ROBERTO ABBADO
Direttore musicale del Festival Verdi
Ha studiato direzione d’orchestra con Franco Ferrara al Teatro La Fenice di Venezia e all’Accademia di Santa Cecilia di Roma dove è stato invitato, unico studente nella storia dell’Accademia, a dirigere l’Orchestra di Santa Cecilia. È stato Direttore principale della Münchner Rundfunkorchester dal 1991 al 1998. Ha lavorato con prestigiose orchestre europee e ha debuttato negli Stati Uniti con l’Orchestra di St. Luke al Lincoln Center di New York nel 1991. Da allora dirige regolarmente le orchestre sinfoniche di Boston, Philadelphia, Chicago, Cleveland, San Francisco e Los Angels. Dall’inizio del 2006 è uno dei partner artistici della Saint Paul Chamber Orchestra. In ambito operistico ha diretto la prima rappresentazione italiana de Die Vögel di Walter Braunfels al Teatro Lirico di Cagliari e la prima mondiale della nuova opera Teneke di Fabio Vacchi al Teatro alla Scala. È uno degli interpreti più apprezzati nel campo della musica contemporanea. Nel 2008 è stato eletto “Direttore dell’anno” dalla giuria del Premio “Abbiati” della critica italiana. Ha inciso per BMG, Decca, Deutsche Grammophon. La sua incisione de I Capuleti e i Montecchi di Bellini ha vinto il BBC Magazine “Pick of the Year 1999” e nel 1997 la sua interpretazione di Tancredi di Rossini è stata insignita dell’Echo Klassic Deutscher Schallplattenpreis.
FRANCESCO IZZO
Direttore del Comitato scientifico per il Festival Verdi
È professore ordinario di musicologia presso l’Università di Southampton (Regno Unito), dove è attualmente direttore del Dipartimento di Musica. I suoi studi si concentrano principalmente sul melodramma dell’Ottocento. Ha pubblicato numerosi articoli in raccolte di saggi e varie riviste specialistiche, tra cui Journal of the American Musicological Society, Journal of Musicology, Cambridge Opera Journal, Nineteenth-Century Music Review, Studi musicali, concentrandosi con particolare attenzione sulla figura e le opere di Giuseppe Verdi. Il suo libro, Laughter between Two Revolutions: Opera buffa in Italy, 1831-1848, è stato pubblicato nel 2013 dalla University of Rochester Press.
Izzo è co-direttore dell’American Institute for Verdi Studies, e da qualche tempo è subentrato a Philip Gossett quale direttore responsabile dell’edizione critica Works of Giuseppe Verdi, co-edita da Ricordi e University of Chicago Press. La sua edizione di Un giorno di regno, eseguita per la prima volta a Sarasota Opera nel 2013, sarà pubblicata in quella serie nel 2018. Collabora frequentemente come consulente, conferenziere, ed estensore di programmi di sala con numerosi enti e festival in Europa e negli Stati Uniti, tra cui la BBC, la Royal Opera House, Glyndebourne Festival, la Welsh National Opera, il Teatro Real (Madrid), la Bayerische Staatsoper, il Teatro San Carlo e il Donizetti Festival.
FRANCESCA CALCIOLARI
Ha compiuto gli studi universitari presso la facoltà di Lettere moderne dell’Università degli Studi di Siena dove nel 2000 si è laureata in Filologia musicale dedicandosi parallelamente allo studio del violoncello fino al conseguimento dell’esame di compimento inferiore. Nel 2005 ha conseguito il Dottorato di ricerca in Musicologia presso l’Università degli Studi di Pavia. Le sue ricerche, sempre di indirizzo filologico, si sono concentrate prevalentemente sulla prima metà dell’Ottocento con studi nell’ambito del processo compositivo e in quello dei progetti di edizione critica finalizzati al recupero e valorizzazione della musica operistica italiana. Dal 2011 lavora presso la redazione di Casa Ricordi dove già fra il 2006 e il 2008 aveva lavorato in qualità di responsabile del progetto di digitalizzazione e catalogazione di tutte le fonti autografe e dei materiali scenografici conservati presso l’Archivio storico della Casa editrice. Nell’attuale impiego il suo ruolo si lega anche, fra le altre mansioni, alle attività di redazione nell’ambito della pubblicazione dell’edizione critica dell’opera omnia di Giuseppe Verdi.
CASA RICORDI, MILANO Nella storia musicale italiana è ben noto il sodalizio fra l’editore Ricordi di Milano e Giuseppe Verdi: è infatti a partire dal 1839, con l’ingresso del compositore sulle scene del Teatro alla Scala per la rappresentazione della sua prima opera Oberto, Conte di San Bonifacio, che si apre un nuovo capitolo non solo nella storia operistica, ma anche in quella della casa editrice. L’“era Verdi” - coprendo gli anni della direzione di Giovanni e Tito I fino ai tempi di Giulio a inizio Novecento – è fondamentale per l’affermazione e consacrazione dell’editore a livello nazionale e, nello stesso tempo, è fra gli interpreti emblematici delle vicende storico-politiche dell’Italia risorgimentale. Da parte sua, l’editore – dal 1825 in possesso dell’intero Archivio della Scala e quindi di tutte le partiture musicali – si ingegna nella diffusione della musica operistica, e di quella di Verdi in particolare, non solo tramite l’espediente del noleggio ai teatri musicali, ma anche tramite nuovi strumenti editoriali accessibili a svariati livelli sociali. Una componente importante della sua produzione è costituita infatti, fin da subito, dalle edizioni delle tradizionali “romanze” italiane e di brani operistici nelle trascrizioni per pianoforte, canto e piccoli ensemble nonché in quelle per musica per banda, soddisfacendo le richieste della clientela amatoriale e della musica d’interesse popolare. A distanza di più di un secolo Casa Ricordi è ancora impegnata nella valorizzazione della figura del Maestro. Fra le numerose attività che da sempre caratterizzano il legame indissolubile con Verdi, in questi ultimi anni è stato intrapreso il progetto dell’edizione critica dell’opera omnia che, in coedizione con la Chicago University Press, prevede la pubblicazione dell’intera produzione verdiana suddivisa in sei sezioni (opere teatrali, romanze, musica sacra, cantate, musica da camera, produzione giovanile) e si prefigge la diffusione di titoli ancora poco noti nonché una rilettura di quelli più popolari a partire da un rinnovata prospettiva storico-filologica. Formulato a partire dagli anni Settanta, il progetto è stato avviato solo nel 1983 con l’edizione critica di Rigoletto, a cura di Martin Chusid. Da allora sono stati pubblicati altri quattordici titoli fra cui alcune delle opera più note accanto a titoli meno conosciuti. L’ultimo titolo apparso è l’Attila (a cura di Helen Greenwald); in preparazione I due Foscari (2017, a cura di Andreas Giger) e Un giorno di regno (2018, a cura di Francesco Izzo).
DAMIEN COLAS
Musicologo francese, è “directeur de recherche” al “Centre National de la Recherche Scientifique” e lavora presso l’Institut de Recherche en Musicologie (Parigi). Dopo una tesi di dottorato sulla prassi esecutiva vocale in Rossini (1998), nella quale pubblicò più di 200 pagine di variazioni e abbellimenti inediti, Colas prosegue le sue ricerche sulla performance practice interessandosi all’orchestra d’opera. Diversifica l’attività di ricerca occupandosi degli scambi tra Francia e Italia nel Sette e Ottocento, e in particolare della disamina dei malintesi culturali nel campo dell’opera. È in questo ambito che torna all’analisi del linguaggio melodico, studiandovi l’impronta della lingua. Il suo progetto di ricerca su “La langue française chez Verdi” (La lingua francese in Verdi) vince nel 1998 il Premio Rotary dell’Istituto nazionale di studi verdiani e riunisce ricerche su Les vêpres siciliennes, Don Carlos, le traduzioni francesi di Verdi e le opere francesi di compositori come Rossini, Donizetti, Meyerbeer e Wagner. Colas consacra inoltre una parte della sua attività alla consulenza musicologica per musicisti. Ha collaborato a varie produzioni dell’Ensemble Matheus, diretto da Jean-Christophe Spinosi (L’occasione fa il ladro, La pietra del paragone, Norma) e ha scritto numerose varianti vocali. È autore di più di 200 pubblicazioni, tra cui figurano i due volumi D’une scène à l’autre. L’opéra italien en Europe (Mardaga, 2010, con la co-direzione di Alessandro Di Profio). La sua edizione critica de Le Comte Ory di Rossini (Bärenreiter, 2014) ha vinto il premio “Best Edition” del Deutscher Verleger-Verband nel 2015 ed è stata eseguita in numerosi teatri europei, tra cui a Zurigo, alla Scala e a Lione. Sta attualmente ultimando l’edizione de Le siège de Corinthe che in questa nuova veste critica verrà presentato per la prima volta nel 2017 al Rossini Opera Festival di Pesaro.
ALESSANDRA CARLOTTA PELLEGRINI
Musicologa, ha maturato esperienze professionali nell’ambito dei suoi principali interessi di ricerca: la filologia musicale riferita al repertorio contemporaneo e al teatro musicale del XIX secolo; la musica italiana del XX secolo. Ha acquisito una specifica competenza nella gestione e valorizzazione del patrimonio archivistico, collaborando a diversi progetti di riordino e inventariazione di archivi musicali italiani. In collaborazione con Arrigo Quattrocchi, con il supporto scientifico dell’Istituto Nazionale di Studi Verdiani, ha curato la revisione critica sulla base dell’autografo dell’opera Jérusalem di Giuseppe Verdi. E’ direttore scientifico della Fondazione Isabella Scelsi (Roma), con cui collabora dal 2001. E’ direttore scientifico dell’Istituto Nazionale di Studi Verdiani (Parma) dal dicembre 2015 e membro della Commissione per l’Edizione dei Carteggi e dei Documenti Verdiani.
ALESSANDRO ROCCATAGLIATI
Alessandro Roccatagliati (Reggio Emilia, 1960) è professore di Musicologia e Storia della musica all’Università di Ferrara, ove insegna Drammaturgia musicale e Storia della musica rinascimentale. È condirettore della rivista «Il Saggiatore musicale», vicedirettore di «Musicalia» e membro italiano del comitato scientifico di «VerdiPerspektiven». Condirige l’Edizione critica delle opere di Vincenzo Bellini di Casa Ricordi (dal 2001) nell’ambito della quale ha curato l’edizione dell'opera La sonnambula (con L. Zoppelli, 2009).La sua produzione scientifica si concentra perlopiù sulla drammaturgia e la storia dell’opera italiana, in particolare sul teatro di Verdi, Bellini, Rossini e Donizetti, con un’attenzione particolare agli aspetti della librettologia. Ha dedicato studi anche a opere di Paisiello, Mayr, Meyerbeer, Halévy, Janáček e Berio, oltre che alla storia musicale di vari centri del nord Italia e alla musica strumentale austro-tedesca tra Sette e Ottocento. Tra le sue pubblicazioni, le monografie Felice Romani librettista (Lucca, 1996), Ferrara dà spettacolo: vicende, persone e denari nell’organizzazione del Teatro Comunale (1786-1940) (Lucca, 2004) e Musica e società, II: dal 1640 al 1830 (Milano, 2013). In ambito verdiano, ha scritto su opere del periodo 1845-60 come Macbeth, Luisa Miller, Stiffelio, Rigoletto (anche con la Guida all’opera Mursia 1991) e Un ballo in maschera, sulle problematiche dell’edizione critica WGV (Parma 1990), sulle attitudini del musicista verso libretti e librettisti (Laaber 2001, Bologna 2004 e 2012) e questioni letterarie coeve di rilievo (Lincei, 2003), sul suo ruolo nel sistema produttivo dei teatri italiani dell’800 (per la Cambridge Companion to Verdi, 2004).