Butterfly nella tempesta
di Luigi Raso
L'opera di Puccini torna al San Carlo nell'allestimento di Ferzan Özpetek proprio nel giorno in cui il tribunale di Napoli dispone il reintegro del sovrintendente Lissner. Si apprezzano la concertazione di Dan Ettinger e il cast, sebbene il debutto di Aylin Perez nella parte della protagonista non la trovi perfettamente affine alla scrittura pucciniana.
NAPOLI, 12 settembre 2023 - È un vero e proprio coup de théâtre quello che si verifica al San Carlo a poche ore dall’apertura del sipario per Madama Butterfly, primo spettacolo operistico dopo la pausa estiva. Nel primo pomeriggio agenzie di stampa e testate giornalistiche battono la notizia che con ordinanza, all’esito del giudizio cautelare, il Tribunale di Napoli - Sezione Lavoro ha reintegrato con effetto immediato l’ex sovrintendente Stéphane Lissner nella sua carica.
Le vicende amministrative che hanno avvolto il San Carlo negli ultimi mesi sono note: un Decreto legge - poi convertito in Legge - fortemente voluto dal Governo Meloni, agli inizi di giugno, ha determinato la decadenza del manager francese dalla carica apicale della Fondazione in quanto di età superiore a settanta anni; al suo posto, agli inizi di agosto, il Ministro della cultura Gennaro Sangiuliano, su proposta del Sindaco di Napoli, presidente della Fondazione del Teatro San Carlo, ha nominato Carlo Fuortes, amministratore delegato della RAI dimissionario, nuovo sovrintendente. Quest’ultimo s’insedia il primo settembre; il 12 settembre viene pubblicata la l’ordinanza resa all’esito del ricorso in via cautelare presentato da Lissner che porta le lancette dell’orologio amministrativo del San Carlo al primo giugno. La partita in Tribunale non finirà qui. Il futuro (e soprattutto l’incertezza) è in grembo a Giove. Il plot per un’opera buffa in stile cimarosiano c’è. E pensare che c’è chi afferma che vita e teatro non son la stessa cosa!
Ebbene (in realtà, male!), nell’attesa che si trovi un Deus ex machina per sciogliere il groviglio giuridico-amministrativo-politico che si è ora creato per decisioni improvvide, che si decidano le sorti amministrative del teatro, che si diano certezze ai lavoratori del San Carlo e - perché no? - ai suoi abbonati e al suo pubblico, la stagione lirica 2022 - 2023 riparte riproponendo Madama Butterfly, già vista a Napoli nel 2019, nell’allestimento firmato da Ferzan Özpetek.
L’inizio dell’opera è preceduto da un commosso minuto di silenzio per commemorare la tragica e assurda morte di Giovanbattista Cutolo, ventiquattrenne napoletano, talentuoso e promettente cornista, assassinato per futilissimi motivi da un navigato criminale appena sedicenne in Piazza Municipio, solo poche centinaia di metri dal San Carlo. Quella di Giogiò, come era soprannominato dagli amici Giovanbattista, è una morte che ha scioccato e straziato le coscienze della città di Napoli, ostaggio e dilaniata, malgrado la stucchevole retorica della sua rinascita turistica, da una criminalità invasiva e troppo spesso efferata.
Quanto a questa ripresa di Madama Butterfly, se quattro anni fa in attesa della prima aveva tenuto banco il chiacchiericcio e le anticipazioni, sapientemente amplificate dalla stampa, su una passionale scena di sesso tra Pinkerton e Cio Cio-san a suggello del sublime duetto dell’atto I, in questa ripresa la scena viene edulcorata; si nota qualche non sostanziale cambiamento del disegno registico; ma, in definitiva, si ripropone lo spettacolo che già nel 2019 non era apparso così innovativo come si attendeva (qui la recensione).
Rispetto all’epoca del dramma di David Belasco musicato da Giacomo Puccini l’ambientazione è posticipata agli anni ’50 del ‘900: le scenografie di Sergio Tramonti immaginano una Nagasaki post distruzione atomica del 1945. Le scene claustrofobiche, dominate dalla presenza inquietante di una plumbeo mare in tempesta, rendono bene l’idea del dramma che opprime lentamente Butterfly. I bei costumi di Alessandro Lai restituiscono l’idea del Giappone degli anni ’50, in orgogliosa rinascita dopo il tragico scacco matto atomico.
La regia di Ferzan Özpetek, anche in questa ripresa, conferma l’impressione suscitata quattro anni fa: non emerge un'intensità pari a quella del dramma, rispetto al quale talune idee (ad esempio, i quattro mimi che “quadruplicano” Butterly aggirandosi per la sala durante l’incisiva introduzione orchestrale, il di lei videoritratto - di Luciano Romano, molto intenso - durante il Coro a bocca chiusa) poco innovano e aggiungono al filo drammaturgico.
Incisiva è invece la concertazione di Dan Ettinger, che imprime al dramma una narrazione serrata, con tempi spediti e coerenti con le indicazioni metronomiche di Puccini stesso. È una Madama Butterfly bruciante, appassionata, non priva di colori, di calibrati rubati, dal buon bilanciamento dei pesi sonori all’interno dell’orchestra e di quest’ultima con il palcoscenico. Si dimostra affidabile e in forma eccellente la compagine orchestrale, al netto di qualche sparuta imprecisione, con bel suono, e soprattutto reattiva alle sollecitazioni che Dan Ettinger le impartisce.
Fa bene anche per il Coro, in questa occasione affidato al Maestro aggiunto Vincenzo Caruso, il quale raccoglie e non diminuisce l’elevato standard qualitativo impresso da José Luis Basso alla compagine corale. Dalla prossima stagione lirica la guida del Coro sarà affidata al Maestro Andrés Máspero.
Nel complesso si presenta ben assortito il cast vocale.
Ailyn Perez veste per la prima la prima volta i panni di Cio Cio-san. Quella del soprano statunitense è una prestazione in crescita nel corso della serata: appare eccessivamente trattenuta nel primo atto, più partecipe e intensa nei due successivi. La Perez, pur affrontando la parte con buona tecnica, canto smorzato, emissione cesellata e timbro gradevole, dà l’impressione che quella di Butterfly sia parte non del tutto consona alla propria naturale organizzazione vocale. Le lodevoli e suggestive intenzioni interpretative, orientate a delineare una Cio Cio-san sfumata e delicata, nel corso dell’opera inevitabilmente impattano su più scogli: la scrittura di Puccini e i suoi segni d’espressione, la tessitura che, nel processo di maturazione psicologica, richiede anche bassi corposi, e, infine, la densa e sinfonica orchestrazione pucciniana. La Perez, sicuramente encomiabile per l’intensità che immette nel personaggio, a giudizio di chi scrive, appare non avere il giusto peso specifico che Butterfly richiede in più momenti dell’opera; peso specifico che è come il coraggio per Don Abbondio: se non c’è, non ce lo si può dare.
Saimir Pirgu è un Pinkerton in forma smagliante: voce dal notevole squillo, timbro fascinoso, centri corposi e acuti timbrati, fraseggio, soprattutto nell’atto III, sfumato. Nel atto I è efficace nel delineare l’ufficiale della Marina statunitense in tutta la sua laidezza morale, intento a ricercare perversi piaceri sessuali con ragazzine: è perentorio nel canto, si compiace di mezzi notevoli, di una ragguardevole proiezione. Nell’atto III l’approccio interpretativo muta: Pinkerton è un uomo in preda al rimorso; la linea di canto si fa più sfumata e cesellata.
Marina Comparato apporta a Suzuki - è il suo debutto nella parte - il suo bagaglio di lunga esperienza teatrale: tende a gonfiare a tratti eccessivamente l’emissione, ma ne risulta una Suzuki carnale, empatica, in simbiosi con Cio Cio-san.
Convince la prova di Ernesto Petti nei panni di Sharpless: sfoggia una linea di canto misurata, improntata ad eleganza nell’emissione, di buon volume, elementi che gli consentono di impersonare un console distante dalla meschinità morale del compatriota Pinkerton e partecipe del dramma che lentamente fa strage delle illusioni di Butterfly.
Ben assortiti i ruoli secondari, a cominciare dal Goro di Paolo Antognetti, per proseguire con Bonzo di Ildo Song, Yamadori di Paolo Orecchia, Kate Pinkerton di Laura Ulloa, reduce al successo nei panni di Musetta nella recente Bohème (qui la recensione: https://www.apemusicale.it/joomla/it/recensioni/74-opera/opera-2023/14482-napoli-la-boheme-30-06-2023), il Commissario di Giuseppe Todisco, l’Ufficiale del registro di Antonio De Lisio, la Mamma di Linda Airoldi , la Zia di Anna Paola De Angelis, la Cugina di Franca Iacovone, Yakusidé di Giacomo Mercaldo, questi ultimi cinque artisti del Coro del San Carlo.
Al termine, la sala, che al botteghino registra il tutto esaurito, applaude con calore, convinzione e prolungatamente tutti i protagonisti dello spettacolo.