L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Danza di vita e morte

 di Isabella Ferrara

 

In scena al Piccolo Bellini dal 6 al 17 gennaio Dolore sotto chiave/Pericolosamente di Eduardo De Filippo, con la coraggiosa regia di Francesco Saponaro e la bella prova degli attori Tony Laudadio, Luciano Saltarelli, Giampiero Schiano.

NAPOLI 7 gennaio 2016 - Il Prologo, I pensionati della memoria di Luigi Pirandello, rappresenta una scelta difficile, impegnata e impegnativa. Lo strazio dell’incomunicabilità, consapevole e inconsapevole, fra gli uomini, di cui sono intrise le opere dell’autore siciliano, arriva alla sua estrema manifestazione con la morte e l’interpretazione del dolore che affligge chi resta come anche anche chi diparte. Una diversa e inconciliabile rappresentazione della realtà, anche fra chi più si ama, rende vivida la disillusione della vita, del dolore, e quasi trasfigura il rimpianto dell’altro e la sua assenza. A tratti sembra scaturire dalle parole un tono consolatorio, che possa, disgregando convinzioni fasulle, rendere più sopportabile il dolore della perdita, addolcirlo al pensiero che solo il corpo dell’amato mancherà alla nostra realtà, ma a ben vedere l’amarezza si fa più invasiva, e il dolore più consapevole non si ammorbidisce. E, tuttavia, a essere più godibile in senso teatrale è l’opera stessa di Pirandello, che, trasposta in dialetto napoletano, si lascia intendere e seguire con più agio, diventa quasi musicale e accompagna con più leggerezza, sebbene pur sempre tragica, verso testi pregni di significati, di contrapposizioni, di quella quotidianità vissuta quasi distrattamente, di vita.

Così il prologo, ben recitato da un convincente Schiano, da un lato chiarisce la scena allo spettatore e dall’altro lo prepara al tono emotivo della recita. E laddove il tutto poteva apparire scollegato e spoglio, si anima di connessioni, si illumina di nuovi significati, si colora di innumerevoli sfumature, tante quante sono gli attori, le loro sorprendenti espressioni, e quanti sono gli spettatori con le loro sconosciute intuizioni e necessità emozionali.

Nel Il dolore sotto chiave Laudadio e Saltarelli, quest’ultimo perfetto nell’interpretazione della sorella zitella i cui tratti psicologici si rispecchiano nell’aspetto fisico e negli adagi gestuali e mimici, ci presentano i fratelli Capasso di De Filippo, che si scambiano di continuo emozioni simili eppure assai diverse, piccole meschinità e gesti dal respiro di sacrificio e umiltà. Si alternano in verità taciute e bugie raccontate e vissute in sostituzione della realtà. Tanto da estromettere infine e ancora, la vita reale (di chi?) e continuare a evitarla, lasciandola prima fuori da una casa diventata bara di amori, emozioni e corpi assenti, e poi dentro quelle stesse mura buie e silenziose che potrebbero animarsi e svegliarsi a vita nuova, se solo il telefono, a cui chiama la donna incinta amata dal vedovo inconsapevole, non fosse lasciato a squillare dietro le porte chiuse. Il dolore e la vita negati: un uomo a cui è negato il dolore per la morte della moglie, nascostagli da una sorella a cui è negato l’amore di un uomo; a entrambi una vita negata perché soffocata nelle emozioni, come quelle emozioni che la moribonda già morta non avrebbe potuto sopportare, pena la scomparsa dal mondo reale.

In Pericolosamente, in scena i tre attori a rappresentare un folle dramma o una folle commedia, l’interno familiare di una coppia sposata, che a sua volta diventerà una realtà partecipata da altre coppie del quartiere, la sostanza di una intimità che diventa comune, riconosciuta e condivisa. Anche in questa casa amore, vita e morte si scambiano i ruoli, fanno sorridere e lasciano un’amarezza un po’ inquietante. Un uomo che ha trovato come espediente risolutivo dei continui litigi con la moglie, assetata di rivendicazione dei propri diritti di donna e sposa, colpi di pistola a salve, tranne uno che spaventa la consorte senza ucciderla, e la riporta, come una cura non definitiva, al suo ruolo tradizionale di moglie paziente, premurosa e servizievole. Testimone ignaro di questa scena farsesca familiare, un amico del marito tornato dalle Americhe, che, nonostante la sua esperienza nel Nuovo Mondo, di certo non è preparato a questa innovazione, retrograda, nei rapporti coniugali. Si ride dello spavento, della trasformazione della moglie, della graduale risoluzione del pericoloso equivoco, ma è di nuovo l’interpretazione della realtà che è in scena, dissimulata, ingannata, circoscritta e poi invece condivisa. Prima lo squillo di un telefono chiudeva una vita in una casa, lasciandone fuori tante altre, ed ora colpi di pistola a salve ripetuti e riconosciuti chiudono un’altra scena di vita privata, aprendone altre simili fuori.

In questo balletto fra la vita e la morte il regista ha saputo armonizzare concetti difficili da rappresentare, ha disegnato un percorso non banale e ben articolato, con una semplice scenografia, quasi spoglia, e tre attori che da soli, su pochi temi musicali ben scelti, hanno saputo animare case e vite, rendendo arredata di emozioni una scena impegnativa e di spessore culturale.

Nel teatro Bellini la stessa sera è andato in scena lo spettacolo dei fratelli Servillo e con il regista e attore Toni Servillo sia Saponaro sia Laudadio e Saltarelli e Schiano hanno in un modo o nell’altro lavorato e collaborato; una coincidenza di eventi che non sembra un confronto, ma un completamento, una prosecuzione. Da Pirandello e Eduardo, a Servillo, e ai nostri interpreti non secondari.

 


 

 

 
 
 

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