L’Ape musicale

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Beethoven, Fidelio, Bayerische Staatsoper

Se il Joker spara a Florestan

  di Suzanne Daumann

Affascinante lettura psicologica e onirica di Fidelio alla Bayerische Staatsoper con la regia di Calixto Bieito. Buono il cast vocale, con Anja Kampe e Klaus Florian Vogt nei ruoli principali; un po' fiacca la concertazione di Simone Young.

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MONACO di BAVIERA, 4 ottobre 2016 - Con Fidelio, sua unica opera e lavoro mai totalmente risolto, Beethoven ci lascia un bozzetto da completare, uno schermo bianco che lascia ai registi una grande libertà d'interpretazione. 

Così, Calixto Bieito, in questa produzione del 2010, ne fa una riflessione sulla prigionia psicologica che ci rinchiude nel carcere delle nostre sensazioni. Il triangolo Fidelio, Marzelline e Joaquino acquista dunque una dimensione affatto nuova, ben lontana dall'aneddoto di gioventù. In un ambiente sobrio e simbolico, un labirinto tridimensionale, protagonisti e figuranti vagano, si cercano, si trovano e si perdono. La dimensione politica qui esiste solo in quanto la condizione umana stessa è sempre politica. I testi parlati, una costante preoccupazione in quest'opera, sono stati sostituiti da righe di Jose Luis Borges, poetiche e appropriate. Effetti di luce sul labirinto e un fondale blu notte creano un'atmosfera onirica; per toglierci ogni dubbio, Florestan, prigioniero, indossa un pigiame e alla sua liberazione Leonore gli consegna un abito grigio, con camicia bianca e cravatta. È pur vero che il duetto finale soffre un poco del fatto che i cantanti siano, nel contempo, impegnati a cambiarsi.

Anja Kampe interpreta Leonore ed è potente. Voce ampia e tornita, perfettamente gestita, voix de soprano, vive il personaggio in tutto e per tutto. La messa in scena filosofica non facilita sempre il compito dei cantanti, tuttavia riesce a fare della protagonista un condensato di emozioni. Günther Groissböck canta Rocco con eleganza e intelligenza, e lui pure vive pienamente il suo ruolo. Il tenore Klaus Florian Vogt è Florestan. Con la sua voce sonora, chiara e levigata, Heldentenor leggro se è mai possibile, è piacevolissimo da ascoltare; il suo Florestan non è tanto un eroe quanto un uomo qualunque, prigioniero sonnambulo delle sue percezioni.

Marzelline, Hanna-Elisabeth Müller, e Joaquino, Dean Power, sono freschi e toccanti. John Lundgren, baritono agile ed espressivo, realizza un Don Pizarro detestabile come si conviene. Don Fernando,il governatore che arriva per dichiarare la liberazione di Florestan e la fine del regime iniquo di Don Pizarro, si presenta in costume da Joker e spara a Florestan, uccidendolo temporaneamente.

Simone Young sembra poco a  suo agio con il pathos beethoveniano e la sua concertazione manca di slancio. In compenso il quartetto d'archi che interpreta un estratto dal tempo lento dell’opus 132, è di un'intensità, nel suo pianissimo, da pelle d'oca. 

Una serata stimolante, insomma, che apre le porte verso altri mondi e da cui si esce con un solo interrrogativo: ma perché Joker ha sparato a Florestan?

foto © Wilfried Hösl


 

 

 
 
 

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