Prosciugare per cantare
di Roberta Pedrotti
Chopin, Scriabin, Stockhausen
Daniele Pollini, pianoforte
CD Deutsche Grammophon 481 6917, 2018
Chiamarsi Pollini, incidere Chopin, Scriabin e Stockhausen per Deutsche Grammophon: ci vuole del coraggio. E il miglior riconoscimento a tale coraggio sarà dimenticare che Daniele è figlio di Maurizio, tanto più che un musicista quarantenne con una propria, avviata carriera potrà ben contare per se stesso e non per l'onore e l'onere della famiglia.
E per se stesso Daniele può contare eccome, giacché la tecnica è ottima, il tocco nettissimo, preciso, il fraseggio determinato e personale. Così determinato e personale che il suo Chopin così assertivo e incalzante può lasciare spiazzati: suonato benissimo, non v'è dubbio, lascia talora pensare che l'incedere deciso lasci poco spazio alla poesia. Dal primo al dodicesimo studio descrive, però, un'arcata che culmina, nell'ultima pagina in Do minore, con una drammaticità tanto asciutta quanto sapientemente accentata. Soprattutto, questo Chopin essenziale ed energico non rimane isolato e disorientante, ma dialoga direttamente, in un percorso ben definito, con la piccola antologia di Scriabin che costituisce il cuore del Cd, con il Klavierstück IX di Stockhausen che fa da eloquente epilogo.
Crescono i chiaroscuri nel segnare il legame dal Polacco al Russo, ma il legame chiarissimo non sta nel colore, in una poetica d'intuizioni e suggestioni scritte nelle nuvole e nei sogni, ma nella concretezza del tocco, nell'essenzialità della nota quasi isolata, prosciugata. L'esoterismo di Scriabin, insomma, sembra farsi ermetismo, mentre, in un interessante percorso interpretativo per moti inversi, il misticismo scientifico, matematico di Stockhausen, con il suo reinventare il classico Klavierstück fra vocazioni percussive e pulviscolari, riesce perfino a cantare fra dinamiche sfumate e sorprendenti morbidezze timbriche. Il senso del melos scrollato via da Chopin riaffiora inaspettato in Stockhausen. Alla fine del suo percorso, Daniele Pollini addita una meta che non avremmo previsto e che illumina d'una luce originale l'intero programma, avvicinando tre autori, le loro tendenze sperimentli e all'incirca un secolo e mezzo di musica con idee e chiare e tecnica sicura.
Completano l'opera le note di copertina ben dettagliate di Paolo Petazzi, salda sostanza teorica affiancata all'intelligente esegesi interpretativa di Pollini.