Giustizia agli italiani
di Irina Sorokina
Approda anche a Modena il fortunato Galà dedicato ai danzatori italiani - ma non solo - nelle principali compagnie internazionali. Di fronte alla grande qualità delle esecuzioni spiacciono sempre le approssimazioni in locandina.
MODENA, 18 maggio 2022 - Nei giorni odierni, ma anche molto prima, l’arte del balletto non si associa all’Italia, sebbene le compagnie in giro per il mondo vantino tanti danzatori di talento italiani, provenienti sia dalle scuole nazionali sia quelle estere: poco tempo fa si potevano ammirare Jacopo Tissi al Bol’šoj di Mosca e Camilla Mazzi al Teatro Mariinskij di San Pietroburgo. Varcare la soglia dei teatri russi una volta era pressappoco impossibile, ma oggi è una cosa del tutto normale: i ballerini italiani sono presenti in molte compagnie, da Mosca e San Pietroburgo a Vladivostok, passando per Ekaterinburg.
Anche la storia del balletto sembra non renda la giustizia agli artisti provenienti dalla penisola più bella e ricca delle opere d’arte del mondo, in mezzo al Mediterraneo. La gente cosiddetta “normale” alla domanda “dove nacque il balletto?” non risponderà mai “in Italia”, ma piuttosto dirà “in Francia” o addirittura “in Russia”. Eppure sì, il balletto o, meglio dire, il suo antenato vide i natali proprio in Italia dove presso le corti dei principi rinascimentali si facevano gli spettacoli ibridi dove la danza veniva affiancata dal canto e dalla recitazione. Un grandioso spettacolo di questo tipo, Ballet comique de la Reine, fu presentato a Parigi il 15-16 ottobre del 1581 nel Palazzo di Petit-Bourbon in occasione delle nozze della sorella della regina Luisa Margherita di Lorena-Vaudémont con il duca di Joyeuse, in presenza di Caterina de' Medici. La regina madre era italiana e italiano era Baldassare Baltazarini da Belgioioso, creatore dello spettacolo in cui arti come musica, danza e recitazione goderono i pari diritti.
Da quel momento la Francia strappò alla cugina il merito di essere prima creatrice di questo tipo di spettacolo destinato di rimanere ibrido per un paio di secoli, tuttavia gli artisti italiani da sempre primeggiarono sulle scene in qualità di ballerini, compositori e coreografi. Il Seicento non è pensabile senza il fiorentino Jean-Baptiste Lully, all'anagrafe Giovanni Battista Lulli, che scrisse le musiche dei balletti in cui si esibiva il re Luigi XIV; il Settecento conserva il ricordo di Barberina Campanini, danzatrice “dalle gambe grosse” ma la miglior saltatrice del mondo, e dei due “dei della danza”, padre e figlio Vestris, in realtà i fiorentini Vestri. L’Ottocento è un secolo per eccellenza delle glorie italiane: basta ricordare Maria Taglioni, la prima Sylphide, Carlotta Grisi, la prima Giselle, Giuseppina Bozzacchi, la prima Swanilda in Coppélia, Rita Sangalli, la prima Sylvia nell’omonimo balletto. In questa sede non parliamo del contributo inestimabile degli artisti italiani al balletto russo: non nominiamo soltanto le stesse Taglioni e Grisi, ma anche Virginia Zucchi, Pierina Legnani, Carlotta Brianza, Antonietta Dell’Era e Enrico Cecchetti. La loro tecnica all’avanguardia fu appresa e elaborata dai russi e rese il balletto russo primo del mondo.
Ricordiamo queste cose perché al Teatro Comunale di Modena è arrivato lo spettacolo Les Italiens de l’Opéra – Passi di stelle ideato da Alessio Carbone, veneziano, figlio d’arte, dal 2002 al 2019 il primo ballerino dell’Opéra di Parigi. L’idea della compagnia itinerante allo scopo di rendere omaggio all’Italia e agli italiani che per alcuni secoli si esibirono al teatro dell’opera e del balletto più importante della Francia è risultata brillante; la prima esibizione aveva avuto luogo al Teatro Malibran di Venezia nell'autunno del 2016. Da qui non si contano i successi della piccola compagnia dovuti a una formula artistica efficace: un gala di danza con la partecipazione degli artisti diversi nei teatri diversi. Questa formula potrebbe ricordare i celebri gala Roberto Bolle and friends, tuttavia le esibizioni della compagnia creata da Alessio Carbone non puntano a grandi spazi all’aperto, ma si svolgono nei teatri. Nell’anno in corso, prima di arrivare al Pavarotti-Freni di Modena, è stato il turno del Ponchielli di Cremona: entrambi sono i teatri storici, bellissimi e il programma ogni volta è diverso, simile ad un vestito elegante cucito su misura. La formula rimane sempre uguale, però: una parata brillante di assoli e passi a due che si conclude con un finale virtuosistico.
A Modena la serata ha avuto qualche imprevisto; nel programma annunciato prima sono stati alcuni cambiamenti, il cast è stato arricchito dalla partecipazione di due strepitosi ballerini ucraini, mentre Giorgio Fourés non ha potuto partecipare causa infortunio e Katja Khaniukova è stata sostituita da Clara Mousseigne del Ballet de l’Opéra de Paris. Qualche fan, probabilmente, è rimasto un po’ male, tuttavia, il concerto danzante ha avuto un esito brillante grazie alla formula agile preconfezionata dello show. Un programma costruito con saggezza su pezzi classici e contemporanei do grande effetto ha seguito una dinamica ben collaudata, ma sempre efficace: da Entre deux, pas de deux di carattere intimo sulla musica di Chopin coreografato da Isabelle Stanlowa, al Pas de deux virtuosistico de Le Corsaire.
Entre deux è davvero un ottimo inizio della serata, sviluppa un tema sfruttato più volte dai coreografi: nel backstage, nel buio misterioso del palcoscenico col sipario ancora chiuso, una coppia, Lei e Lui, fanno qualche esercizio di riscaldamento, prima alla sbarra, poi abbandonano la sbarra, si sentono attratti uno dell’altra, si allontanano e si avvicinano di nuovo. La musica di Chopin è perfetta per questo rapporto umano e artistico, delicatissimo e in cerca di diventare qualcosa di più profondo. Bluenn Battistoni e Alexander Boccara si muovono con leggiadria, fanno calare gli spettatori quasi in uno stato ipnotico, aprono la porta nel mondo sempre affascinante del balletto classico che si presenta nel gala con ben quattro passi a due di un grande richiamo, da La Sylphide, Don Quichotte, Infiorata in Genzano e Le Corsaire.
Due giovani stelle del balletto provenienti dall’Ucraina, Ganna Muromtseva e Timofy Bykovets, si presentano in un pas de deux dal balletto Canto dei boschi (in originale Лeснаяпесня, in locandina in inglese, Song of the woods). La creazione sconosciuta al pubblico occidentale ha un grande valore simbolico per la loro patria: Canto dei boschi fu il primo balletto nazionale ucraino sulla musica di Mykhailo Skorulsky andato in scena nel 1946 al Teatro dell’Opera e del Balletto di Kiev e poi tornato in scena dodici anni dopo con le coreografie di Vakhtang Vronsky. È questa la versione che scelgono i ballerini per presentarsi sul palcoscenico modenese conquistando immediatamente la simpatia del pubblico, trasmettono la passione amorosa in tutte le sue sfumature, lei, leggera come una piuma, evoca l’immagine della ballerina romantica, punta alla femminilità e alle linee perfette, lui scommette sulla precisione e lo spirito virile e si fa applaudire quasi all’impazzata.
In the middle, something elevated di William Forsythe è un must ormai e per interpretarlo ci sono Sofia Rosolini e Antonio Conforti, che si sentono sicuri di navigare dentro il mondo del coreografo intellettuale americano. Il linguaggio complesso forsythiano non ha segreti per questa coppia formidabile e molto dinamica, che coinvolge gli spettatori in uno gioco di linee, gestisce perfettamente lo spazio e crea degli spazi nuovi.
L’incontro con le coreografie di Auguste Bournonville sa sempre di una pura gioia, fa fare un viaggio nella Danimarca ottocentesca che gelosamente conservò, grazie a lui, la purezza di stile francese di una volta. Nel passo a due della Sylphide Bluenn Battistoni si presenta veramente adorabile e leggera come una piuma, perfetta nel disegnare la silhouette graziosa della protagonista e mostrare la precisione delle pose e la brillantezza tecnica. Risulta troppo meccanica nelle batterie e non sempre attenta alle sfumature psicologiche del personaggio, mentre Axel Ibot è pressappoco perfetto nei panni di James, trasmette una gioia di ballare e una flessibilità che vagamente ricordano Vladimir Malakhov. Nel secondo passo a due del coreografo danese, da Infiorata a Genzano, sempre Bluenn Battistoni con un partner diverso, Alexandre Boccara, approfondisce la ricerca di stile e musicalità e entrambi ottengono un vero trionfo.
Felicemente inevitabile in un evento del genere, il pas de deux da Don Quisciotte, affidato a due giovani stelle ucraine, Ganna Muromtseva e Timofy Bykovets, entrambi magnifici, dal fisico statuario, messo in risalto dal tutù banco di lei e la giacca nera e maillot bianco di lui. Forte, focoso e seducente lui, molto femminile e leggera lei: speriamo che col tempo Timofy acquista più esperienza nel disegnare il personaggio nel modo più incisivo, mentre la sua meravigliosa partner dimostri più temperamento, più capacità di “spagnoleggiare”: per adesso la loro magnificenza sta nella tecnica solida e la forza invidiabile che provocano nel pubblico un vero furore.
Molto interessanti sono tutti gli assoli; La Cigarette coreografata da Serge Lifar sulla musica di Edouard Lalo è affidata a Clara Mousseigne che fa parte della compagnia dell’Opéra di Parigi e si distingue per bellezza delle linee, maestria nel disegnare le pose e un aplomb perfetto, il virile e carismatico Francesco Mura effettivamente strega il pubblico in Manfred, assolo maschile coreografato da Rudolf Nureyev sulla musica di Čajkovskij. Trasmette passione e dolore e colpisce da una musicalità assoluta che gli valgono un grande successo personale.
Coinvolge profondamente dallo spirito romantico Palindrome presque parfait sulla musica di John Adams, coreografia di Simone Valastro; Sofia Rosolini, irresistibile in chitone nero, si rivela una ballerina dal un gran temperamento, molto sciolta, dalle braccia “parlanti”: in perfetta sintonia con lei Antonio Conforti, in camicia bianca romantica e pantaloni neri, molto espressivo, conquista per la bellezza del gesto e dei salti eroici.
La Rosolini e Conforti sono protagonisti anche di Signes, creato da Carolyn Carson sulla musica di René Aubrey, in cui entrambi raggiungono vette di bravura, ma soprattutto d’espressività, ballano a piedi nudi con l’anima trepidante, in lotta e in armonia nello stesso tempo, ottenendo una calorosa accoglienza del pubblico.
Non si sbaglia mai se si sceglie il pas de deux da Le Corsaire per un finale trionfante e nel caso del gala a Modena non si sbaglia con la scelta degli interpreti come Clara Mousseigne e Francesco Mura, giovani, belli, freschi, tecnicamente “pazzeschi” e ben affiatati: con i loro fisici scolpiti e la tecnica di salti e di giri facilmente mandano il pubblico in un delirio.
Il finale con la partecipazione di tutti i ballerini, stracolmo di virtuosismi, non è diverso da quelli dei gala simili.
Per concludere, un’osservazione che facciamo spesso dopo l’esperienza sempre emozionante, assistere a un gala di stelle di danza già affermate e giovani, riguarda la locandina inesatta e addirittura contenente degli errori. Un piccolo depliant con dentro un foglietto coll’elenco dei pezzi definitivo, più che informare lo spettatore fissa nella sua testa parecchie informazioni scorrette. Prima di tutto, sono scritti in modi diversi i nomi dei balletti di repertorio: è una vera mescolanza di lingue. Il celebre balletto di Bournonville in originale si chiama Sylfiden, ma nel programma figura in francese, cioè La Sylphide, sicuramente perché nessuno mai lo pronuncia in danese, e siamo tutti abituati all’Infiorata in Genzano e non a Blomsterfesten i Genzano. Don Chichotte è scritto nella lingua madre di Petipa, mentre il nome originale in francese di Le Corsaire è tradotto in italiano, Corsaro senza l’articolo determinativo. Le coreografie del pas di deux de Le Corsaire non c’entrano nulla con Adam e Perrot, come quelle del pas de deux di Don Quichotte non c’entrano nulla con Petipa: abbiamo trattato questo argomento nella recensione del gala Roberto Bolle and Friends in Arena di Verona l’anno scorso [Verona, Roberto Bolle and Friends, 03/08/2021].
Qualcuno dirà: non ha importanza, hanno ballato bene e ottenuto gli applausi generosi del pubblico. Non siamo d’accordo, la locandina di questo genere sa di poca cultura e di poco rispetto verso il pubblico e continua a far persistere gli errori.
Pubblico non proprio numeroso, con la presenza di aspiranti ballerine. Alla fine, un grande successo e gli applausi generosi.