottima coppia protagonista, convince Evgenij Onegin alla Dallas Symphony Orchestra diretto da Fabio Luisi e con un progetto scenico di Alberto Triola.
Dallas 1 aprile 2022 - Da quando Fabio Luisi ha assunto la direzione musicale, all'inizio della stagione 2020/2021, della Dallas Symphony Orchestra, considerata un complesso musicale notevole e prestigioso negli Stati Uniti e inspiegabilmente al di fuori del gruppo denominato 'big five' al vertice delle orchestre americane, ha chiarito che, nel suo programma annuale, oltre a varie opere sinfonico-vocali, come il Requiem di Verdi previsto nella prossima stagione, ci sarà l'esecuzione il più spesso possibile di un titolo d'opera in forma di concerto. Questa pratica del celebre direttore d'orchestra italiano, il cui legame con l'orchestra durerà fino al 2028/2029, è iniziata la scorsa stagione con Salome di Strauss e in questa occasione è proseguita con un'esecuzione molto soddisfacente di Evgenij Onegin di Čajkovskij. In linea di principio, si deve ringraziare per l'idea scenica ideata da Alberto Triola, noto per il suo lavoro in questo senso oltre che per la sua direzione artistica e amministrativa in istituzioni italiane, che qui aveva debuttato con Salome e che in questa occasione ha rotto con la rigidità che di solito accompagna le opere in forma di concerto. Il dettagliato lavoro di recitazione con gli artisti ha conferito loro sensibilità e credibilità, con movimenti precisi che hanno contribuito a coinvolgere e interessare il pubblico alla trama, senza ricorrere a eccessi, esagerazioni e cliché. Ad esempio, la schermata dei sottotitoli descriveva cosa sarebbe successo sul palco tra una scena e l'altra, come il duello tra Lensky e Onegin, dando fluidità alla parte scenica. Triola colloca l'opera in tempi attuali, con i cantanti che indossano abiti di tutti i giorni e, nel secondo atto, eleganti costumi sempre di quest'epoca. Un bel dettaglio è stata l'inclusione dei ballerini, quando erano richiesti sul palco.
Notevole è stata la performance vocale e scenica del baritono canadese Étienne Dupuis, con una prova superlativa per la vocalità potente, colorita e comunicativa, drammatica e ben proiettata con cui è riuscito a toccare profondamente il pubblico. In evidenza l'affiatamento e il rapporto recitativo con la Tat'jana di Nicole Car, un soprano dai mezzi vocali sorprendenti, voce rotonda, sensibilità, sensualità e forza. Molto sicura in tutti i registri e con un fraseggio elegante, la sua Aria della lettera è stata uno dei tanti momenti eccezionali dello spettacolo. Il ruolo di Lensky è stato affidato al tenore Pavol Breslik, che ha iniziato lo spettacolo cantando con grande impeto e una voce ampia, flessibile, di gradevole colore, ma che inspiegabilmente ha perso peso in seguit , fino a proporre una interpretazione poco brillante della sua aria "Kuda, kuda", per scomparire in modo anonimo e infausto, come fa il suo stesso personaggio. Da parte sua, il basso Brindley Sheratt ha dotato il personaggio del principe Gremin di nobiltà ed eleganza con profondità vocale. Il mezzosoprano Melody Moore, che ha sostituito Deniz Uzun nei panni di Olga, ha portato a termine con successo il suo ruolo. Del resto del cast, che ha svolto correttamente la propria missione, possiamo citare la brillantezza e la piacevole qaulità della voce del tenore Keith Jameson nella parte di Triquet. Il Dallas Symphony Chorus, situato nella parte posteriore e superiore del Meyerson Symphony Center, ha avuto un ruolo importante nello sviluppo dell'opera, con alcuni brevi interventi con i solisti, movimenti discreti e non invadenti ed esponendo dei manifesti che annunciavano quanto stava per succedere. Vocalmente si è mostrato come un gruppo solido ed omogeneo. Dal canto suo, alla guida dell'orchestra, Fabio Luisi ha offerto una lettura sicura, precisa e attenta delle voci, mettendo in luce i momenti più emozionanti e noti della partitura, come il valzer e la polacca. I musicisti hanno offerto una buona esecuzione, con la precisione che caratterizza le orchestre sinfoniche, ma con la libertà e l'espressività di un'orchestra di alto livello che si esibisce con buon gusto, sfruttando anche l'ottima acustica della sua sala da concerto.