Il Lied secondo Beczala
di Pietro Gandetto
Il ciclo dei recital della Scala prosegue con il tenore polacco Piotr Beczala, che ha scelto di chiudere il suo tour europeo nel tempio meneghino, a fianco della pianista Sarah Tysman.
Milano – 12 giugno 2016. Grazie a un grande talento, declinato attraverso un’oculata gestione del proprio patrimonio vocale, a scelte di repertorio coerenti con la propria fisiologica evoluzione, e a una buona tecnica, Beczala è un mirabile esempio di come una voce da tenore leggero possa evolvere naturalmente verso quella da tenore lirico senza ingrossamenti forzati e sacrifici in termini di eleganza del porgere, qualità timbrica ed estensione.
Dopo gli esordi in ruoli “leggeri”, Beczala si è imposto, nel tempo, tra gli interpreti più richiesti del repertorio tenorile italiano e francese ottocentesco. Apprezzato nel Werther parigino nell'allestimento di Benoit Jacquot a fianco di Elina Garanca (leggi la recensione), dopo il felice e recente Lohengrin di Dresda con Anna Netrebko, il tenore polacco ritorna alla Scala portando in dote un programma che spazia fra le più raffinate arie da camere del repertorio tedesco e slavo.
Il fil rouge della serata è stato il Lied, un microcosmo musicale incentrato sulla parola e sulla melodia, un’“opera in miniatura”, in cui cantante e pianista sono chiamati a esprimere una vasta gamma di tematiche, tinte musicali e atmosfere narrative diverse in un alternarsi di colori, rubati, dinamiche e strutture ritmiche differenti.
Il concerto si apre con il celebre ciclo di Lieder Dichterliebe, Op. 48 di Robert Schumann con testi tratti da poesie della raccolta Lyrisches Intermezzo di Heinrich Heine. Il tenore è a proprio agio nella sensuale melodia liederistica, e dà sfoggio di un buon controllo vocale nei cromatismi e nella gestione delle numerose pause che contraddistinguono la scrittura vocale di Schumann.
Il meglio, però, arriva con l’esecuzione delle arie da camera di Mieczysław Karłowicz, poco noto alle cronache nostrane, ma tra i maggiori compositori dell’800 polacco, a fianco di Fryderyk Chopin e Karol Szymanowski. Già dalla splendida Zawód, Beczala dà sfoggio di una perfetta padronanza del testo e di un mirabile fraseggio, che gli consente di esprimere con la consueta grazia i versi d’amore e di struggente lirismo. Il porgere chiaro e morbido discende da un canto sano e luminoso, senza appesantimenti di sorta e di chiusure di gola nelle esigenti sillabazioni e nei fonemi della lingua polacca.
L’atmosfera si fa più lunare e sognante con la meravigliosa Ciganské Melodie op. 5 di Dvorak, indimenticabile nell’esecuzione della divina Netrebko, dove Beczala si conferma ancora interprete di riferimento, in grado di offrire al pubblico celestiali mezzevoci. Passando poi ai Lieder di Rachmaninov muta la lingua, ma non il Leitmotiv della serata, fatto da un canto perfettamente aderente alla parola. Nei Lieder di Rachmaninov il pianoforte diventa protagonista, con controcanti, virtuosismi, melodie di gusto esotico derivanti all’utilizzo di scale pentafoniche.
Su tutti, d’effetto il Siren’ op. 21 n. 5, del 1902, in cui il dialogo tra il pianoforte e la linea del canto evoca atmosfere impressionistiche fin de siècle. Struggente malinconia invece, quella del Ne poj, krasavica!, in cui, guardando ai più orientali confini della Russia, Rachmaninov fa intonare al pianoforte, in uno struggente preludio in dissolvenza, quei “canti della Georgia” che la voce evoca nel suo orgoglioso recitativo, e poi far procedere i due strumenti in un incedere condiviso.
Sul finire del concerto, le Acque di Primavera (Vesennije vody), di Rachmaninov riaccendono gli animi, con un’epifania primaverile esaltata da un’esplosione virtuosistica di canto e pianoforte. Come bis, Still wie de nacht di Carl Bohm, Zueignung di Strauss, Mattinata di Leoncavallo, Core ‘n grato e O Sole mio.
Grande successo per questo appuntamento musicale così raffinato e intimo, in una sala abbastanza popolosa, nonostante il quasi concomitante appuntamento con la Filarmonica e Martha Argerich in Piazza Duomo [leggi la recensione].