La prima regina
di Luis Gutierrez
La stagione 2015/16 Met vedrà il compimento della Trilogia Tudor di Donizetti con il debutto di Roberto Devereux e le riprese di Maria Stuarda e Anna Bolena, sempre con la regia di David McVicar e Sondra Radvanovsky protagonista. La prima tappa del ciclo ha soddisfatto sotto ogni punto di vista.
NEW YORK, 1 ottobre 2015 - Il Met ha deciso di portare in scena per la prima volta nella sua storia le opere di Donizetti note come “Trilogia Tudor” contando su Sir David McVicar come regista per le tre produzioni: Anna Bolena, Maria Stuarda e Roberto Devereaux.
Anna Bolena aveva inaugurato la stagione 2011/2012, Maria Stuarda è stata proposta l'anno seguente e Roberto Devereaux debutterà il 24 marzo del 2016. Oltre al debutto della terza opera, quest'anno presenta due particolarità: il soprano statunitense Sondra Radvanosvsky canterà i ruoli principali dei tre titoli e McVicar curerà oltre al nuovo allestimento anche le riprese (contro l'uso del Met, dove solo il primo allestimento è curato dal regista per poi passare ai direttori di palcoscenico).
Robert Jones ha progettato la scena dividento il palco in due aree separate da una parete perpendicolare al proscenio durante la prima scena del primo atto: a sinistra uno spazio in cui il coro commenta la caduta in disgrazia della Regina, a destra l'interno degli appartamenti di Giovanna Seymour. Nel secondo quadro si rimuovono questi ambienti per la caccia in cui si incontrano il Re, la Regina, il fratello, Lord Rochefort, e il primo amore di lei, Lord Riccardo Percy. Torniamo quindi in una sala del palazzo reale simulata da un muro trasversale. Nel secondo atto lo spazio della Regina occuperò l'intero palcoscenico, poi nell'atrio del Consiglio Reale, simile alla sala del primo atto. La scena della Torre di Londra sfrutta le risorse tecniche del Met, poiché quando ad Anna viene annunciata la condanna a morte si innalza un secondo scenario che simula l'appartamento della Regina che lì attende la fine. Posso dire che, pur con tanto apparente movimento, la scenografia è semplicissima e dipende in gran misura dalle luci ben disegnate da Paule Constable. I costumi di Jenny Tiramani si attengono scrupolosamente all'epoca storica dei fatti. Per esempio, Ildar Abdrazakov appare tale e quale a Richard Burton o Robert Shaw nei film in cui hanno impersonato Enrico VIII.
Sondra Radvanoksky ha mostrato di avere voce matura accompagnata a una tecnica squisita, che le ha permesso di risolvere con successo le sue arie e di emergere negli ensemble. Benché abbia iniziato cantando un formidabile “Come, innocente giovane”, il meglio è venuto nella follia finale di Anna, topos di molte opera di Donizetti e Bellini, specialmente la cabaletta “Coppia iniqua”, in cui attacca Giovanna de Enrico nel perdonarli. Le sue prove come Maria ed Elisabetta saranno sicuramente di alta qualità, stando a come ha cantato il ruolo di Anna, probabilmente il più lungo e complesso dei tre.
Il giovane mezzosoprano Jamie Barton come Giovanna è stata una gratissima sorpresa. La sua voce è molto bella e calda, con un volume capace di riempire tutta l'ampiezza della sala del Met, ed è gestita con una tecnica eccellente. Il duetto con il Re che l'accusa di essere più interessata al trono che al suo amore è stato uno dei momenti più alti della serata.
Ildar Abdrazakov ha dato vita a un impressionante Enrico anche senza disporre di un numero solistico; ciò nonostante la sua presenza, la sua recitazione così come tutti i suoi interventi nei pezzi d'insieme e nei momenti chiave del dramma sono stati assolutamente pregnanti.
Il paggio Smeton non è solo colui che innesca l'accusa di adulterio contro Anna per aver lasciato cadere un medaglione con il ritratto della Regina (ricordiamoci di sospendere l'incredulità quando andiamo all'opera, e non solo perché si cnata, ma anche per l'improbabilità di molti libretti), ma anche colui che intona una bella canzone nella prima scena “Deh! non voler costringere”. Il mezzosoprano Tamara Mumford, in ottima forma, ha replicato il buon esito del 2011.
Lord Riccardo Percy, antico fidanzato della Regina, ha un'aria, “Vivi tu”, che qualunque buon tenore vorrebbe; non bisogna scordare che il primo Percy fu Giovanni Battista Rubini, il che deve dare un'idea della difficoltà e della qualità della parte. Il tenore americano Stephen Costello avrebbe dovuto cantare questo ruolo, ma, indisposto, è stato sostituito da Taylor Stayton che, a dir la verità, non è stato all'altezza.
I ruoli secondari sono stati ben interpretati da David Crawford, Lord Rochefort, e Gregory Schmidt, Sir Hervey.
Marco Armiliato è stato il Marco Armiliato che ci aspettavamo, così come è stata prevedibile l'ottima prova dell'Orchestra. Il Coro si è distinto anche nella recitazione e il suo maestro, Donald Palumbo, ha fatto sì che questa compagine possa rivaleggiare con i cori delle grandi istituzioni operistiche europee.