L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Michele Mariotti e Nicola Alaimo a Bologna

La voce del viandante

 di Roberta Pedrotti

I Lieder eines fahrenden Gesellen di Mahler incastonati fra la Leonore n.2 e la Seconda Sinfonia di Beethoven. Ne sono interpreti, all'insegna di una lucida chiarezza d'espressione, il baritono Nicola Alaimo e, sul podio dell'Orchestra del teatro Comunale, Michele Mariotti.

BOLOGNA 17 aprile 2016 - Comprensibilmente soddisfatto, è il sovrintendente Nicola Sani a prendere la parola in apertura di serata annunciando la notizia freschissima dei ben tre premi Abbiati conferiti alla stagione 2015 del Teatro Comunale: la regia di Elektra [leggi la recensione], i costumi di Jenufa [leggi la recensione](due degli allestimenti più belli degli ultimi anni, non solo fra quelli visti a Bologna) e, fra le novità assolute, Il suono giallo di Solbiati [leggi la recensione]. A queste medaglie aggiunge un altro festeggiamento, quello per Nicola Alaimo, baritono solista della serata e anch'egli appena premiato come miglior voce maschile dell'ultimo anno.

Alle prese con i Lieder eines fahrenden Gesellen di Mahler Alaimo non delude, confermando quell'istinto musicale, quell'innata sensibilità di fraseggio che gli consentono una versatilità di repertorio scevra da ogni ombra di genericità. Misura ogni parola con gusto intelligente, asciuga il suono dove occorre, dove occorre gli dà peso; il canto del viandante ha, nel senso migliore del termine, la naturalezza, la sobrietà del parlato, ma sa incupirsi in grevi abissi o, viceversa, assottigliarsi in mezzevoci e nobili falsetti che accomunano la tradizione coloristica e poetica del Lied alla plastica vocalità di Falstaff. Il dolore esistenziale, i meandri della mente di Mahler sono percorsi con l'eleganza di uno stile sorvegliatissimo e di una musicalità impeccabile, attorno alla quale Michele Mariotti stende una trama strumentale chiarissima in cui si delineano, sfacciatamente palesi, deformati o nascosti, spettri tematici ricorrenti nell'universo mahleriano.

Spettri sono, per esempio, quell'idillio naturalistico e quella marcia funebre che nella Prima Sinfonia si rifrangeranno acquistando nuove dimensioni e qui ammantano o echeggiano i passi del viandante senz'altra meta che il nulla, proiettandosi in un'eterna dialettica non verbale, ma non asemantica, semmai ipersemantica. Mariotti e Alaimo si trovano in perfetta sintonia nel restituirla con una chiarezza d'articolazione e un'essenzialità poetica che fanno del ciclo liederistico la vera perla della serata, in cui anche l'orchestra del Comunale tocca l'apice della concentrazione per dare il meglio di sé.

Qualche svista nei corni e nei sempre delicati ottoni s'era avuta nell'ouverture beethveniana Leonore n. 2 che aveva aperto la serata. Ma, anche al di là di qualche incidente, poi redento nel complesso del concerto, è un piacere poter apprezzare questa pagina bellissima ed esigente, meno eclatante e teatrale della grandiosa Leonore n. 3, forse meno funzionale e pertinente della definitiva ouverture di Fidelio, ma incredibilmente affascinante per il trattamento sperimentale del materiale tematico e, di conseguenza, intrigante quanto impegnativa per articolazione e fraseggio. La sfida consiste, dunque, nel far da corona al ciclo mahleriano caratterizzando adeguatamente le due pagine di Beethoven in programma: la Leonore n. 2 e la Seconda Sinfonia eseguita dopo l'intervallo, divergenti e parallele per originalità di soluzioni e propulsione vitale. Qui Mariotti prosegue nel suo percorso beethoveniano all'insegna di una ricerca analitica e raffinata della sonorità, del colore e del peso specifico, senza inseguire la chimera di allusioni, anticipazioni, omaggi, per quanto l'effetto spaziale della tromba fuori scena nella Leonore costituisca un inevitabile trait d'union con Mahler: ma il collante del concerto non consiste tanto in paralleli che potrebbero suona forzati, quanto nell'eleganza e nel gusto condiviso in un affiatatissimo, perfino affettuoso, gioco di squadra.

Convinti applausi dalla sala e abbracci complici sul palco chiudono un concerto che ben delinea i principi programmatici dei percorsi fra due dei numi tutelari di questa stagione sinfonica: Beethoven e Mahler.


 

 

 
 
 

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