L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

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Indice articoli

 

IL TURCO IN ITALIA

di Gioachino Rossini

Venezia, 22 maggio 1813: L’Italiana in Algeri; Milano, 14 agosto 1814: Il Turco in Italia. Solo un anno separa questi due titoli rossiniani: nel primo un’ italiana naufraga ad Algeri, nel secondo un turco giunge a Napoli per conoscere gli usi europei. Il Turco non è semplicemente un ribaltamento Algeri/Napoli, Isabella/Selim, ma la vicinanza con il grande successo dell’Italiana gli ha per molti anni nuociuto: per troppo tempo è stato considerato come un “fratello minore” dell’altro grande titolo rossiniano, eppure l’opera ha una sua particolarità che fa addirittura parlare i critici di “pirandellismo”. Alle vicende del turco si mescolano quelle di un poeta, Prosdocimo, che ha “da fare un dramma buffo e non trovo l’argomento” che quindi manipola i personaggi, si ispira alle loro storie, insomma, un po’ come il Regista pirandelliano con i suoi Personaggi, certo, non con gli esiti drammatici dei Sei personaggi in cerca d’autore, ma con un ironico gioco di teatro nel teatro. La riscoperta del Turco in Italia, il suo ritorno in repertorio, risale al 1950 quando al Teatro Eliseo di Roma l’opera viene diretta da Gianandrea Gavazzeni, scene e costumi di Mino Maccari, cantano Maria Callas, Mariano Stabile, Sesto Bruscantini. Così scriveva Gianandrea Gavazzeni sul suo Diario: “Dramma buffo questo Turco in Italia che manifesta una cultura matura, una coscienza musicale e drammatica largamente europea. Vi si ascolti, infatti, qual voce prenda il particolare mozartismo di Rossini, com’esso assuma forma di passione e mescoli, con la superiore saggezza del genio creatore, elementi desunti da tradizioni operistiche diverse (Mozart e i Napoletani, ad esempio). La stessa posizione, di fronte a Mozart, che Stendhal avrà di fronte a Rossini. E insieme l’opera brulica di anticipazioni su ciò che verrà dopo, in Rossini ancora, e in Donizetti”.

ATTO I

In un luogo solitario alle porte di Napoli Zaida, una zingara, ricorda con dolore il suo amore per il principe turco Selim. Inutili sono le parole di conforto di Albazar, da sempre innamorato di lei. Arriva il poeta Prosdocimo preoccupato perché non riesce a trovare l’argomento per il suo nuovo dramma, mentre il vecchio Don Geronio ha raggiunto l’accampamento degli zingari per farsi leggere la mano e capire come comportarsi con Fiorilla, la sua giovane moglie che civetta con tutti. Zaida gli conferma l’infedeltà della donna. Prosdocimo ha così trovato il soggetto per il suo dramma! Poi si fa raccontare da Zaida le sue vicende: la ragazza stava per sposare il principe Selim, ma per colpa delle calunnie di altre donne egli si convinse che lei lo tradiva e la condannò a morte, solo con l’aiuto di Albazar riuscì a fuggire e a salvarsi in Italia. Prosdocimo le racconta che un principe turco sta per arrivare a Napoli, se Zaida gli racconterà la sua storia e il suo amore per Selim, forse il principe potrà aiutarla a riconquistare l’amato. Il principe turco, appena sbarcato sulla spiaggia, rimane colpito dalla bellezza di Fiorilla. Narciso, il cicisbeo di Fiorilla, e Geronio apprendono con rabbia che Fiorilla ha invitato il turco (Prosdocimo ha scoperto che è Selim) a casa sua a prendere un caffè. Sono inutili le scenate di gelosia di Geronio, Fiorilla ha dato appuntamento a Selim sulla spiaggia per fuggire insieme, ma proprio sulla spiaggia Selim incontra e riconosce Zaida: i due si abbracciano. Scoppia una lite tra Fiorilla e Zaida che si contendono Selim. Prosdocimo è soddisfatto dell’imprevista piega che sta prendendo la vicenda.

ATTO II

Selim propone a Geronio un’usanza turca: vendergli la moglie, ma il vecchio rifiuta. Fiorilla e Zaida chiedono a Selim di scegliere con chi di loro due vuole tornare in Turchia, ma Selim non si pronuncia deludendo entrambe. Prosdocimo scopre che Selim vuol rapire Fiorilla nel corso di una festa in maschera, consiglia così a Zaida di vestirsi da Fiorilla e a Geronio di mascherarsi da Selim, Narciso ha ascoltato tutto e decide anche lui di travestirsi da Selim. Ovvio che la festa sia un susseguirsi di malintesi: Geronio vede due Selim e due Fiorille, tutti lo credono pazzo. Consigliato da Prosdocimo, Geronio scrive una lettera a Fiorilla ripudiandola, la donna è pentita e si ricongiunge al marito, Zaida e Selim partono insieme per la Turchia. Prosdocimo è lieto per la conclusione del suo dramma e si augura che lo sia anche il pubblico. (s.f.)

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