L’Ape musicale

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L'amore per la musica dei canadesi

di Giuliana Dal Piaz

Il Canada è un paese musicalmente attivissimo, in ogni genere e a ogni livello. Negli ultimi anni si sta sviluppando anche una generazione di cantanti lirici sempre pià interessanti, mentre soprattutto in campo barocco e rinascimentale spicca la figura di David Fallis. 

Bisogna dire che, in Canada, di amore per la musica ce n’è proprio tanto. All’origine, immagino, per una serie di motivi che si sono combinati nel tempo: dalla variegatissima immigrazione, che costituisce l’autentica base della popolazione canadese e alla quale gli esponenti di paesi, religioni e lingue diverse hanno apportato ognuno il proprio bagaglio culturale e le proprie tradizioni; ai lunghi, rigidi inverni che favoriscono il raccogliersi in famiglia o in piccoli gruppi con il facile collante del canto collettivo e della musica. Ogni città importante ha la sua facoltà di musica e la sua orchestra universitaria, ma anche tante cittadine e perfino paesini hanno un proprio centro culturale, almeno un coro di una delle molte chiese locali, e qualche band giovanile. Nei centri principali (Toronto, Montreal, Vancouver, Ottawa) è poi un’esplosione di gruppi tanto di musica classica, quanto di rock, pop, jazz. I cori dilettanti, poi, sono una miriade, alcuni anche di livello più che discreto, come Univox, un coro “di comunità” (Bloordale e la città di Toronto) per giovani adulti, che offre due o tre volte l’anno delle vivaci presentazioni di musica corale vecchia e nuova eseguita in genere a cappella. Si è cimentato finora con madrigali e mottetti rinascimentali, cori classici, composizioni contemporanee, spirituals e canzoni folk o pop internazionali. È naturalmente impossibile seguirli non dico tutti, ma almeno quelli più attivi. Comunque, nelle quattro città più importanti, esce mensilmente la rivista NOW – di tipo economicissimo, ma a diffusione gratuita – che li elenca tutti, con il relativo calendario di attività: su quella base, ognuno può scegliere, secondo i proprî interessi e il tempo disponibile. Naturalmente, non si può certo affermare che l’opera sia molto conosciuta o frequentata: l’età media del pubblico che la frequenta si aggira decisamente sui cinquant’anni avanzati. L’intensa attività di promozione della Compagnia nazionale d’opera e dei Conservatori fa comunque sperare. Ma ancora più utile sarebbe che i giovani leggessero, uscito quest’anno per i tipi della McGill University Press in Québec, il libro di Kent Nagano Classical Music. Expect the unexpected (Musica classica. Aspettati l’inaspettato), insolita autobiografia del famoso direttore d’orchestra nippoamericano, che ha diretto per dieci anni l’Orchestra Sinfonica di Montréal. In una prosa semplice ed accessibile, Nagano racconta della sua infanzia nella cittadina californiana di Morro Bay, all’epoca quasi un villaggio di pescatori e agricoltori, della sua precoce familiarità con la musica, grazie alla madre, scienziata e pianista, ma anche all’abitudine degli inni cantati in chiesa al suono dell’organo e a un paio di lungimiranti maestri delle elementari; racconta aneddoti della propria vita e dei compositori preferiti, apre la porta sul mondo della musica non soltanto come una sfera separata dalla vita ma come parte essenziale di essa in ogni aspetto personale e sociale, capace di risvegliare il senso estetico fin dalla prima infanzia, di aiutare la mente a conoscere e riconoscere l’ordine, nel senso più alto della parola; mette in guardia sulla perdita d’importanza della musica classica nel nostro odierno mondo eminentemente “visuale” e immediato, in cui la fanno da padroni musica pop e rock attraverso videoclip e videogiochi, quel mondo in cui si pensa che qualunque brano musicale più lungo di 5 minuti non ha possibilità di successo.

Frequentando a Toronto la compagnia nazionale d’opera (C.O.C) e Opera Atelier, e vedendo che in genere i protagonisti sono di nazionalità statunitense o europea nel caso di autori come Wagner e Dvořák, si può pensare di primo acchito che i cantanti canadesi non siano abbastanza bravi. Per quelli che hanno raggiunto notorietà internazionale, come negli ultimi anni il soprano Sondra Radvanovsky o in passato il mezzosoprano Judith Forst e il contralto Maureen Forrester, sappiamo che hanno avuto l’opportunità di perfezionarsi in Europa. Oggi, tuttavia, i giovani talenti locali sono numerosi e molto ben seguiti nei corsi di specializzazione delle Compagnie d’Opera e dei Conservatori. È quindi sempre più frequente che ruoli protagonistici o di comprimarî importanti siano finalmente affidati a cantanti canadesi. In questo momento ho presente in particolare il basso/baritono di Ottawa Joel Allison, notato molto favorevolmente lo scorso ottobre sia come il Mandarino in Turandot sia come Cacciatore in Rusalka di Dvořák e che ha partecipato a dicembre, con “The Toronto Consort”, alla Schütz’s Christmas Story, come parte del coro ma anche nel ruolo solista di Erode: la sua voce ha un timbro particolarmente bello e ricco, che raggiunge con facilità anche un acuto brillante; in grado di dominare con disinvoltura sia la tessitura del baritono che quella del basso, le sue interpretazioni hanno spaziato da Basilio a Leporello ad Enea e al Don Chisciotte di Telemann. Grande promessa della lirica canadese.

Vedendo Riccardo Muti fare lezione di direzione d’orchestra nella sua “Opera Academy”, anche un profano riesce a capire meglio il ruolo e la responsabilità del “direttore”, quella persona che sta sul podio con (o anche senza) la bacchetta in mano. C’è a Toronto un direttore molto particolare, che usa la bacchetta di rado, è un uomo piccolino, magro, di età indefinita, sempre affabile e sorridente, dotato di una memoria prodigiosa e di un’insaziabile curiosità per tutti i tipi di musica: David Fallis. Specialista in musica medievale, rinascimentale e del primo barocco, quando un anno fa annunció al pubblico di The Toronto Consort che si ritirava dalla direzione dell’ensemble, credemmo davvero che si sarebbe preso una pausa dalla sua frenetica attività. Ma nemmeno per sogno: significava soltanto che non si sarebbe occupato di tutti e cinque i concerti annuali di quel gruppo di musica d’epoca! Avrebbe però continuato a dirigere la Tafelmusik Baroque Orchestra, quando questa gestisce la parte musicale degli spettacoli di Opera Atelier (opera antica e barocca), continuato con la direzione per “Soundstreams Canada” di Coro 21, un ensemble vocale che ha fondato nel 2010 e specializzato in musica corale contemporanea (XX e XXI secolo), continuato ad insegnare nei corsi post-lauream della Facoltà di Musica all’Università di Toronto, a esibirsi come direttore ospite delle canadesi London Orchestra, Windsor Symphony, Symphony Nova Scotia, Symphony New Brunswick, e Manitoba Chamber Orchestra, ma anche della Houston Grand Opera o della Utah Opera. E non avendo più l’impegno costante di Toronto Consort, ha accettato l’incarico di Direttore ad interim e consulente artistico del Mendelssohn Choir, che si esibisce con la Toronto Symphony Orchestra fino a quando non sarà nominato un direttore permanente del coro.

Nei ritagli di tempo (!) ha lavorato per cinema e televisione e per alcuni Festival, come ad esempio il Toronto's Metamorphosis Festival (un innovativo festival multiculturale di musica, opera, danza, cinema, teatro e design che dura tre mesi): sua la produzione e direzione di musica d’epoca delle serie The Tudors e The Borgias, le musiche per The Sweet Hereafter di Atom Egoyan, la prima mondiale di De Angelis di Christos Hatzis. È anche stato Direttore musicale de The Children’s Crusade (La crociata dei bambini) di R. Murray Schafer (2009) e del concerto MAADA’OOKII SONGLINES – 200 cantanti appartenenti a 11 cori diversi – (2019), entrambi presentati in prima mondiale al Toronto’s Luminato Festival.


 

 

 
 
 

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