La leggerezza di Rota
di Giuseppe Guggino
La stagione dell’Orchestra Sinfonica Siciliana torna a posarsi felicemente sulla leggera scrittura di Nino Rota con il pregevole apporto solistico di Maurizio Baglini e la guida di Luciano Acocella.
Palermo, 15 marzo 2024. Già programmata la suite dal balletto La strada in un precedente appuntamento, la stagione dell’Orchestra Sinfonica Siciliana – questa volta con un intero impaginato monografico – torna a soffermarsi sulla sfaccettata semplicità della scrittura di Nino Rota.
Dopo la scanzonata sinfonia del Cappello di paglia di Firenze in apertura, il programma accosta due lavori ricompresi nella produzione “seria” del compositore celebre per la musica da film, quali il Concerto soirée e la Sinfonia sopra una canzone d’amore, già coniugati dalla Sinfonia Siciliana in una riuscita incisione Nuova Era dei primi anni ’90, sotto la bacchetta di Massimo De Bernart. Dopo un trentennio la compagine orchestrale con Luciano Acocella alla testa si accosta alla scrittura di Rota con immutata convinzione.
Non stupisce che un pianista di apprezzabili risorse tecniche ed espressive quale è Maurizio Baglini, curioso nelle scelte di repertorio da camera e per strumento solista, si interessi al Concerto soirée che fra i tre lavori per pianoforte e orchestra di Rota è certamente il più eterodosso, a partire dall’inusuale articolazione in cinque tempi. Se la scrittura pianistica della pagina poco concede all’esibizionismo virtuosistico l’impegno del pianista pisano può ben focalizzarsi sull’espressività del fraseggio di una cantabilità sospesa fra la malinconia della romanza centrale e i ritmi ballabili degli altri tempi (valzer, quadriglia, can-can), sempre intercalata da grottesche interpunzioni fatte di ribattuti, rapide incursioni nella regione grave della tastiera o ripetizioni di acciaccature. Gli applausi di un pubblico questa volta non numerosissimo sono premiati da una lunare parafrasi del tema principale della colonna sonora di Amarcord firmata dallo stesso Baglini.
Meno interessante è l’esecuzione della singolare Sinfonia sopra una canzone d’amore, il cui primo tempo ha come tema una melodia cantabile di sapore vagamente brahmsiana che ritorna sottoforma di citazione nel quarto e ultimo movimento. Il lavoro abbozzato da Rota negli anni ’40 e poi saccheggiato per fornire spunti tematici alle musiche per i film La leggenda della montagna di cristallo (dai primi due tempi) e Il Gattopardo (dagli ultimi due), assume la sua fisionomia definitiva nel 1963, quando il terzo movimento era ormai divenuto celebre come tema di Angelica e Tancredi nella pellicola di Visconti. La Sinfonica Siciliana con la guida di Acocella ne dà una lettura a tinte pastello, scossa poi nell’ultimo tempo caratterizzato da una sorta di tarantella scandita da sonori colpi di percussioni. Il finale poco appariscente, risolto in diminuendo, induce il pubblico a frettolosi applausi di circostanza un poco ingenerosi.