Fedora, sfida vinta
di Antonino Trotta
La regia lineare e pulita di Pier Luigi Pizzi, la buona concertazione di Aldo Sisillo e l’ottimo cast dominato dai protagonisti Teresa Romano e Luciano Ganci siglano il successo della Fedora del circuito emiliano, accolta da un calorosissimo successo al Teatro Municipale di Piacenza.
Piacenza, 8 ottobre 2023 – Fedora di Umberto Giordano è un’opera un po' complicata. Morbosa, decadente, inesorabile nel repentino susseguirsi di ambientazioni e colpi di scena, tartassata da un ritmo della narrazione che in taluni momenti divora avido lo spazio musicale, Fedora identifica nella sua peculiare e, per molti aspetti spregiudicata, drammaturgia il proprio punto di forza ma anche il principale ostacolo da superare: con un tassello fuori posto l’opera rischia di andare inesorabilmente giù, trasformandosi in un pastone difficile da digerire. In Emilia, però, tutti i tortellini escono col buco e al Teatro Municipale di Piacenza l’opera di Giordano, presentata in un nuovo allestimento coprodotto col Teatro Comunale Pavarotti-Freni di Modena, riscuote un calorosissimo successo.
La firma di Pier Luigi Pizzi su regia, scene e costumi è sigillo di garanzia a una messinscena che, pur non sbalordendo per inventiva o novità, sorprende al solito per la pulizia e la grazia con cui le tribolate dinamiche sono offerte allo sguardo del pubblico. Essenziale e appagante nelle scenografie che in quest’occasione sfruttano il ledwall in luogo dei fondali dipinti per assicurare colpi d’occhio d’indubbia efficacia, elegante nei costumi che vertono su una palette di colori circoscritta ma mirata, quadrato e lineare nei movimenti scenici che si dipanano secondo gli schemi più classici, la Fedora di Pizzi riesce a mediare con equilibrio tra gli spasimi della dannata storia d’amore e il coté poliziesco che pure caratterizza la vicenda.
Il cast è di ottimo livello. La principessa russa è affidata a Teresa Romano che affronta la parte con dovizia di mezzi ed intenzioni: a proprio agio nella tessitura abissale su cui insiste incessantemente la scrittura, passionale in un fraseggio che ora smania di vendetta, ora arde d’amore, Teresa Romano sa sfaccettare la tormentata eroina russa lungo tutta l’arcata drammaturgica, con una predilezione per quei momenti di temperamento che, in vista della vicinissima Eboli, ingolosiscono e promettono non poco l’ascoltatore. Non meno coinvolgente è Il Conte Loris di Luciano Ganci, entusiasmante per la franchezza del timbro e la teatralità con cui la parola è ovunque scolpita nel canto: esemplare, in tal senso, è la confessione nel secondo atto – «Mia madre, la mia vecchia madre» – costruita, a mezzo di accenti, colori e sfumature, sull’onda di un crescendo drammatico che, ad avviso di chi scrive, segna il punto emotivamente più coinvolgente dell’intera rappresentazione. Simone Piazzola, De Siriex, calca le scene nonostante l’indisposizione annunciata dalla premurosa direttrice Cristina Ferrari e guadagna il meritato tributo in chiusura di «La donna russa». Yuliya Tkachenko è un’Olga Sukarev dalla voce cristallina e svettante. Da segnalarsi, tra i comprimari – corretti Isabella Gilli (un piccolo savoiardo), Paolo Lardizzone (Desiré), Saverio Pugliese (il barone Rouvel), Gianluca Failla (Borov), Viktor Schevcenko (Gretch), Valentino Salvini (Lorek), Neven Stepanov (Nicola), Lorenzo Sivelli (Sergio), Giovanni Dragano (Michele) – William Corrò che nella parte di Cirillo si fa ammirare per la bellezza dello strumento e la disciplina nell’emissione. Valida la prova del Coro del Teatro Municipale di Piacenza istruito dal maestro Corrado Casati e lodevole Ivan Maliboshka nei panni del pianista Boleslao Lazinski.
L’Orchestra Filarmonica Italiana è diretta con contezza di stile da Aldo Sisillo che nell’affrontare la cangiante partitura sa farsi garante di solido sostegno al palcoscenico e al testo. La puntualità delle sfumature, il corretto dosaggio di volumi e colori, uniti al fraseggio sensibile e sorvegliato hanno condotto così a una concertazione che, senza sguazzare negli eccessi, restituisce appieno il carattere atmosferico e istrionico della scrittura. Lunghi applausi congedano gli artisti in conclusione della recita trasmessa in diretta sulla piattaforma OperaStreaming.