L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Cuore di tenore

di Roberta Pedrotti

Antonino Siragusa festeggia il suo profondo rapporto con il Rossini Opera Festival con un recital che abbraccia dolcezze ed esuberanze della voce di tenore da Mozart alla canzone classica. Calorosissima l'accoglienza del pubblico in un incontro di viva commozione.

PESARO, 22 agosto 2019 - Le celebrazioni per i quarant'anni del Rof si diramano ben oltre il Galà XL. Antonino Siragusa, impegnato come Idreno in Semiramide, non vi ha preso parte, per esempio, ma il suo legame con il Festival compre oltre due decenni e segue un cursus honorum che dall'Accademia (quando ancora non si rappresentava Il viaggio a Reims "giovane" e dunque gli allievi avevano meno occasioni immediate di lancio) è passato a piccole parti significative (il Gondoliere in Otello), al Viaggio a Reims delle stelle nel ventennale del Festival (1999), le farse (La scala di seta) e grandi personaggi seri (Norfolc, Oreste, Baldassarre). Antonino Siragusa è un affezionato beniamino del Rof e il suo concerto di Belcanto è una vera festa in un teatro Rossini affollato e calorosissimo. È anche l'occasione per un viaggio nella vocalità tenorile, nelle sue espressioni e nella sua comunicativa da Mozart fino alla canzone classica.

"Un'aura amorosa", da Così fan tutte, apre il programma con una dolcezza solare, mediterranea, un'emissione leggera leggera che si pone in immediato contrasto con la scrittura delirante di "Reggia aborrita", la cavatina di Oreste da Ermione, opera che conduce il tenore alle estreme conseguenze anche musicali di un amore disperato al punto dal renderlo succube e omicida, già interpretata con grande successo da Siragusa qui nel 2008. Qui l'assenza di un secondo tenore per i pertichini di Pilade mette, peraltro, in rilievo ancor maggiore l'arte di Gianni Fabbrini nel rendere al pianoforte, oltre alla seconda voce, una scrittura orchestrale particolarmente insidiosa nel ritmo, nel metro, nell'accentazione. Il pianista fiorentino, altra storica presenza pesarese, ha il suo momento di gloria intercalando il programma tenorile con due Rien dai Péchés de vieillesse, pagine di tale profondità e così apparentemente lievi da rappresentare di per sé un motivo di piacere che vale la giornata.

Dopo il tenore dolcemente amoroso e il tenore follemente amoroso, ecco la tenera gioia di Nemorino e quella esuberante di Tonio, la poesia della "Furtiva lagrima" e l'esplosione di do di "Ah mes amis" mostrano in Donizetti sia la propensione al lirismo sentimentale sia la spavalderia del registro acuto, qualità che si riconoscono nell'invocazione di Romèo a Juliette nell'opera di Gounod (chissà perché da più parti, programma di sala compreso, si fa riferimento a quest'aria come un'invocazione all'astro diurno, quando, sulla scorta del celeberrimo monologo shakespeariano, il "soleil" che deve apparire è palesemente l'amata). 

E le virtù tenorili trovano terreno fertile anche declinate in altra temperie stilistica, pur discendente dal linguaggio melodrammatico. La parte conclusiva del programma è tutta dedicata a canzoni e romanze, con Ideale e L'alba separa dalla luce l'ombra di Tosti, Musica proibita di Gastaldon, la splendida "...e vui durmite ancora" di Calì, pezzo caro ai cantanti siciliani, presentata a Pesaro da Nicola Alaimo nel 2015 [leggi la recensione] e ora felicemente riascoltata in versione tenorile. Chiude allegramente Granada di Lara, intonata con un calore che accende ancor più l'entusiasmo del pubblico, in uno scambio autentico d'emozioni e commozioni.

Con gli occhi lucidi, Siragusa condivide due fuori programma: A vucchella ribadisce il suo gusto per la dolcezza dell'emissione in un canto intimo e soave; "La donan è mobile ribadisce un'estroversione comunicativa e solare formata nel rigore del belcanto, là dove, in fondo, la tragedia aspra e accidentata o il richiamo d'amore, la grande opera seria, la commedia, il dramma o l'incontro salottiero non sono poi così lontani, bensì volti diversi, anche diversissimi, di uno stesso piacere di far musica ed esprimere cantando.

 


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