In memoria di Aldo Moro
Su Rai5 sabato 9 maggio
Un’infinita primavera attendo
di Sandro Cappelletto e Daniele Carnini
In memoria dell’anniversario del ritrovamento
del corpo di Aldo Moro, Rai5 trasmette l’opera di teatro musicale omaggio allo statista italiano,
produzione dell’Accademia Filarmonica Romana con l’Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani.
On demand anche sul portale di Raiplay
Ha debuttato in prima assoluta al Teatro Palladium di Roma il 9 dicembre 2016, produzione di punta della stagione 2016-17 dell’Accademia Filarmonica Romana, con la significativa partecipazione dell’Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani e la collaborazione di importanti comitati, istituti e archivi nell’ambito delle manifestazioni promosse nel 2016 dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri per il primo centenario della nascita dello statista italiano.
In memoria dell’anniversario del ritrovamento del corpo di Moro – era il 9 maggio 1978 – l’opera sarà trasmessa da Rai5sabato 9 maggio ore 23.10 (prima opera lirica su Moro trasmessa dal canale televisivo), e sarà poi caricata sul portale di Raiplay, dove sarà visibile on demand fino al 31 maggio. La messa in onda sarà preceduta da una breve diretta video il 9 maggio alle ore 22.40 sulla pagina facebook dell’Accademia Filarmonica Romana (condivisa anche dalle pagine facebook di Rai5, Rai Cultura e Istituto Treccani), in cui interverranno gli autori dell’opera, insieme al regista Cesare Scarton, e al direttore artistico della Filarmonica Andrea Lucchesini.
Opera di teatro musicale in un atto, dal forte impegno civile, porta la firma dello scrittore e giornalista Sandro Cappelletto autore del libretto, e del compositore Daniele Carnini. La regia teatrale è di Cesare Scarton, la regia televisiva di Maxim Derevianko. Sono affiancati da Michele Della Cioppa per le scenografie, Flaviano Pizzardi per i video e le proiezioni, e i costumi di Giuseppe Bellini; sul podio Gabriele Bonolis dirige l’Ensemble dell’Orchestra Roma Tre e un cast di giovani voci soliste, con i protagonisti Daniele Adriani (Il Presidente Aldo Moro), Sabrina Cortese (La Segretaria), Chiara Osella (Uno Studente), e ancora Luca Cervoni (Il Cardinale/Giornalista II), Clemente Daliotti (Il Politico italiano/un Intellettuale italiano) e Giorgio Celenza (Il Senatore americano/Giornalista III). Fra gli artisti che sono stati coinvolti nella produzione, piace segnalare la presenza di Mimmo Paladino che ha disegnato l’immagine dello spettacolo.
Il progetto, che ha riscontrato un importante interesse di pubblico e della critica, ribadisce la necessità di un teatro musicale inteso come strumento di comprensione del nostro tempo, contribuendo anche ad una crescita civile più consapevole e partecipe.
Così raccontano gli autori Sandro Cappelletto e Daniele Carnini: “Cinquantacinque giorni. Tanto è durata la prigionia di Aldo Moro prima del suo assassinio. Una primavera negata, come è stata – talora duramente, talora tragicamente – questa che abbiamo appena vissuto, per lo stesso periodo di tempo. Certo le condizioni sono state, per molti, diverse da quell’esperienza di un singolo, un quarantennio fa. Ma abbiamo anche noi avuto modo, anzi l’obbligo, di riflettere sui principi di comunità e di responsabilità, anima del pensiero politico di Moro, che il 9 maggio 1978 furono messi a tacere”. Figura chiave della storia italiana del secondo dopoguerra, Aldo Moro ha sedimentato intorno a sé in questi decenni una ricchissima memoria collettiva fatta di narrazioni, materiali iconografici, elementi simbolici e manifestazioni di riconoscimento e di affetto popolare. Un’infinita primavera attendo parte da questi documenti e queste testimonianze. Nell’opera non ritroveremo il sequestro, né la prigionia, né la morte, “perché – proseguono Cappelletto e Carnini – la vita di quest’uomo non può essere ridotta ai suoi cinquantacinque giorni estremi, trascorsi in una condizione così crudele di violenza e privazioni. Il nostro punto di partenza è stata una riflessione del Presidente Moro: ‘Non sono mai cattive le cose che vengono dette con sincerità. Invece, non sono utili le cose che si nascondono, che si riducono a serpeggianti mormorazioni’.Da qui siamo partiti nel nostro lavoro di scrittura e di messa in scena, basato su testi dei suoi discorsi e interviste, su lettere e appunti, inviati e ricevuti, conservati all’Archivio centrale dello Stato. Accanto a lui, due giovani: la segretaria e uno studente, uno tra i tanti studenti dei suoi seguitissimi corsi universitari, ai quali mai volle rinunciare, dispiacendosi semmai di ‘non poter dare di più’ a quei ragazzi. In scena, altri personaggi lo incontrano, più ambigui e sfuggenti, quando non ostili. Sarà allora che il Presidente si sentirà chiuso nel cerchio della solitudine”.
“Questo progetto – spiega il regista Cesare Scarton – nasce dalla consapevolezza di mantenere viva una memoria che potrebbe correre il rischio di disperdersi e di non essere trasmessa alle nuove generazioni. Tuttavia la trasposizione su un palcoscenico di una vicenda così legata alla nostra contemporaneità deve necessariamente astrarsi da ogni riproduzione realistica per proiettarsi in una dimensione di valori universali. Sulla scena non si vedrà quindi tanto la pedissequa ricostruzione di quella storia, quanto la vicenda di un uomo politico in lotta contro un sistema di potere non interessato a soddisfare le vere esigenze e le autentiche aspirazioni del Paese. Una sorta di ‘combattimento’ tra una visione che assume come suo motto l’invito a guardare ‘non al domani ma al dopodomani’, e le forze che si oppongono a una società protesa in avanti e lanciata verso il futuro. Facendo uso anche della multimedialità, la vicenda è ambientata in un’epoca senza tempo, su un palcoscenico del tutto nudo, con le attrezzature tecniche a vista, in modo da privarla di ogni orpello esornativo e serrare il percorso drammaturgico in un flusso narrativo continuo, nel quale si snoda questa dolente parabola umana”.
foto Giusto Carabella