Aida, festa al Colón
di Gustavo Gabriel Otero
Per i centodieci anni del Colón di Buenos Aires la ripresa di Aida pare un ritorno agli antichi splendori.
Buenos Aires, 29/05/2018 - Ormai da qualche anno il Colón di Buenos Aires ha perso il suo posto nel mondo dei teatri d'opera di livello internazionale, ma di tanto in tanto ci sorprende con spettacoli che ci riportano agli antichi splendori. È esattamente il caso di questa Aida di Verdi - programmata per celebrare i centodieci anni dall'inaugurazione della sala con questa stessa opera - con cui il Colón è sembrato tornare ai suoi tempi migliori, senza aver perso nulla.
La sontuosa messa in scena firmata da Roberto Oswald è originale del 1996 ed è stata riallestita con successo da un dei suoi più fidi collaboratori: Aníbal Lápiz. Oswald - scomparso nel 2013 - è stato uno dei registi più apprezzati dal pubblico del Colón e che meglio padroneggiava il gusto per le ambientazioni d'epoca, le scenografie monumentali e i costumi sfarzosi che hanno sempre incantato gli spettatori del teatro che lo scorso 25 maggio ha compiuto centodieci anni.
Aníbal Lápiz oltre a disegnare i suntuosi costumi, è tornato a occupersi, come nel 2016 per Tosca, di riprendere le idee di Oswald. In questo senso è stato fedele alla concezione originale, con movimenti delle masse assai ben realizzati e inserendo alcuni dettagli di recitazione più in sintonia con i nostri tempi. Ben pensate ed eseguite le coreografie di Alejandro Cervera e adeguate le luci di Rubén Conde.
Con nerbo e perfetto stile si è dipanata la lettura musicale concertata da Carlos Vieu; una garanzia quando si tratta di questo repertorio.
Imponente nei momenti che lo richiedono, ben a fuoco e omogeneo il Coro Estable diretto da Miguel Martínez.
Latonia Moore è stata una protagonista di lusso come Aida. Di notevole potenza, omogeneità di registri, bel colore e sottigliezza interpretativa, ha conquistato dall'inizio alla fine dell'opera.
Il tenore italiano Riccardo Massi è stato un buon Radamés, in grado di interpretare la parte senza forzare l'emissione in nessun momento, benché, talora, gli difettasse un tono più eroico. È giovane, alto e prestante e possiede un buon colore vocale.
Nadia Krasteva come Ammeris è stata, ancora una volta, un'interprete vigorosa tanto per sicurezza vocale quanto per il suo temperamento scenico e il suo volume.
Il basso Roberto Scandiuzzi ha offerto un Ramfis omogeneo e potente in tutta la tessitura, con tutta l'autorità che la parte richiede.
Con emissione irregolare e alcuni problemi di fraseggio l'Amonasro dello statunitense Mark Rucker.
Lucas Debevec Mayer nel breve ruolo del Re si è disimpegnato con qualche problema nell'emissione e un canto oscillante. Con accurata correttezza le parti minori sono stati servite da Raúl Iriarte (Messaggero) e Marisú Pavón (Sacerdotessa).
foto Maximo Parpagnoli e Arnaldo Colombaroli/ Teatro Colon
Teatro Colón. Giuseppe Verdi: Aida, opera in quattro atti. Libretto di Antonio Ghislanzoni. Roberto Oswald, progetto originale e scene. Aníbal Lápiz, ripresa della regia e costumi. Christian Prego, ripresa delle scene. Alejandro Cervera, coreografia. Rubén Conde, luci. Latonia Moore (Aida), Nadia Krasteva (Amneris), Riccardo Massi (Radamés), Mark Rucker (Amonasro), Roberto Scandiuzzi (Ramfis), Lucas Debevec Mayer (il Re). Raúl Iriarte (Messagero), Marisú Pavón (Sacerdotessa). Orchestra e Coro stabili del Teatro Colón. Maestro del coro: Miguel Fabián Martínez. Direttore e concertatore: Carlos Vieu.