Cervello, vene e polsi
di Roberta Pedrotti
Enea Scala propone al Rof un programma sofisticato e nel contempo prodigo di autentiche scariche di adrenalina.
PESARO, 21 agosto 2023 - Quando un Concerto di Belcanto è affidato a un artista impegnato anche in una produzione operistica, si fa in modo di programmarlo il più possibile distanziato dalle recite. Quando però intervengono dei cambi in cartellone, gli incastri possono complicarsi. Così il recital di Enea Scala, inserito successivamente nel calendario già impostato, si trova poche ore dopo l'ultima recita di Eduardo e Cristina, che per il tenore non è proprio una passeggiata (basti pensare che contiene la stessa aria che in Ermione intona Pirro con le parole “Balena in man del figlio”). Non ci sarebbe stato allora nulla di male a proporre una scaletta prudente e contenuta. Ci sono anche programmi bellissimi e raffinati in cui il solista rischia relativamente poco, se è un artista vero, ed Enea Scala lo è senz'altro, ma è anche uno di quei cantanti capaci di dare una vera scarica di adrenalina e per i quali, quindi, il verbo “risparmiarsi” non esiste. Per chi, poi, ha avuto modo di ascoltarlo fin dai primi passi, dalle produzioni con gli allievi del Conservatorio di Bologna, è chiaro che la propensione naturale sia forgiata da una tecnica costruita intelligentemente ad personam, che per lui funziona benissimo da oltre quindici anni, permettendogli di affrontare sereno un pomeriggio come questo, con un'ora e quaranta di concerto irto di difficoltà. Né si pensi che un programma ardimentoso e spettacolare sia per forza anche popolare e scontato. Giriamo intorno al mito classico, con la sortita di Egeo dalla Medea in Corinto di Mayr, l'air de Jason “Eloigné pour jamais” dalla Médée di Cherubini e di Énée “Inutiles regrets” da LesTroyens di Berlioz. Avviciniamo il giovane Bellini con l'aria di Salvini “Sì, cadrò, ma estinto ancora” da Adelson e Salvini. Naturalmente non manca Rossini – e che Rossini! – con l'ardua aria di Argirio da Tancredi “Ah! segnar invano io tento” e soprattutto la diabolica sortita di Rodrigo dalla Donna del lago. Accanto ai brani operistici la scelta di pagine da camera non fa mai l'effetto di mero “scaldavoce”, bensì di adeguato confronto poetico. Ne è subito esempio il primo pezzo del programma, L'esule rossiniano quasi sussurrato, con un tempo molto lento e un effetto suggestivo di spossata nostalgia. L'interprete può dosare le forze in un crescendo d'impegno strettamente vocale, ma non si risparmia certo su quello musicale, né si può dire che cantar bene piano sia più facile. Il programma è generosissimo, l'audacia quasi spavalda sottintende in realtà uno studio attento e strategico dell'impegno, oltre che un quadro di affetti e registri espressivi ben articolato. Abbiamo la Grecia del mito, il medioevo cavalleresco, i tumulti dei clan scozzesi e disperate passioni in Irlanda; chanson à boire, bozzetti e affranti languori patriottici e sentimentali (L'esule di Rossini, Per pietà bell'idol mio di Bellini, Brindisi, Muore, Elisa, lo stanco poeta e Il poveretto di Verdi). Abbiamo il dramma coturnato ma non impermeabile alle istanze protoromantiche, di Cherubini, Mayr e Rossini, la novità rappresentata dal ricorso di quest'ultimo a Walter Scott e presto recepita – pur in contesto borghese e semiserio – da Bellini, l'utopia letteraria e nuovamente classica di Berlioz. Il tenore deve sapersi muovere fra accenti ardenti, aulici e galanti senza inutili schematismi, bensì facendo dialogare gli stili con consapevolezza storica. Cosa che Scala realizza appieno, sul crinale fra saggezza e follia che appaga la mente e fa scintille, eccita il melomane e stuzzica lo studioso.
Michele D'Elia è complice impeccabile e in bell'evidenza nei momenti solistici: il Sostenuto in Re bemolle maggiore La goccia d’acqua dai Ventiquattro preludi per pianoforte Op. 28 N. 15 di Chopin; Romanza e Valzer in Fa maggiore di Verdi, Méditation da Thaïs di Massenet.
Dopo cotanto programma, il pubblico entusiasta ottiene ben tre bis e si cambia registro: Mattinata di Tosti e di Leoncavallo, un canto popolare di pescatori siciliani, fra passione e poesia, coronano il pomeriggio pesarese di Enea Scala, che pone un'altra pesante ipoteca sui futuri personaggio per baritenore eroico al Rof.