Dove sono i bei momenti…
di Giuseppe Guggino
Le nozze di Figaro di Mozart approdano al Teatro Bellini di Catania con gran battage pubblicitario per la presenza di Beatrice Venezi e per il nuovo allestimento affidato a Michele Mirabella. Sold out la prima e la lunga serie di repliche.
Catania, 25 febbraio 2023 - Il Teatro Bellini di Catania gioca la carta del battage pubblicitario per il nuovo allestimento delle Nozze di Figaro, puntando per regia e direzione su due nomi che, non estranei alla frequentazione del piccolo schermo, esercitano un certo richiamo mediatico anche presso il pubblico non avvezzo a teatri e sale da concerto. A giudicare dalla chiusura del botteghino già alla prima per sold out di tutte e sette le recite in programma potrebbe dirsi che l’operazione sia più che riuscita.
Sarà stata proprio la composizione eterogenea dell’uditorio ad aver suggerito l’opportunità di far precedere i due tempi della serata (ognuno dei quali raggruppava due atti) da un succinto racconto dal palco di proscenio affidato a Caterina Andò e Giuseppe Montemagno. Dopo le impeccabili prolusioni, però, il sipario si alza su uno spettacolo tutt’altro che impeccabile che – almeno nelle note di regia – cercherebbe un dotto riferimento al clima culturale dei mesi precedenti la Rivoluzione Francese, che nella concreta declinazione stenta non poco a rendersi rintracciabile. Al di là di un vago riferimento alle strutture lignee di alcune tavole grafiche dell’Encyclopédie, infatti, né le variopinte porte sul nulla della scena fissa, né i costumi, caratterizzati da floreali fantasie da cubicatura, riescono a conferire al lavoro del tandem Cappellini&Licheri una cifra connotativa riconoscibile. La mano registica è poi ancor meno ferma nel mettere a riparo il sottile erotismo che pervade la drammaturgia di Da Ponte da una realizzazione strizzante l’occhio all’avanspettacolo.
C’è poi la parte musicale che si situa su un differente livello, forte di una distribuzione forse priva di elementi di punta, ma complessivamente funzionale, a partire dalla Susanna di pregevoli risorse timbriche e simpaticamente spigliata di Cristin Arsenova. Figaro e il Conte sono rispettivamente Gabriele Sagona e Luca Bruno, entrambi un po’ deficitari per volume, ma molto musicali e parimenti plausibili sul piano stilistico. Al prestigioso approccio con la Contessa giunge una mozartiana di lungo corso quale è Desirée Rancatore in una fase della propria carriera nella quale il registro centrale, molto inscurito, pare aver acquistato maggiore ampiezza e rotondità, a scapito di un legato che si articola macchinosamente fra gli altri registri, pur non oscurando una certa abnegazione di studio che si percepisce nella grande aria del terzo atto.
Una piacevole sorpresa è Federica Foresta quale Barbarina, che si aggiunge all’accurato comparto comprimariale formato da Federica Giansanti (Marcellina), Saverio Pugliese (Basilio), Luciano Leoni (Bartolo), Pietro Picone (Don Curzio) e Alessandro Busi (Antonio), mentre Albane Carrère, sebbene scenicamente ben calata, disegna un Cherubino alquanto opaco, smunto e poco musicale.
In buca Beatrice Venezi – che divide le recite con numerose altre repliche mattutine per le scolaresche affidate a Giulio Plotino – manda avanti senza incidenti Orchestra e Coro del Bellini, complessi capaci di grande professionismo anche in terreno mozartiano. Quanto alla personalità della lettura i margini di crescita sono notevoli alle prese con una delle drammaturgie musicali più geniali e raffinate dell’intero teatro musicale; sicché a bei momenti si alterna sovente la noia, nonostante la partitura sia convenientemente sfrondata. Non a caso la mondanità in smoking da serata di gala tende a sparire nell’intervallo fra secondo e terzo atto, alla ricerca di bei momenti… verosimilmente di convito, con buona pace di quelli che avrebbero udito dalla Contessa.