Fra spose e spettri
di Stefano Ceccarelli
Il secondo concerto nei cartelloni dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia vede l’esecuzione di un programma dedicato alla musica cèca dell’Ottocento: brani da La sposa venduta di Bedřich Smetana e La sposa dello spettro di Antonín Dvořák. Il concerto è diretto da uno specialista qual è Jacub Hrůša, cèco di nascita e ‘ambasciatore’ della musica boema nel mondo; solisti nell’opera di Dvořák sono Corinne Winters, Richard Samek e Roman Hoza.
ROMA, 19 ottobre 2023 – Il Romanticismo maturo è caratterizzato dal recupero delle tradizioni dei singoli territori europei, ivi comprese anche le sonorità epicoriche, cioè caratteristiche del ‘genius’ di ogni nazione. Fra questi, la musica boema ha in Bedřich Smetana e Antonín Dvořák i compositori più significativi, i due campioni del romanticismo cèco. Jacub Hrůša, che valorizza nel mondo i più bei fiori della sua terra, appresta un programma che ha il suo fil rouge proprio nella tradizione operistica dei due compositori boemi e, in particolare, nella figura della sposa.
Il concerto, infatti, si apre con l’esecuzione di una suite di musiche di scena da La sposa venduta di Smetana. Hrůša legge con impareggiabile spirito la musica della sua terra, donando un’esecuzione talmente vivida, trascinante, da far applaudire il pubblico quasi ad ogni pezzo. L’ouverture (peraltro l’unico pezzo che ha una tradizione esecutiva nei cartelloni dell’Accademia) vibra all’inizio di un ostinato degli archi che accumula ritmo fino a riversarsi in una melodia gioiosa, limpida, la quale svela echi mozartiani e rossiniani, ma calati nel linguaggio tradizionale boemo così caro a Smetana. Echi villerecci impregnano tutto il brano (del resto, l’ambientazione dell’opera è campestre). Robusta la Polka successiva, cui Hrůša conferisce varietà dinamica per dare maggior abbrivio al ritmo di danza. Senza soluzione di continuità seguono Furiant, danza energica che ha nell’esplosione sonora il suo elemento più caratteristico, e la Skočná (Danza dei commedianti), che scorre liquida e repentina su un moto perpetuo degli archi, che pare non arrestarsi mai ed evoca l’agilità di abili circensi.
La seconda parte fa la parte del leone: l’esecuzione integrale della Sposa dello spettro di Dvořák. Hrůša ne dà una lettura intensa, drammatica: tutti i colori di una partitura romantica, dalle sonorità gotiche e fiabesche, emergono netti. L’intesa fra direttore e orchestra è ottima; del resto, sulla qualità sonora dell’orchestra di Santa Cecilia (probabilmente la migliore d’Italia e una delle migliori al mondo) è inutile dilungarsi. Su tutti gli interpreti si staglia Corinne Winters, nel ruolo del titolo. La sua voce vibrata, calda, trova accenti di trascinante malinconia. Le sue due arie sono magnificamente eseguite, sia per controllo delle intensità che per bellezza del fraseggio: malinconica l’aria d’apertura, piena di terrore la preghiera alla Vergine che prelude alla salvezza della fanciulla dalle orde degli spettri defunti. Un’aria, quest’ultima, nella quale la Winters verticalizza con piena potenza e controllo vocale. Il ruolo dello spettro (il defunto promesso sposo) è cantato da Richard Samek, che possiede una corda tenorile squillante, granulosa, di una caratura robusta ma, forse, poco fluida nei passaggi di registro; in ogni caso, queste caratteristiche lo rendono ben adatto al ruolo di uno spettro. Dvořák, infatti, pensa la parte per un tenore lirico che deve costantemente svettare in acuto (il che acuisce la difficoltà di esecuzione), per rendere l’effetto di una voce spettrale, diafana. Tutto considerato, Samek se la cava bene: le frasi musicali nei duetti sono ben legate, sempre protese all’acuto con energia. Ottimo anche Roman Hoza nel ruolo del narratore: la sua voce piena e duttile rende con efficacia i momenti narrativi più concitati, come la ballata in cui descrive la tentata aggressione dei morti alla fanciulla. Altro protagonista assoluto è il Coro, la cui eccelsa qualità è ben nota al pubblico usuale dell’Accademia, e che regala una performance ricca di sfumature, momenti accorati e potenti. Il concerto si chiude con un lungo applauso, che corona il successo di un programma la cui seconda parte anticipa l’atmosfera dell’imminente festa di Halloween.