L'etica del musicista
di Roberta Pedrotti
Carl Schuricht
The complete Decca Recordings
10 CD Decca 483 1643, 2018
Quantomai gradito risulta, in questi tempi, l'omaggio a Carl Schuricht proposto dalla Decca, che riunisce rimasterizzate e in un unico cofanetto le incisioni del maestro nel suo archivio.
Nato a Danzica (allora tedesca) nel 1880, Schuricht è stato un fondamentale promotore e interprete della musica del suo tempo, dirigendo e divulgando opere di Stravinskij, Schönberg, Bartok, Hindemith. Anche musica che, quindi, nella sua patria sarebbe presto stata emarginata e proibita come “degenerata”. Anche di Mahler, cui dedicò un festival a Wiesbaden e che continuò imperterrito a proporre ovunque ne avesse la possibilità, fuori dai confini tedeschi ostili al genio ebraico del compositore. Uomo colto e fine letterato, coltivò un'attività il più possibile internazionale perseguendo l'etica della libertà dell'artista, ma non lasciò il suo Paese finché non fu costretto da Goebbels, che procedeva alla dissoluzione della “sua” orchestra di Dresda con l'arruolamento coatto dei musicisti, e dal rischio sempre più concreto di un arresto. Riparò in Svizzera e non smise mai di dirigere fin quasi alla morte, sopraggiunta il 7 gennaio 1967.
Risalgono tutte all'immediato dopoguerra – fra il 1948 e il 1954 – le registrazioni proposte e si concentrano in massima parte sul grande repertorio ottocentesco: Beethoven, Brahms, Schumann in primis, in buona compagnia con Mendelssohn, Weber, Čajkovskij, Wagner, Bruch e il Settecento di Mozart. Nulla, dunque, di Mahler e di altri contemporanei di Schuricht, che ammise esplicitamente come nella fase più matura della sua carriera gli venisse chiesto sempre più spesso di affrontare autori classici e romantici. Autori nei quali, comunque, la sua lettura appare particolarmente significativa ed eloquente, nella quale possiamo ben intravedere in filigrana la matrice dell'approccio anche a musica nuova e rivoluzionaria. Lo si avverte bene nel saldo rigore, nell'assenza di manierismi, nella pulizia del fraseggio scevra da ogni magniloquenza. Il suo Wagner è denso, perfino atro dove occorra, ma misuratissimo, mai greve, anzi, sempre ben intellegibile, ponderato e nitido. Parimenti in Mozart anche un'interpretazione non “storicamente informata” non risulta datata, in virtù dell'equilibrio e della pulizia, dell'elegante e attenta musicalità della bacchetta. In definitiva, di un'etica del far musica che traspare da ogni sua lettura, così luminosa nella cura del dettaglio, della scrittura, dello spirito di un pezzo, aliena da sovrastrutture e appassionatamente concentrata sull'essenza. L'uomo Suchricht che si rifugiava nella lettura dei classici e perseguiva la sua personale battaglia per un'arte viva e libera, senza manifesti ma con la caparbia ostinazione nel proporre in ogni possibile occasione Mahler, i contemporanei, i “degenerati” è lo stesso artista Suchricht, che rispetta profondamente e sostiene ogni testo musicale. Così, in questa ferma prospettiva etica, ci regala un incipit dell'Incompiuta di Schubert di raro fascino, sottile, umbratile, inquietante e poi repentinamente irradiata da una luce soave, in un continuo gioco di chiaroscuri. Emblematico, per le stesse ragioni, risulta anche il suo Beethoven, tanto che perfino Furwaengler definì insuperabile la sua interpretazione della Quinta Sinfonia. E così Schumann, Brahms, Mendelsohnn e ogni autore presentato in questa preziosa raccolta. Sia il brano più celebre, noto abusato, sia la novità assoluta, la cura studiosa e la sensibilità d'artista e d'uomo di Schuricht regala un modello esemplare di onestà, rigore, grandezza.