Spiazzante Pletnev
di Federica Fanizza
La conclusione del Festival Internazionale di Brescia Bergamo è stata affidata, con un concerto fuori programma in sostituzione di quello annullato per malattia da Mitsuko Uchida, alle suggestioni malinconiche di Mikhail Pletnev, cha hanno in parte disorientato, in parte conquistato il pubblico.
BRESCIA, 4 giugno 2016 - Mikhail Pletnev (nato nel 1957 ad Arcangelo, sul mare Artico nell'allora URSS) è uno degli ultimi rappresentati della scuola pianistica russa formatisi sotto il regime sovietico, quando solo a quei talenti che venivano considerati tecnicamente perfetti, pienamente in grado di sostenere il grande repertorio veniva concesso il permesso di superare i confini e rappresentare la nazione. Mikhail Pletnev nel 1978 vinse la medaglia d’oro al Concorso Čajkovskij e da allora ha cominciato a esibirsi in tutto il mondo come solista e come direttore con le più prestigiose orchestre internazionali. Nel 1989, grazie all’appoggio dell’allora presidente sovietico Mikhail Gorbačëv, ottenne l’autorizzazione a fondare la prima orchestra russa a finanziamento privato, la Russian National Orchestra (RNO), a tutt'oggi considerata una delle migliori al mondo.
Ospite del Festival Pianistico Internazione di Brescia e Bergamo in sostituzione di Mitsuko Uchida, costretta a cancellare per malattia il recita previsto lo scorso 8 maggio [leggi], nell’ultima data disponibile in calendario, Pletnev si è trovato a chiudere la manifestazione, per una pura coincidenza a pochi giorni dall'appuntamento con Grigory Sokolov, altro grande interprete formatosi nell'ex URSS.
Pletnev si è presentato alla platea del Teatro Grande di Brescia con un programma consolidato, già applaudito in Italia tra Milano e Roma: Bach, Preludio e fuga in la minore BWV 543 (trascrizione di Liszt), Grieg con la Sonata in mi minore op. 7 e la Ballata in sol minore op. 24, e Mozart (Sonata in re maggiore K 311; Sonata in do minore K 457; Sonata in fa maggiore K 533/494). Un programma tecnico e impegnativo anche all'ascolto, che permette al musicista di esprimere la sua attuale estetica interpretativa.
È un percorso interpretativo personalissimo il suo, sostenuto anche da una precisa scelta tecnica che lo porta a privilegiare un tipo di strumento dal suono più pastoso e scuro a scapito della brillantezza, cosa che ha destato qualche mormorìo perplesso nel pubblico. Coerentemente con questo spirito l'artista ha privilegiato tempi lenti, meditativi, con un senso di pura malinconia e rassegnazione a caratterizzare soprattutto Grieg e Mozart. Eppure la naturalezza tecnica assommata alla magistrale facilità con cui riesce ad accostarsi alle pagine più virtuosistiche consente a Pletnev di confrontarsi in autonomia con il testo musicale, quasi una riflessione su ogni pagina in programma nel rispetto, comunque, della scrittura. Nella seconda parte del concerto dedicata a Mozart, in particolare, si è riconosciuta una ricostruzione in ambito pianistico, attraverso le tre Sonate, del percorso creativo del Salisburghese e dell’evoluzione della forma sonata.
In questa ottica, anche nell’interpretazione del Preludio e Fuga BWN 543 di Bach nella trascrizione di Liszt, Pletnev ha esaltato la costruzione musicale originaria bachiana ponendo in evidenza la struttura contrappuntistica riproposta anche nella Ballata di Grieg; di contro, il pianista ha ricercato nel corso dell’esecuzione della Sonata n. 7 dello stesso norvegese le accentuazioni più gravi e melanconiche di un Romantismo maturo,
Alla fine, con il bis affidato al Sogno d’amore di Liszt, il pubblico, equamente suddiviso tra applausi di cortesia e altri di sincera ammirazione, si è riconciliato con il protagonista della sera.