Da est a est
di Giuseppe Guggino
Gli Amici della musica di Palermo ospitano un impegnativo recital del giovanissimo pianista Jae Hong Park, ultimo vincitore del Concorso Busoni. Successo pieno per le due ampie pagine della letteratura pianistica russa in programma e due festeggiatissimi bis.
Palermo, 13 marzo 2023 - Viene da est, più precisamente dalla Corea del Sud, Jae Hong Park, il pianista ventitreenne che all’ultima edizione del Concorso Busoni ha fatto incetta di premi speciali, oltre ad aggiudicarsi il primo premio. E a est egli si dirige convintamente col programma del suo recital per gli Amici della Musica al Politeama Garibaldi di Palermo, imperniato su due grandi pagine un po’ neglette della letteratura pianistica russa fra Otto e Novecento.
Con i 24 preludi op. 11, scritti fra il 1888 e il 1896 su pressione dell’editore-sfruttatore Belajev, il giovane Skrjabin segna la prima svolta artistica della propria carriera, misurandosi con un ciclo organico formalisticamente organizzato sull’arco di tutte e ventiquattro le tonalità, facendo seguire le maggiori dalle relative minori e ordinando le prime per quinte in senso ascendente e, nella seconda metà, per quarte in discesa, riallacciandosi così al grande modello del Clavicembalo ben temperato di Bach, poi seguito da Clementi, Hummel, Alkan, dai Préludes op. 28 di Chopin e – in maniera indisciplinatamente imperfetta – da Quelques Riens Pour Album del Rossini dei peccati di vecchiaia. L’estrema varietà dell’invenzione skrjabiniana – che si accompagna di pari passo all’eterogeneità di difficoltà nella scrittura – alternante fra cullanti berceuses a pagine dalle rapsodiche esplosioni di accordi corrucciati, necessita di un interprete completo, a cui non difetti né l’assetto tecnico né l’espressività, e dotato della capacità di transitare improvvistamente fra gli estremi opposti delle dinamiche consentite dalla tastiera. In questo senso Jae Hong Park dimostra di potersi dire già compiutamente formato, capace com’è di dominare con assoluto controllo lo strumento nonché di evidenziare gli snodi in cui l’imprevedibile e voluttuosa scrittura armonica di Skrjabin lascia già trasparire in filigrana il Prometeo che verrà.
Nella produzione pianistica del Novecento a metà strada fra il rigetto dell’incardinatura sulla scala cromatica dei 24 préludes dei due livres di Debussy e il rigore organizzativo dei 24 preludi e fughe op. 87 di Šostakovič, si porrà il sofferto percorso delle opp. 3, 23 e 32 di quel Rachmaninov a cui Jae Hong Park dedica la seconda parte del concerto, misurandosi con l’infrequente e mastodontica Prima Sonata in Re minore op. 28, scritta nel 1906 e ispirata al mito faustiano. Qui la prova del pluripremiato pianista assume la dimensione della sfida nell’aggredire sin dal primo tempo una scrittura strepitosa, declinata sul dualismo fra temi cantabili e agitati, prima di affrontare con la giusta morbidezza quella sorta di méditation sul tema del secondo tempo del ben più celebre Secondo concerto op. 18, che precede l’Allegro molto conclusivo in cui le martellanti articolazioni motiviche in una cascata di accordi per polsi di acciaio, affrontata con sbalorditiva facilità. Nonostante un impegno senza risparmio di forze per quasi quaranta minuti – salutati da ammirate approvazioni – le energie sono ancora bastevoli per due bis che conchiudono il programma sullo Skrjabin iniziale: il Preludio n. 10 dal Clavicembalo ben Temperato BWV855 nella trascrizione di Ziloti nonché La fille aux cheveux de lin dai Préludes di Debussy, che del tema ascendete-discendente del bis bachiano è quasi un calco in negativo.
Una serata di rara intelligenza financo nella scelta dei bis non può che concludersi con altrettanta sagacia, allorquando l’esausto Jae Hong Park si congeda dagli applausi che non accennano ad affievolirsi richiudendo scherzosamente il copritastiera: che sia un arrivederci a presto!