Incontro di culture
di Giuliana Dal Piaz
Marco Cera, oboista della Tafelmusik Baroque Orchestra di Toronto, si trova con i suoi colleghi a Kingston, per lavorare all’istallazione di un nuovo spettacolo multimediale The Tale of Two Cities: the Leipzig-Damascus Coffee House (Racconto di due città). Questo spettacolo sarà rappresentato a Toronto presso la Koerner Hall-TELUS Centre dal 19 al 22 maggio prossimi. Abbiamo raggiunto telefonicamente Marco in vista di questo importante evento.
Marco, com'è entrato a far parte della rinomata orchestra barocca canadese Tafelmusik?
In modo molto casuale, devo dire. Mi trovavo negli Stati Uniti per ragioni personali, e mi resi conto di quante orchestre e gruppi di musica antica esistessero in Nordamerica. Mi capitò di conoscere l’oboista della Tafelmusik, John Abberger, e lui mi parlò dell'imminente concorso per un secondo oboe. Lo vinsi ed entrai a far parte stabilmente dell'Orchestra nel 2007.
È stato difficile, personalmente e/o professionalmente, adattarsi a vivere e lavorare a Toronto?
Una volta superato lo shock culturale, mi sono ambientato molto rapidamente sia a livello personale che professionale. Nell’ambiente musicale di Toronto, ho imparato ad apprezzare la buona organizzazione di ogni gruppo, la serietà durante le prove, il rispetto per la professione di musicista, il supporto da parte dei privati verso la musica e l’arte in genere. La qualità del lavoro è ottima e la città di Toronto è un ambiente stimolante che favorisce la creatività artistica. Vivo in Canada da nove anni e ho già fondato due ensemble musicali, che mi danno molte soddisfazioni e incontrano i favori del pubblico.
In Italia suonava con un ensemble in particolare?
In Italia ed Europa ho collaborato come ospite con numerosi gruppi: Il Giardino Armonico, Europa Galante, l'Accademia Bizantina, Les Talens Lyriques, la Cappella della Pietà de' Turchini... Lo strumento che suono, l'oboe barocco, è raramente parte stabile dell'organico di un’orchestra, ma è spesso richiesto come strumento solista o “concertato” in vari programmi. Ogni orchestra ha la sua specializzazione nel repertorio e nell’interpretazione, e suonare con questi gruppi è stata l’opportunità di crescere musicalmente. È stata una vera e propria scuola di stili musicali diversi.
Mi dice qualcosa del suo strumento e di come ha cominciato a suonarlo?
Suono l’oboe barocco e sono specializzato nel repertorio antico. Vengo da una famiglia musicale in cui tutti suonavano un qualche strumento. Mio padre suonava l'oboe, il che mi ha incentivato a intraprenderne lo studio, prima a Padova, poi a Basilea in Svizzera. Là ho scoperto la musica barocca eseguita su strumenti originali e questo ha trasformato la mia carriera. Ho incominciato ad avvicinarmi dall’oboe storico e me ne sono innamorato presto. Il nome ‘oboe’ viene dal francese haut-bois ('legno alto' per indicarne l’estensione acuta). Strumento a fiato ad ancia doppia, ha una storia antichissima e proviene dal Medio Oriente.
Sono rari gli strumenti originali del diciottesimo secolo che sono sopravvissuti e che possono essere suonati ai giorni d’oggi.
Nel mio caso, l’oboe barocco che suono è una copia di un oboe tedesco del 1740, realizzata da un artigiano di Vicenza con il quale collaboro suggerendo io stesso la scelta del legno, l'ampiezza dei fori, ecc. L’oboe antico è molto diverso dall'oboe moderno, ha solo due chiavi perciò visivamente ricorda molto il flauto dolce.
Marco, mi dice qualcosa del concerto/spettacolo che eseguirete stasera a Kingston, in prima mondiale, "Tale of Two Cities"?
Si tratta di un nuovo spettacolo multimediale scritto dalla contrabbassista di Tafelmusik, Alison Mckay. Musica, immagini e narrazione trasportano il pubblico lungo la storia di due città, Lipsia e Damasco, che nel '700 avevano molti punti in comune.
Entrambe infatti sorgevano su importanti snodi commerciali divenendo in seguito fervidi centri culturali per la pubblicazione di libri, la nascita di Università, lo studio della filosofia, della legge e dell’astronomia.
Le due città condividevano anche la tradizione dei Caffé che non erano solamente caffetterie, ma degli importanti centri culturali, luoghi in cui si faceva musica, si raccontavano in pubblico storie e leggende, scienziati e artisti si incontravano e colloquiavano.
A Lipsia approdarono all’inizio del ‘700 i giovani Telemann e Handel per studiare legge. Ben presto Telemann fondò il Collegium Musicum (gruppo musicale costituito prevalentemente da studenti universitari) cominciando un’intensa attività concertistica nel famoso Caffé Zimmermann, caffetteria e centro di ritrovo della classe media maschile. Il Caffé Zimmermann fu cornice per le prime esecuzioni di opere di J.S. Bach.
La musica di Telemann, Bach ed Handel è eseguita completamente a memoria dai musicisti di Tafelmusik, che possono così muoversi coreograficamente nel teatro.
Per l’occasione Tafelmusik è affiancata da un trio di fenomenali musicisti specializzati nel repertorio medio-orientale tradizionale, il Trio Arabica. A loro il compito di ricreare l’atmosfera delle “Coffee Houses” di Damasco.
Le differenze tra la musica Orientale e quella Occidentale vengono messe in netta evidenza (come ritmo, intervalli e strumenti), ma Tafelmusik e Trio Arabica trovano anche un linguaggio comune che unisce le due tradizioni.
Il pubblico può così constatare che, nonostante i 3.000 km che separano le due città, le cose che accadevano all’interno delle Caffetterie erano molto simili…
Sembra quindi che Musica e Caffé avessero un potere terapeutico tra i popoli e che, ancora una volta, siano l’arte e la musica ad accomunare le diverse culture.
Gli artisti nella storia hanno sempre cercato ispirazione dalle tradizioni di popoli lontani. È questo il messaggio che trasmette il concerto-spettacolo "Tale of Two Cities", un inno alla comunicazione tra culture diverse.