Pollini e tulipani
di Gina Guandalini
Un ricordo di David Sassoli, non solo politico e giornalista, ma anche grande appassionato di musica e teatro, da parte di chi lo ha conosciuto bene.
Uno dei 3 CD di un mio bellissimo box di Maurizio Pollini che suona Chopin è rimasto in possesso di David Sassoli da quando gliel’ho prestato tanti anni fa. Va bene così, è giusto che un grande documento pianistico resti a casa sua: io sono molto più vociomane, mentre lui era un pianofilo appassionato. Allo stesso modo, io sono assolutamente “alberista”, lui era “presepista” fanatico, e collezionava statuine napoletane antiche.
Lo conobbi quando era l’euforico generale di una gioiosa macchina da guerra (così me la definì lui stesso), la redazione di Cronaca in diretta. Era il personaggio televisivo più popolare del momento e io dovevo intervistarlo sui suoi gusti musicali classici (se ne aveva) per Lyrica, mensile bolognese. Mi parlò della sua passione per la musica pianistica e soprattutto organistica, del suo culto per Fernando Germani, di concerti sacri che avrebbe voluto avere più tempo per seguire. Mi chiese una settimana per stendere lui stesso l’intervista con quanto avevo registrato; settimana che diventò un mese, finchè non mi lasciò un breve messaggio a mano che conservo ancora: “Scrivi pure tu. Sarà oro”. Non che io scrivessi meglio di lui, ma David sentiva di non essere, così sul momento, all’altezza di un discorso di argomento musicale. In quel periodo io tenni una piccola conferenza su Germani, se non sbaglio nella chiesa anglicana di via del Babuino a Roma; e tra i pochi spettatori c’erano David e suo fratello Mario Gori Sassoli, storico dell’arte attivo all’Istituto Centrale per la Grafica. In seguito è stato per me un vero onore frequentare anche Mario, coltissimo studioso dal tratto umano spontaneo e simpatico. Vorrei condividere con lui il dolore su questa pagina.
Voglio ricordare momenti artistici, personali, spero non frivoli, della mia amicizia con David Maria Sassoli. Il politico navigato, il grande europeista, l’uomo generoso e aperto, colto e spiritoso, che sono in questi giorni oggetto e soggetto di molteplici autorevolissime testimonianze, esulano da questa sede. Ricordo un concerto di Pollini al quale assistemmo nella vecchia sede di Santa Cecilia a via della Conciliazione (segnalato da Dagospia!). Ricordo che Sassoli assunse la conduzione di un programma di informazione politica che si intitolava Novantotto, da lui bene elaborato e calibrato ma che la Rai posponeva ad ogni importante incontro di calcio. Intuendo le sue perplessità volli presentarlo ad Arrigo Levi e nell’incontro lui parlò con umiltà e pacatezza al giornalista veterano, che fece osservazioni e rilasciò consigli. “Lei ha un bellissimo sorriso, sorrida più spesso!” gli consigliò Levi sulla porta di casa. Se ben ricordo fu a quell’epoca che David mi consigliò di leggere il romanzo Cassandradella scrittrice tedesca Christa Wolf e io provai ad affrontarlo nel testo originale. La traduzione italiana, però, mi sembrò più seducente perché i copertina l’eroina troiana aveva le sembianze della Duse!
La carriera di David superò ben presto quello scoglio: entrato alla redazione del TG come inviato speciale, ne divenne quindi conduttore. È in quel periodo che volli invitarlo con i suoi due bambini, Giulio e Livia, sui sette e quattro anni rispettivamente, a uno spettacolo di marionette progettato e agito da Idalberto Fei, “gran burattinaio”. Gli impegni non gli permisero di venire, venne sua moglie. Si assisteva seduti per terra. I burattinai, che manovravano in tuta nera nel buio, spaventarono Livia, che mi abbracciò esclamando “I ladri! I ladri!” Cercai di confortare quella paura infantile.
Ho potuto visitare brevemente la sua bella casa nelle vicinanze di Sutri, non lontana dal Lago di Vico, nell’Alto Lazio. Il compleanno di David era il 30 maggio, esattamente come nel caso di un mio zio, che ha sposato Raina Kabaivanska. Ebbi il piacere di organizzare un caffè “a quattro” in un bar del centro di Roma, in cui levammo le tazzine alla salute dei due birthday boys.
Dal 2006 al 2009 David Sassoli fu vicedirettore del TG1. In quegli anni io ero consulente di programmi di musica lirica per Rai International a Saxa Rubra. Una mattina che passai a dargli un saluto in redazione era appena morto Pavarotti. Lui e Gianni Riotta, in maniche di camicia, studiavano come commemorarlo quella sera. In un momento di pausa David chiese la mia opinione. Suggerii La bohème o Il trovatore, magari Rigoletto. Ma lui mi fece capire che purtroppo la mia era un’idea “non popolare”. Quella sera fu replicato il concerto dei tre tenori del ’90. David sapeva di avermi un po’ deluso.
Nel 2009 partecipammo in tanti, in tanti modi, alla sua elezione al Parlamento Europeo. Ci fu un banchetto al quartiere Eur per raccogliere fondi e fui fotografata mentre esortavo i presenti a contribuire generosamente e lo abbracciavo. Non ho mai visto quelle foto. Forse avrei avuto una carriera nel fund raising…
L’orgoglio per quella vittoria fu enorme. Non è un mistero che Sassoli mi chiese di fargli un crash course di inglese – quando avesse avuto tempo. Riuscimmo a concentrarci su due testi presi da quotidiani politici americani e a sviscerarli parola per parola secondo un mio metodo. Ma queste lezioni si svolsero in tavolini all’aperto di bar caffè del quartiere Prati, dove ammiratrici e colleghi venivano continuamente a complimentarsi.
Partì per Bruxelles, parlamentare europeo per il Partito Democratico. Il 31 luglio di quell’estate si festeggiava il compleanno di Franca Valeri in un ristorante romano; David trovò il tempo di esserci, di felicitarsi con Franca, che era sua grande ammiratrice e fece auguri all’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici del Parlamento Europeo.
Naturalmente votai per lui anche quando si trattò di scegliere, nel 2013, il sindaco di Roma, ma lo battè di stretta misura Ignazio Marino, e quando a Marino fui presentata lui sapeva di chi ero in realtà elettrice. David mi disse che gli sarebbe piaciuto diventare sindaco di Sutri e mi raccontò una leggenda che non conoscevo, secondo la quale il paladino Orlando, le grand Roland della poesia epica, sarebbe nato in quel bellissimo villaggio medievale.
Quando mi spostai temporaneamente su Amsterdam, David mi chiese di procurargli un certo tipo di bulbi di tulipano, che però non riuscii a trovare. Credo di avere trovato quelli che cercava nel novembre scorso, ma lui era ormai irraggiungibile. Ricordo che ogni tanto annunciava che avrebbe smesso di fumare. Qualche mese dopo lo vedevo sempre con la solita sigaretta e glielo ricordavo. “Non avevi detto che intendevi rinunciare?” Rispondeva: “Non l’ho mai detto”.