Il risultato finale è che, grazie a una valutazione della qualità che ha generato un vespaio di critiche (da noi convintamente sottoscritte e controfirmate in questa sede), il meccanismo ridistributivo entra in gioco soltanto a favore di Genova e Verona. Nonostante la ridistribuzione, Genova continua a perdere rispetto all’anno precedente, mentre la penalizzazione di una “qualità” non ben valutata non è sufficiente ad azzoppare Venezia e Torino che, ciò nonostante, guadagnano pur sempre un milione di euro in più rispetto al passato!
(ndr: gli importi calcolati differiscono per qualche centinaia di euro rispetto a quelli indicati in decreto, verosimilmente a causa di un’indicazione nello stesso dei coefficienti di ripartizione approssimati alla quinta cifra decimale).
Ma cosa sarebbe accaduto con la nostra simulazione di qualità? Il gioco è presto fatto: il meccanismo redistributivo sarebbe entrato in gioco in un numero molto più alto di casi, ovviamente!
Nonostante il meccanismo redistributivo, il Regio di Torino, La Fenice e Santa Cecilia avrebbero beneficiato di contributi molto più consistenti (circa tre milioni di euro in più cadauno), a fronte dei teatri più pesantemente penalizzati quali il Comunale di Bologna, Maggio Musicale, Scala e Opera di Roma.
Poteva forse mettersi su decreto nero su bianco – in un Paese come l’Italia – la mazzata a tanti teatri per premiarne consistentemente pochi? «[…] né proferir mai verbo / che plauda al vizio, o la virtù derida» auspicava il povero Manzoni, evidentemente avvertendone la necessità.
NOTA di REDAZIONE
Tutti i dati presentati sono ricavati da documenti ufficiali. La redazione è naturalmente disponibile a ospitare un contraddittorio.
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