Galassia Bach
di Roberta Pedrotti
Fra ragione e poesia, Maria Perrotta propone il suo Vocabolario Bach per l'inaugurazione del festival Pianofortissimo & Talenti 2023.
BOLOGNA 6 giugno 2023 - Nel 2013 nasceva il festival Pianofortissimo e, dopo Leone Magiera, Beatrice Rana, Wonmi Kim, Antonii Baryshevskyi e Wim Mertens, il cartellone si chiudeva con il primo libro del Clavicembalo ben temperato suonato da Maria Perrotta. Erano anche i giorni in cui nasceva L'Ape musicale e i concerti di Perrotta e Baryshevskyi furono fra i primi recensiti sulle nostre pagine [Bologna, Festival Pianofortissimo 2013]. Oggi la pianista calabrese inaugura la decima edizione del festival e anche il meteo fa la sua parte nel riallacciare le fila della ricorrenza e, se allora il concerto fu prudentemente spostato nell'auditorium Biagi di Sala Borsa, ora il medesimo cielo minaccioso fa collocare lo strumento e il pubblico sotto il portico del cortile dell'Archiginnasio – e non rinunciamo, allora, nemmeno all'amata compagnia di rondini e pipistrelli musicofili.
Al riparo, nell'aria incerta fra brezze e umidità, il suono prende forma con un'incisività subito riconoscibile: ogni nota è sgranata con plastico nitore, rotonda, timbrata, calibrata con sapiente articolazione perché l'intreccio delle voci, l'architettura interna, la scienza di Bach appaia tersa e intelligibile, ma nondimeno animata da un senso del canto, un afflato poetico seducente. Pathos e logos vanno a braccetto, discendono uno dall'altro e non forzano mai la scrittura. In tal senso è ancor più esemplare il dominio tecnico del pianoforte, la cui peculiarità di suono e dinamica è sempre sublimata nell'ideale assoluto della musica bachiana e nella consapevolezza dello stile. Perrotta dà la sensazione di serena libertà, di completa compenetrazione nel testo, ma anche di rigore interiorizzato.
Dopo averla sentita soprattutto in percorsi monografici su singole raccolte, ora il progetto del Vocabolario Bach A-Z attraversa trasversalmente l'opera di Johann Sebastian per suite e concerti, pezzi didattici, speculativi, pubblici e privati. Il filo del pensiero, una concezione ideale unitaria attraversa tutto il programma, ma, pure, Perrotta sa differenziarlo procedendo con nonchalance fra l'introspezione totalizzante e il dipanarsi disinvolto dei ritmi di danza, come a guidare attraverso una galassia di suoni governata da chiare leggi fisiche in cui, via via, avvicinandosi, riusciamo a distinguere la luce e il colore di ogni stella o pianeta, la forma e gli elementi di ogni sistema.
Il tempo stesso del concerto è plasmato direttamente non dalle lancette di un orologio, ma dal metro della musica. E dopo tanta densità, la sola semplicissima Aria dalle variazioni Goldberg splende di abbacinante, luminoso candore, bella così, compiuta e invariata, pura e intatta, fuori programma che è ideale cesello di una serata di rara finezza e poesia.
Forse, vien da pensare, se Maria Perrotta fosse stata meno dedita a questo repertorio e si fosse gettata a capofitto nei più appariscenti concerti con orchestra oggi sarebbe considerata una star da un pubblico più vasto. Forse, ma perle come quelle di stasera non hanno prezzo e le stelle brillano per chi le sa vedere, come il pubblico che anche stasera si assiepa in tutti i posti disponibili, ascolta in silenzio assorto senza far cadere una nota, applaude con l'intensità che l'artista merita.
foto di Dino Russo