L’Ape musicale

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Hérodiade assoluta

Hérodiade. Sabato 19 novembre, h. 20.00, Teatro la Fenice – AGIMUS VENEZIA

Agimus Venezia e Plurimo Ensemble, in collaborazione con il Teatro la Fenice, l’Accademia di Belle Arti e il Liceo Artistico di Venezia, presentano il 19 novembre, alle 20.00, nelle Sale Apollinee, una nuova produzione dedicata a Stéphane Mallarmé ispirata alla figura di Hérodiade.

La serata comprende opere musicali e figurative in prima assoluta che traggono spunto dal poema Hérodiade in cui prende vita uno dei personaggi più straordinari della letteratura di ogni tempo, simbolo del mistero della bellezza e della femminilità.

Lavori ispirati a poesie di Mallarmé che hanno come protagoniste figure femminili, commissionati a Luisa Antoni, Fabio Grasso, Louis Karchin, Dario Savron e Riccardo Vaglini, s’intrecciano a opere figurative esposte nella sala adiacente alle Apollinee elaborate da Sofia Bonato, Federico Borroni, Stefan Milosavljevic, Miriam Montani, Paolo Pretolani ed Eva Trevisan, artisti dell’Accademia di Belle Arti di Venezia.

Nella seconda parte della serata verrà rappresentata l’opera da camera Absolu di Letizia Michielon ispirata a Hérodiade, Il Cantique de Saint Jean e Igitur di Mallarmé. I cantanti Caterina Bonelli, Marisa Karchin, Alberto Gallo e Sonia Visentin saranno affiancati dagli strumentisti del Plurimo Ensemble. I costumi sono stati creati appositamente da Carlos Tieppo mentre la regia è di Elena De Martin; gli oggetti scenici sono a cura della scuola di Scenografia del Liceo Artistico di Venezia.


 

Opere musicali

Riccardo Vaglini (Pisa, 1965), compositore, performer, editore, vive tra Atene e Venezia, dove insegna composizione al B. Marcello. Dal 1993 al 2002 cura a Pisa la direzione artistica di Arsenale Musica, nel 1998 fonda, con Riccardo Dapelo e Andrea Nicoli, le edizioni Ars Publica, dal 2008 cura con Francesco Zorzini il festival Camino Controcorrente di Camino al Tagliamento. Nel 2009 fonda Collettivo Rituale, gruppo di lavoro sui repertori performativi storici e attuali. Dal 2014 cura a Mestre Agitprop, casa, spazio espositivo e cellula urbana di cultura democratica. Nel 2016 è stato  Visiting Professor alla Monash University di Melbourne.

Pallido e rosa su “Une negresse” di Stéphane Mallarmé, per clarinetto e violoncello (2016). Ne “Il rapporto con il testo”, in Der blaue Reiter , 1912, Schönberg dichiara di ispirarsi “soltanto al suono delle prime parole del testo”; ma, mettendomi nei panni del poeta, sarei contrario a qualsiasi aggiunta estranea e direi che una poesia è bella se è autonoma. Però, chissà perché alcune poesie si mostrano inespugnabili al compositore, mentre altre si arrendono: talvolta anche una sola parola si attacca da qualche parte nell'immaginazione, si lega a un ritmo, a un passaggio, a un andamento. L'espressione “rosa pallido” non ci dice granché, ma invertiamo i fattori, “pallido e rosa”, e restiamo folgorati. E ancora una volta non saprei dire perché, almeno a parole. (R. Vaglini)

 

Luisa Antoni Triestina, ha contemporaneamente coltivato gli studi musicali, diplomandosi in pianoforte, e universitari, laureandosi in filosofia, conseguendo poi il master e il dottorato in Filosofia della musica. Ha approfondito lo studio del clavicembalo con I. Gregoletto e E. Fadini, seguendo anche numerose masterclass. Lavora come giornalista musicale alla RTV Slovenija. Ha studiato composizione con F. Nieder e M. Cardi e si è perfezionata con M. Bonifacio, A. Corghi, R. Vaglini e F. Fanticini.

Vermeer per flauto e arpa (2016). Nella ricerca dell’ispirazione i percorsi che guidano il compositore sono strani, inaspettati e tortuosi. Anche se Johannes Vermeer (da cui il titolo del brano), non ha tra i suoi quadri nature morte con fiori, la poesia “Les fleurs” di Mallarme (indicata dal committente come punto di partenza per il brano) mi ha suggerito di esplorare le nature morte del periodo. Nei quadri di Vermeer, molti dei quali a soggetto musicale, quello della donna che versa il latte mi ha colpito per la forza e la severità. L’ambiente spoglio e l’attenzione focalizzata su un gesto così semplice ma potente mi ha fatto cercare qualcosa di simile nella musica: l’essenzialità e la potenza del gesto. (L. Antoni)

 

Fabio Grasso Pianista e compositore, è docente al B. Marcello. Il suo repertorio pianistico spazia dai contemporanei alle serie integrali di Beethoven e Schumann. Suoi brani per vari organici sono stati premiati ed eseguiti in Europa e America. Per i dettagli: www.fabiograsso.eu

La Barcarolle du rêve vespéral trasfigura i simboli onirici che nel Sonnet en yx di Mallarmé evocano assenza e inanità sonora. La fantasmatica presenza del pianoforte innerva meta-fisicamente i silenzi dell'arpa, come i bagliori del sonetto irraggiano una non-realtà inghiottita dall'oblio. (F. Grasso)

 

Dario Savron ha svolto gli studi di composizione con F.Nieder presso il Conservatorio di Trieste. I suoi brani sono stati eseguiti in Italia, Slovenia, Germania, Canada, Stati Uniti e ha composto anche musiche per film documentari. Le sue opere sono edite da Nuova Stradivarius. Insegna Strumenti a percussione presso il Conservatorio di Foggia.

Desir …capelli rossi che librano nell’aria… Questi diventano fili sottili lucenti, tesi, quasi intrisi di elettricità. Librandosi creano un’immagine danzante, leggera… poi una presenza energica pian piano affiora fino a manifestarsi pienamente. (D. Savron)

Louis Karchin Considerato compositore di punta per la sua “coraggiosa eloquenza” (Andrew Porter, The New Yorker ), ha composto opere eseguite in USA, Europa ed Estremo Oriente. Ha ricevuto molti riconoscimenti, tra cui l’ American Academy of Arts and Letters e la Guggenheim Fellowship. Le sue composizioni sono state registrate da Bridge, Naxos, New World, Albany and CRI labels (con due cd in fase di produzione). La sua seconda opera, Jane Eyre , che trae spunto da un racconto di Charlotte Brontë, è stata rappresentata lo scorso mese a New York nel Center for Contemporary Opera, all’interno di una serata che includeva anche nuove composizioni per violino, arpa e quartetto d’archi. I suoi lavori sono pubblicati dalla Peters Corporation e dalla American Composers Alliance. Insegna alla New York University. www.louiskarchin.com.

Dreamscape è stato composto nell’estate del 2016 ed è dedicato al Plurimo Ensemble. Ispirato alla poesia Apparition di Mallarmé, prende spunto dal felice ricordo di un amore passato. Alla serena introduzione seguono le linee sonore a cascata del violino. Il motivo delle reminiscenza, in sei ottavi, defluisce creando gradualmente uno slancio che culmina nella cadenza dell’oboe. Si apre quindi una sezione più assertiva che raggiunge un culmine da cui poi riprende l’atmosfera sognante precedente. Forse tutto è stato frutto di un sogno. La concòlusione è dolce-amara. (L. Karchin)

 

Letizia Michielon Pianista e compositrice, insegna Pianoforte e Filosofia della musica al Conservatorio di Trieste. Diplomata sedicenne con lode, ha suonato in Europa, Canada e USA. Incide per Limen Music (integrali di Beethoven e Chopin) e pubblica con Ars Publica. Laureata in Filosofia a Ca’ Foscari, PhD a Padova e a Venezia, ha pubblicato volumi per Il Poligrafo, Mimesis e Il Melangolo. www.letiziamichielon.it

Absolu Il libretto utilizza passi tratti da Hérodiade , Il Cantique de Saint Jean e Igitur di Mallarmé, oltre che dal Cantico Spirituale di San Giovanni della Croce. L’ho immaginato come una sorta di Tristano e Isotta del nostro tempo. Anche in questo caso è lo sguardo a unire le anime, a rompere il muro di apparente freddezza che circonda il solipsismo di Hérodiade, rapita dalla contemplazione della propria bellezza, e a fendere il misticismo di San Giovanni, che nella morte raggiunge il proprio compimento, trascinando al tempo stesso con sé una Hérodiade maturata, capace di rinunciare per amore alla propria autotelicità. La vocazione estetica all’assoluto di Hérodiade e quella ascetica di Saint Jean si sublimano nel dramma intellettuale e metafisico di Igitur, personaggio senza volto e senza nome, un Amleto del XX secolo che con Hérodiade e San Giovanni condivide la tensione verso l’oltre. Nel momento in cui abbraccia la Notte, immergendosi nell’irrazionalità dell’ hasard , riappare Hérodiade che, spogliandosi delle vesti regali, diventa Salomé. Alcuni Leitmotiven dal Tristan si intrecciano a temi estrapolati  da altri brani del ciclo cameristico che ho dedicato a Mallarmé. La sezione centrale si avvale del canto gregoriano ispirato alla decollazione di San Giovanni il Battista che, spezzando il cromatismo delle sezioni estreme, rievoca uno stile modale e forme che ricordano il bicinium e il madrigale.   ( L. Michielon)

Note di regia Absolu è un’opera da camera concepita per teatro, sia pur di minime dimensioni. Considerate le caratteristiche delle Sale Apollinee , il lavoro si avvale di una rappresentazione in forma semiscenica, accentuando quell’aspetto onirico che è comunque elemento portante del lavoro di Mallarmé: il poeta rivede se stesso attraverso i propri problemi esistenziali tra i quali si materializza la mitica Erodiade e s’immedesima in Saint Jean, affascinato da una personalità inquietante che sfugge a qualsiasi sintesi definitoria. ( Elena de Martin )

Gli oggetti scenici sono stati realizzati dalla classe quarta F della sezione di Scenografia del Liceo Artistico di Venezia. Per la creazione dei bozzetti il punto di partenza è stato il contesto in cui gli oggetti avrebbero trovato collocazione. Tutti i progetti elaborati erano caratterizzati da originalità e fantasia; per la realizzazione sono stati prescelti quelli in cui gli autori hanno saputo attenersi allo stile e alla cultura del primo Novecento francese.

(Barbara Simoncelli , docente di Scenografia del Liceo Artistico di Venezia)


Opere figurative

Sofia Bonato , di origine Italo-Marocchina si laurea all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Frequenta MA Fine Arts alla Central Saint Martins, Londra.Il suo lavoro spazia tra disegno, incisione, scultura.

Hérodiade «Ho scelto di fare riferimento ad alcune immagini del Sonetto in yx : “l’angoscia”, scultura “lampadofora” ed infine “anfora” la scena ambientata a mezzanotte ospita le ombre onicee proiettate nell’oscurità mentre “vetri vacanti” ronzano meccanici.»

 

Federico Borroni ( Recanati,1991) Durante il periodo di formazione presso l'Accademia di Belle Arti di Macerata, frequenta in Erasmus l'Academy Royal des Beaux Arts de Liege. Nel 2014 effettua la residenza estiva a Berlino e l’anno successivo si iscrive all'Accademia di Belle Arti di Venezia, sezione Pittura. Vive e lavora a Venezia.

Ombra . Analogamente a Igitur, il lavoro è una ricerca che ha come posta in gioco la stessa opera. E' l’io dell'opera che si dà la morte, non la riceve perché morendo perde la coscienza di sé e sparisce nella morte, quella anonima, che credeva di potere evitare. Una morte in spirito che permette di «percepirsi nell’atto di sparire e apparire a se stessi nel miraggio di questa sparizione» .

 

Stefan Milosavljevic (Smederevo, Serbia, 1992). Nel 2016 si è diplomato in Arti Visive all'Accademia di Belle Arti di Venezia. E' iscritto alla laurea magistrale presso IUAV dipartimento Arti Visive. Dal 2015 fa parte del Collettivo Barnum.

I won’t forget all the things we did 2 mira a rappresentare il mondo come un insieme di due masse celesti unite dalla stessa storia. 

Miriam Montani (Cascia, Perugia, 1986). Ha studiato presso L’ Istituto Statale d’Arte Leoncillo Leonardi di Spoleto, la Escuela de Arte Y Oficios di Granada, Spagna. É diplomata in Pittura/Arti visive, presso l' Accademia di Belle Arti di Venezia . Dal 2008 lavora all’esposizione annuale di arte contemporanea LuciSorgenti presso i musei civici di Cascia, Perugia. Vive e lavora a Venezia.

Fleur de papier  Piccoli fogli composti da petali di fiori, in omaggio a “Les fleurs” di Mallarmé. La loro superficie richiama la pelle della principessa ebraica: “simile alla carne della donna, la rosa
 Crudele, del giardino chiaro, Erodiade in fiore”.

 

Paolo Pretolani ( Assisi, 1991) consegue il diploma in Pittura all'Accademia di Belle Arti di Venezia nel 2015 ed è attualmente iscritto al biennio specialistico. Partecipa a diverse mostre collettive tra il 2014, 2015 e il 2016 a Venezia, Rijeka, Verona e Trieste e a una mostra personale a Venezia nel 2016.Vive e lavora a Venezia.

La tigre infinita Il lavoro ricerca un dialogo con l'opera della serata attraverso la struttura ritmica sovrapposta dei ritagli di carta dipinta, evocando i sette veli colorati della danza di Salomé, ma soprattutto cerca una relazione stretta con lo specifico sito espositivo, avendo nel complesso forme e colori di un incendio. 

Eva Chiara Trevisan (Treviso, 1991) ha studiato presso il Liceo Artistico di Vicenza. Si laurea in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia, dove è attualmente iscritta al biennio specialistico di Decorazione. Ha partecipato a diverse mostre collettive tra il 2015 e il 2016 nel padovano e a Venezia. 

L’Alchimista Il lavoro fa riferimento alla scena dove San Giovanni veste i panni dello scienziato dell’occulto. Queste forme in gesso possono essere sia delle ciotole per la trasformazione dei metalli, sia esse stesse possono compiere la trasformazione per rigenerarsi e purificarsi, proprio come avviene nell’Alchimia.


 

 

 
 
 

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