L’Ape musicale

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Il Moro e l'Alfiere: voci dal passato

 di Roberta Pedrotti

 

Fra le opere verdiane, Otello è l'unica della quale si possano ascoltare degli estratti di ben due dei primi interpreti assoluti (parziale eccezione fatta per il "Quand'ero paggio" dal Falstaff inciso sempre da Maurel). Caso ancor più significativo se si pensa che in quest'occasione soprattutto Verdi non scrisse l'opera pensando inizialmentea voci specifiche, anzi, nemmeno pensando concretamente a una futura messinscena, bensì plasmando poi con prove estenuanti esecutori accuratamente selezionati e riservandosi sempre di ritirare la partitura e annullare il debutto. Dunque ci troviamo di fronte ai cantanti che forse più di tutti nella storia hanno lavorato con Verdi sulle rispettive parti, che, salvo poche eccezioni (una di queste la frase “Quella vil cortigiana ch'è la sposa di Otello” riscritta per meglio adattarsi ai mezzi di Tamagno con esiti peraltro assai più incisivi rispetto alla prima stesura), non erano pensate per le loro voci ma solo per realizzare un ideale drammaturgico musicale. Si trovavano, insomma, in una condizione affatto simile a quella dei loro successori, interpreti più che co-creatori, solo con il vantaggio di poter lavorare con il demiurgo compositore.

Oramai, anche grazie a Youtube, un vastissimo patrimonio di registrazioni anche pionieristiche è a disposizione dell'appassionato, anche se non sempre in qualità di riversamento e ascolto ottimali, oltre che corredate da un apparato che ne renda più criticamente consapevole la fruizione. In quest'occasione facciamo riferimento a un doppio CD pubblicato dalla Casa della Musica di Parma e distribuito da Emi che, proponendo con i primi interpreti altri storici approcci ai due protagonisti maschili dell'Otello, offre riversamenti realizzati ad arte e ben descritti nelle note introduttive.

Infatti, ascoltando Francesco Tamagno e Victor Maurel, così come tutte le voci antiche, urge premettere qualche considerazione di ordine tecnico sulle incisioni.

Fino al 1925 troviamo, in questa raccolta, registrazioni acustiche (la vibrazione impressa dalla voce a una membrana determinava direttamente l'incisione del disco o del cilindro), dopodiché vengono soppiantate da quelle elettriche (nasce il microfono, che converte le onde sonore in impulsi elettrici da cui dipenderà l'incisione). Posto che non è possibile definire a priori una registrazione migliore o più fedele di un'altra senza considerare variabili come la qualità originaria dell'incisione, la conservazione del supporto, la qualità e l'appropriatezza dei mezzi di riproduzione e riversamento, la consapevolezza tecnica dei responsabili di ciascuna di queste fasi, la tecnologia elettrica è oggettivamente più evoluta e permette una ripresa sonora più minuziosa limitando al massimo i disturbi. Basti dire che la componente meccanica dell'incisione acustica è più vincolante ed esige spazi ristretti, non solo con l'effetto collaterale di un maggiore disturbo (fruscio, eco, rumori di fondo), ma anche di costringere cantanti formatisi per gli spazi teatrali a esibirsi in piccole sale, in condizioni affatto differenti. Gli impulsi elettrici, a differenza del vibrare di una membrana, possono viaggiare su distanze maggiori, permettono l'utilizzo di cavi, permettono di raccogliere la voce in spazi più ampi, a maggior distanza, in una parola, con maggior versatilità e potenziale fedeltà. Non per nulla, con l'estinzione dell'incisione acustica, il principio di quella elettrica si è poi mantenuto alla base della tecnologia moderna. Ovviamente le registrazioni di cui disponiamo, al netto di tutte le variabili di cui sopra, rappresentano per lo più, nel caso acustico, una tecnologia ampiamente collaudata e perfezionata al fianco dei primi tentativi elettrici, che quindi potrebbero non affermare subito la loro superiorità.

Conta poi, moltissimo, la cura nella ripresa e nell'eventuale riversamento, ché soprattutto nei primissimi tempi i parametri (movimento orizzontale o verticale della puntina, numero di giri al minuto) non erano standardizzati e anche con un apparecchio d'epoca non è detto si possa avere una riproduzione attendibile, con conseguenti alterazioni sia per quanto concerne la velocità, l'intonazione, la tonalità, lo stesso timbro (spesso le voci ci paiono più chiare e leggere di quanto un ascolto attento e una ripresa accurata non facciano meglio intendere, senza considerare l'alleggerimento dell'emissione quasi imposto dalle tecniche più primitive).

Muovendoci con la dovuta prudenza fra questi reperti possiamo ricavare moltissime informazioni di estrema utilità, sempre tenendo conto dei limiti dell'ascolto e dell'età non più verdissima di Maurel e Tamagno soprattutto, nonché di alcuni elementi che fanno parte del gusto anche attoriale dell'epoca, con, per esempio, la tendenza a portamenti e a scindere i gruppi consonantici nasale+dentale.

Otello

Jago

Sì. Pel ciel

Il CD (con ascolti)


 

 

 
 
 

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